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www.ildialogo.org Comitato centrale CEC,di Agenzia NEV del 23/02/2011

Comitato centrale CEC

di Agenzia NEV del 23/02/2011

Comitato centrale CEC/1. Pace e giustizia i temi della X Assemblea del CEC
Giustizia di genere, diritto all'acqua e dialogo interreligioso tra i temi dibattuti
 
Roma (NEV), 23 febbraio 2011 - “Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace”. Sarà questo il tema della X Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) che si terrà a Busan (Corea del Sud) nell'ottobre del 2013. A deciderlo i 150 membri del Comitato centrale del CEC - il massimo organo di governo del CEC tra un’assemblea e l’altra - riunitisi a Ginevra dal 16 al 22 febbraio scorso.
Il tema generale è accompagnato dal testo biblico di Isaia 42:1-4 nel quale si presenta la figura del servo del Signore che “non verrà meno fino a quando non avrà stabilito la giustizia sulla terra”.
Il Comitato centrale ha scelto un tema per l'assemblea che per la prima volta contiene le parole “giustizia” e “pace”, preferendolo all'altro tema proposto che sottolineava maggiormente la vocazione all'unità: “Nel mondo di Dio, chiamati ad essere uno”. “Tuttavia, cercare la giustizia e la pace è una chiamata all'unità”, ha sottolineato il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, interpretando il desiderio di molti membri del Comitato centrale di unire i due temi. “I cristiani - ha proseguito Tveit - sono infatti chiamati ad essere uno affinché il mondo possa credere che la pace è possibile”. Per il momento il tema è stato definito nella sua formulazione in inglese, a cui seguirà successivamente la traduzione ufficiale in altre lingue.
I lavori del Comitato centrale, moderati dal pastore luterano brasiliano Walter Altmann, hanno toccato molti argomenti: la giustizia di genere, partendo dalla constatazione della insufficiente rappresentatività femminile nelle strutture del CEC; l'appello ai governi mondiali affinché l'ONU inserisca il diritto all'acqua tra i diritti fondamentali dell'umanità; il dialogo interreligioso, il cambiamento del panorama ecumenico ed ecclesiale del cristianesimo. Nella sessione di chiusura di ieri il Comitato centrale ha adottato una risoluzione sulle violenze in Libia condannando l'uso della forza di ogni parte e chiedendo il rispetto dei diritti umani per l'intera popolazione (vedi notizia sul MECC). Tra gli altri temi, la Convocazione ecumenica internazionale di Kingston sulla pace, la situazione dei cristiani in Iraq, il referendum in Sud Sudan (vedi notizie successive).
 
 
Comitato centrale CEC/2. Verso la Convocazione ecumenica di Kingston sulla pace
Quattro le tematiche principali: la pace nella società, con la terra, nell'economia e tra i popoli
 
Roma (NEV), 23 febbraio 2011 - Sono ormai in fase avanzata i preparativi per la Consultazione ecumenica internazionale convocata a Kingston (Giamaica) dal 17 al 25 maggio prossimo per iniziativa del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Ne hanno dato conferma il presidente del Comitato internazionale dell'evento, Fernando Enns, e il segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese della Giamaica, Gary Harriot, ai 150 membri del Comitato centrale del CEC, riunitisi a Ginevra dal 16 al 22 febbraio scorso. La Convocazione, il cui tema generale riprende il versetto di Luca 2:14 “Gloria a Dio e pace in terra”, si pone al termine del Decennio per sconfiggere la violenza lanciato dal CEC nel 2001. “La Convocazione di Kingston sarà il momento in cui raccoglieremo i frutti delle iniziative del Decennio – ha dichiarato Enns -, ma anche riconosceremo le nostre mancanze e i nostri errori, e ci interrogheremo su come proseguire”.
La Convocazione sarà un avvenimento di prima importanza anche per le chiese giamaicane che proprio quest'anno festeggiano i 70 anni della costituzione del Consiglio nazionale delle chiese della Giamaica. “L'incontro darà impulso e sostegno ai progetti per la pace intrapresi dalle nostre chiese per opporsi al crescente tasso di criminalità e violenza che caratterizza la società giamaicana”, ha spiegato Harriot.
L'incontro di Kingston prevede studi biblici, laboratori e sedute plenarie che si delineeranno su quattro tematiche principali: pace nella società, pace con la terra, pace nell'economia e pace tra i popoli. Nel programma sono previsti anche otto seminari dedicati agli studenti di teologia. Organizzati dal Seminario teologico unito delle indie Occidentali e dalla Scuola di teologia dell'università di Boston, i seminari potranno essere riconosciuti dalle università di appartenenza degli iscritti. Le iscrizioni terminano il 1° aprile (www.oikoumene.org/en/news/news-management/eng/a/article/8368/iepc-course-for-seminaria.html). Infine, la domenica 22 maggio i cristiani di tutto il mondo sono chiamati a dedicare i loro culti alla pace, utilizzando materiale liturgico che verrà messo a disposizione sul sito www.overcomingviolence.org.
 
