Roma (NEV), 15 giugno 2011 - Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia coincide con i primi centocinquant’anni della presenza metodista in Italia: questa significativa coincidenza è stata alla base del Convegno internazionale di studi organizzato dal Centro di Documentazione Metodista (CDM) in collaborazione al Dipartimento di storia, culture e religioni dell’Università "La Sapienza" di Roma, svoltosi il 14 giugno nell'aula Odeion della Facoltà di Lettere e Filosofia. "E' una collaborazione che ci onora e che speriamo possa produrre nuove iniziative tese a dare agli studi sul metodismo lo spazio che meritano nella storia e nell'attualità religiosa del nostro Paese" ha affermato Emanuela Prinzivalli, docente di storia del cristianesimo alla Sapienza, aprendo i lavori del Convegno.

"Con questa iniziativa intendiamo approfondire le molte tematiche religiose legate al Risorgimento e al processo di costruzione dell’Italia unita e democratica, dedicando una specifica attenzione alla presenza metodista, dal suo inizio ad oggi” ha aggiunto Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e del CDM.

Numerosi gli interventi di relatori italiani e stranieri: Giuseppe Monsagrati (La Sapienza) ha delineato il quadro delle libertà religiose nel Piemonte cavouriano; Lothar Vogel (Facoltà valdese di teologia di Roma) ha ricostruito l'origine della presenza metodista in Italia a partire dalle missioni wesleyane del 1861; Silvana Nitti (Università Federico II, Napoli) ha parlato del "sogno protestante" di un'Italia rinnovata nella politica e nel suo spirito concepito dalle prime generazioni di metodisti in Italia; Anna Maria Isastia (La Sapienza) ha ricostruito la figura di Giuseppe Petroni che dopo una militanza nell'anticlericalismo massonico, aderì al metodismo; Paolo Naso (La Sapienza) ha invece ricostruito la storia della "Italian Mission" negli USA nei primi anni del Novecento; Laura Ronchi (La Sapienza) ha affrontato il tema delle scuole teologiche evangeliche in Italia a cavallo tra '800 e '900; Debora Spini (Syracuse University, Firenze), infine, ha parlato dei metodisti nello spazio pubblico italiano come di un "caso di studio" interessante e da approfondire. Tre le relazioni degli ospiti stranieri: Russel Richey (Emory University, Atlanta) sul contributo metodista alla democrazia americana; Tim Macquiban (Oxford Institute for Methodist Studies) sul sostegno del metodismo inglese alla causa risorgimentale; Robert Williams (Archivi metodisti presso la Drew University, NJ) sul patrimonio documentario del metodismo episcopale degli USA. Relazione parallela a quest'ultima, quella di Gabriella Ballesio (Archivi della Tavola valdese, Torre Pellice, TO) sui fondi metodisti disponibili e offerti all'analisi degli studiosi.

Le conclusioni scientifiche sono state affidate allo storico Alberto De Bernardi dell'Università di Bologna, che ha sottolineato l'importanza di un convegno internazionale che ripropone temi di ordine generale quali la libertà, non solo religiosa, i diritti e la democrazia sulla scena globale. "Su tutti questi temi, il metodismo, quello italiano come quello anglosassone ma ora anche quello africano o asiatico - ha affermato -, hanno uno specifico contributo da offrire nello spazio pubblico". “In numerosi interventi - ha commentato Aquilante a conclusione del Convegno - è emerso il nesso tra metodismo e democrazia, sia nel contesto italiano che in quello britannico o nordamericano. E' un filone di studio classico sul quale speriamo che, anche a partire da questo convegno e dagli atti che saranno pubblicati a breve, possa contribuire una nuova leva di studiosi". (mil)