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www.ildialogo.org Un secolo dopo Edimburgo: ripensare la comune vocazione di cristiani,di Letizia Tomassone,<br> vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)

Un secolo dopo Edimburgo: ripensare la comune vocazione di cristiani

di Letizia Tomassone,
vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)

La conferenza di Edimburgo del 1910 è considerata come il primo momento in cui le chiese occidentali si sono rese conto della ferita delle divisioni e dell’urgenza di rispondere alla vocazione dell’unità della chiesa. Pochi anni prima, nel 1902, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli aveva firmato una storica Enciclica, scritta “con spirito nuovo, pieno di carità e solidarietà”. Questa spinta a riflettere sull’unità stava dunque nello spirito del tempo, con il maturare di una coscienza globale della chiesa, sparsa ormai per il mondo attraverso la colonizzazione.
In un certo senso l’ecumenismo è un frutto positivo di quella prima globalizzazione del mondo che passò attraverso la colonizzazione e l’esportazione della cultura occidentale, attraverso l’idea universalistica della fede cristiana.
Ma tutto questo non sarebbe accaduto senza l’apporto di alcuni laici che furono i motori della Conferenza e di tutto il lavoro che la precedette e la seguì. Si può allora dire che l’ecumenismo nasce come un pungolo che i laici pongono alla chiesa e ai ministri ordinati.
Vanno ricordati in particolare due di questi laici. Il primo è John Mott, metodista statunitense, grande animatore del comitato preparatorio e poi della Conferenza stessa. Il secondo è Joseph Oldham, anglicano, segretario esecutivo della Conferenza. Ambedue proseguiranno il loro lavoro ecumenico nei decenni successivi, attraverso l’International Missionary Council (IMC) e il movimento di cristianesimo pratico Life and Work.
La cesura di relazioni creata dalle due guerre mondiali farà sì che le ricadute di Edimburgo troveranno i loro frutti più importanti soltanto nel 1948, con la creazione, ad Amsterdam, del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).
Ma diventare consapevoli che durante quel periodo buio della storia europea degli uomini tenevano accesa la fiamma della riconciliazione e dell’unità, ci mostra il modo in cui Dio continua ad agire, sotto traccia, anche quando prevalgono la violenza e la rassegnazione alla brutalità.
Ad Edimburgo si terrà quest’anno, in giugno, una conferenza mondiale che vuole spingere le chiese a riflettere sulla missione nel tempo attuale. Molto interessanti i temi affrontati, a partire dall’analisi dei contesti interreligiosi e interculturali, dalla domanda sul potere messo in atto nell’evangelizzazione, dalla riflessione su una spiritualità della missione e sul discepolato autentico.
Anche in Italia vogliamo tenere l’attenzione su questo evento che ci offre la possibilità di ripensare la nostra vocazione. Non possiamo mai dare per scontato il cammino ecumenico, e nello stesso tempo osiamo sperare nella forza dello Spirito Santo che apre vie inattese di cammino insieme.
Come Federazione delle chiese evangeliche in Italia invitiamo le chiese a dedicare la domenica 13 giugno 2010 a una preghiera di ringraziamento per questo lungo secolo di cammino ecumenico. Insieme alle chiese cattoliche e a quelle ortodosse vogliamo promuovere così un momento di approfondimento della nostra comune vocazione. (NEV-Notizie evangeliche 20/2010)


Sabato 22 Maggio,2010 Ore: 20:14
 
 
Commenti

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Autore Cittą Giorno Ora
Florestana Piccoli Sfredda Rovereto TN 24/5/2010 09.54
Titolo:ecumenismo
Molto puntuale e autenticamente ecumenico l'intervento della past. Letizia Tomassone, la cui forte carica di convinta fiducia nel percorso sempre attuale dell'ecumene dei credenti, ravvivata dalla sua spiritualità e dalla sua Fede, benchè ben nota a molti di noi, sempre ancora riesce a far vibrare le corde dell'animo di chi per una vita intera ha creduto nel cammino ecumenico e oggi nell'improcrastinabile cammino interreligioso. L'interculturalità ne è un percorso obbligato e benedetto.Grazie, Letizia! Con stima e affetto, Florestana.

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