 
Comitato centrale CEC/3. Due incontri pubblici dedicati a Iraq e Sudan
 
Roma (NEV), 23 febbraio 2011 – La situazione dei cristiani in Iraq e la costruzione del nuovo stato del Sud Sudan, sono i due scenari internazionali a cui il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), riunitosi a Ginevra dal 16 al 22 febbraio scorso, ha dato maggior attenzione.
In un incontro pubblico, i 150 membri del Comitato centrale hanno incontrato una delegazione di esponenti religiosi iracheni, giunti a Ginevra in risposta a una precedente visita in Iraq di una delegazione del CEC. I leader religiosi hanno sottolineato la necessità di ristabilire nel loro paese “un'atmosfera di sicurezza per tutti i cittadini”. La comunità cristiana è duramente colpita, come dimostra il sanguinoso attacco dello scorso ottobre alla Chiesa cattolico siriaca di Baghdad, ma è la situazione generale ad essere preoccupante: “per questo chiediamo alle chiese di tutto il mondo di spingere i governi delle loro nazioni a lavorare per rafforzare il ruolo dello Stato in Iraq, affinché siano assicurati diritti per tutti, indipendentemente dal loro credo e dalla loro appartenenza etnica”, hanno affermato i religiosi. La situazione dei cristiani è poi resa particolarmente precaria a causa dell'emigrazione: “Alcune parrocchie sono letteralmente sparite – ha spiegato l'arcivescovo Avak Asadourian, primate della diocesi irachena della chiesa ortodossa armena -. Tutte le chiese riscontrano una diminuzione di fedeli. Se questa tendenza continuerà le nostre chiese saranno davvero in pericolo di sopravvivenza”.
Gioia e speranza hanno invece caratterizzato l'incontro con alcuni esponenti cristiani sudanesi. “Ringraziamo Dio, ma la strada è ancora lunga” ha ben sintetizzato James Lagos Alexander della Chiesa dell'Africa interna con sede a Karthoum. La gioia riguarda l'esito del referendum che ha decretato l'indipendenza del Sud, a maggioranza cristiana e animista, dal Nord del paese, a maggioranza musulmana. “Il fatto che il referendum si sia svolto regolarmente e pacificamente, senza alcuna contestazione dei risultati è anche merito delle organizzazioni ecumeniche africane”. In particolare hanno seguito da vicino l'intero iter referendario il Forum ecumenico del Sudan, il Consiglio delle chiese del Sudan, la Conferenza delle chiese di tutta l'Africa (CETA) e, più recentemente un team ecumenico guidato dal pastore Samuel Kobia, già segretario generale del CEC. “Ora che il referendum è vinto la comunità ecumenica internazionale deve capire come aiutare i sudanesi meridionali a costruire il nuovo Stato”, ha ammonito Kobia. Le questioni aperte sono ancora tante: un ulteriore referendum per decidere l'appartenenza territoriale della regione petrolifera di confine dell'Abyei, un accordo per la divisione dei proventi petroliferi, la gestione delle risorse idriche, lo status dei sudanesi meridionali residenti nel Nord. “Siamo anche preoccupati per i diritti dei cristiani che vivono al Nord, dove la Sharia verrà applicata con maggior rigore”, ha ricordato Kobia che ha concluso: “Rispetto a tutte queste questioni aperte l'attenzione dei cristiani verso il Sudan non deve diminuire”.


Venerd́ 25 Febbraio,2011 Ore: 14:36
 
 
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