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www.ildialogo.org In Ungheria una legge che rappresenta un grave arretramento della libertà religiosa,di Agenzia NEV del 21/09/2011

Diritti.
In Ungheria una legge che rappresenta un grave arretramento della libertà religiosa

di Agenzia NEV del 21/09/2011

Solo 14 le chiese riconosciute dallo Stato su un totale di 358. L'allarme degli avventisti
Roma (NEV), 21 settembre 2011 - Continua la polemica sulla nuova legge che in Ungheria ha ridotto da 358 a 14 le chiese riconosciute dallo Stato. Voluta dal partito di centro destra Fidezs, che conta una schiacciante maggioranza nel parlamento di Budapest, la legge ha provocato divisioni anche all'interno delle stesse confessioni religiose. Per esempio, secondo Zoltan Tarr, segretario generale della Chiesa riformata ungherese, tra le poche confessioni riconosciute, “questa legge costituisce un fatto positivo perché esclude un certo numero di comunità che, da noi, non sono ciò che si possa legittimamente chiamare chiesa”. Parere completamente opposto è quello espresso da Dora Bognandi, direttore aggiunto del dipartimento della libertà religiosa dell'Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno (UICCA), in un'intervista andata in onda sull'emittente avventista Radio Voce della Speranza (www.radiovocedellasperanza.it). Secondo Bognandi, “la legge rappresenta un grave arretramento della libertà religiosa” nel paese dell'est europeo. Gli avventisti, da sempre impegnati nella difesa della libertà religiosa, stanno monitorando a livello internazionale la situazione ungherese che ha visto venir ritirato lo status di chiese riconosciute anche alle loro comunità (vedi NEV 36-37/2011). “E' vero che la legge precedente, promulgata all'indomani della caduta del regime comunista, aveva delle maglie molto larghe tanto che bastava avere cento membri per essere chiesa riconosciuta. Questo ha fatto sì – spiega Bognandi - che alcune associazioni si siano registrate come chiese solo per poter usufruire delle agevolazioni fiscali”. Se la nuova legge voleva mettere un freno a questa situazione, bisogna tuttavia registrare che essa comporta degli abusi ben più gravi. Il primo di questi, spiega Bognandi, è il fatto che “prima dell'approvazione parlamentare si sono svolte delle consultazioni con le chiese sulla base di un testo diverso da quello presentato in aula”. Non è poi facile capire quali sono i criteri per essere riconosciuti o meno. “Si sa che si devono avere più di mille membri ed essere in Ungheria da più di vent'anni. Ma noi avventisti siamo nel Paese dal 1898 e contiamo 5mila membri, eppure siamo stati esclusi”. Come esclusi sono stati i metodisti e gli unitariani la cui chiesa è in Ungheria dai tempi della Riforma protestante; mentre, tra le 14 comunità riconosciute si contano, oltre ai riformati già citati, le chiese cattolica, battista, luterana, ortodossa e la comunità israelita. Anche le procedure che le chiese escluse dovranno ottemperare per la richiesta del nuovo riconoscimento sono causa di preoccupazione. “La domanda andrà fatta al parlamento, cioè a un organo politico, dove dovrà ottenere una maggioranza dei due terzi - spiega Bognandi -. Inoltre, la domanda dovrà essere accompagnata da mille firme di aderenti alla chiesa: cosa ne farà lo Stato di queste liste e di questi nomi, soprattutto nel caso in cui la domanda venga respinta?”. “Certo - conclude Bognandi - in Ungheria ad ognuno sarà possibile continuare a professare il proprio credo religioso. Tuttavia, da un punto di vista giuridico, non tutte le comunità di fede avranno le stesse opportunità, con tutte le conseguenze che questo comporta. Ci saranno dei cittadini di prima e di seconda categoria”.



Venerdì 23 Settembre,2011 Ore: 19:12
 
 
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