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www.ildialogo.org Kobia alla comunità internazionale: “Il Sudan può diventare un nuovo Ruanda”,di Agenzia NEV del 27/10/2010

Africa.
Kobia alla comunità internazionale: “Il Sudan può diventare un nuovo Ruanda”

di Agenzia NEV del 27/10/2010

A meno di cento giorni dal referendum per la secessione del sud Sudan, il rischio è concreto


Roma (NEV), 27 ottobre 2010 - “Il Sudan può diventare un nuovo Ruanda”. E' l'allarme lanciato dal pastore Samuel Kobia durante una conferenza stampa tenuta a Nairobi (Kenya) lo scorso 23 ottobre. Si sta ormai avvicinando la data del 9 gennaio quando nel sud del paese, a maggioranza cristiana e animista, e nella ricca regione petrolifera dell'Abyei si terrà un referendum per decidere la secessione dalla parte nord del paese, a maggioranza musulmana. “Già oggi i diritti e la sicurezza dei 2,5 milioni di sudanesi del sud che vivono nel nord del paese sono a rischio”, ha denunciato Kobia, già segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), presente in Sudan come inviato ecumenico della Conferenza delle chiese di tutta l'Africa (CETA). “Se il risultato del referendum non dovesse piacere al governo di Khartoum – ha rimarcato Kobia – queste persone sarebbero gravemente esposte al rischio genocidio. E' bene che la comunità internazionale lo sappia già da ora, in modo che nessuno possa poi affermare di non aver previsto o immaginato questa eventualità”. Le preoccupazioni di Kobia nascono anche dalle dichiarazioni del ministro delle comunicazioni del governo di Khartoum, il quale ha minacciato che, in caso di secessione del Sudan meridionale, i sudanesi del sud residenti al nord perderanno il loro diritto di cittadinanza. “Non avranno cittadinanza né lavoro; non riceveranno nemmeno un cerotto in ospedale”, ha testualmente affermato il ministro Kamal Mohammed Obeid. Parole particolarmente minacciose, se si considera che il risultato del referendum è praticamente scontato: “Credo che circa il 90% della popolazione del sud voterà a favore della secessione, ed è una stima al ribasso – ha affermato Kobia -. Votare per mantenere l'unione del paese significa mantenere il sud in una situazione di minorità rispetto al nord, situazione che nessuna persona sana di mente può accettare”. A meno di cento giorno dalla fatidica data e considerando queste premesse e questi avvertimenti, ha concluso Kobia, “riteniamo che la comunità internazionale debba impegnarsi per evitare l'eventualità di un genocidio. Come chiese riterremo la comunità internazionale responsabile di quel che accadrà”.
Il referendum del 9 gennaio fa parte degli accordi di pace che nel 2005 hanno posto fine a ventuno anni di guerra civile tra il nord e il sud del Sudan, un conflitto che ha fatto più di due milioni di morti.


Venerdì 29 Ottobre,2010 Ore: 16:59
 
 
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