La visita del vescovo cattolico di Roma alla chiesa luterana di Roma ha riportato in primo piano le relazioni tra cattolici ed evangelici. Questa volta anche attraverso i media abbiamo assistito a un incontro in cui si è dato poco spazio alla spettacolarizzazione e molto allo scambio e all’ascolto intorno alla Parola di Dio.

Come evangelici italiani vogliamo sottolineare proprio l’atto di mettersi insieme all’ascolto della Parola. Riteniamo che questo sia il presupposto per ricevere il dono dell’unità. Unità che non diventa uniformità ma riconoscimento di cammini suscitati dalla stessa richiesta esigente di farci discepoli. Le diversità delle chiese, infatti, non sono soltanto il frutto di una colpa, quella della separazione, ma anche il frutto positivo della ricchezza e molteplicità dei doni dello Spirito Santo. Proprio porci intorno alla Parola ci permette di scorgere questa ricchezza e molteplicità. Dato che l’unità è in Cristo, a noi è data la responsabilità di stare nella ricca e complessa differenza dei contesti e delle culture, e nello stesso tempo ci è chiesto con esigenza di ricercare la riconciliazione e la pace. Le chiese, così come i popoli, oggi esprimono un bisogno urgente di riconciliazione, non di uniformità.

Per questo è importante riprendere la riflessione sulle chiese nel mondo, e anche sui modi in cui le chiese esprimono la propria predicazione: in questo contesto ha senso tornare a parlare di donne e uomini nei ministeri, di episcopato e del ministero del pontefice romano. L’ecumenismo ha guadagnato molto dall’uscire dal provincialismo di chiese chiuse nei propri confini e nelle proprie culture nazionali. Tutti i passi ecumenici fatti a livello locale, come nel caso di questa visita del vescovo di Roma alla chiesa luterana, non fanno che accrescere le capacità globali di un ecumenismo dialogante il cui sguardo è rivolto fuori, alla società in cui le chiese possono essere risorse di libertà e di pace.

Il cammino ecumenico iniziato a Edimburgo nel 1910 raggiunge proprio quest’anno il traguardo del secolo. Un secolo importante per la nostra comprensione di noi stessi come chiese, della lacerazione dell’unità e dei diversi percorsi intrapresi per imparare a comunicare tra cristiani senza ferirci e aprendoci all’ascolto reciproco.

Sul cammino che si apre a partire da questo centenario è importante che chiediamo la spinta e la passione che ci può donare lo Spirito Santo. Per questo, come FCEI, vogliamo proporre di dedicare una domenica di giugno (anniversario dell’assemblea missionaria di Edimburgo 1910) a rendere grazie per il cammino fin qui compiuto, e a chiedere a Dio le forze e l’audacia necessarie a continuarlo. Ponendoci all’ascolto della Parola che ci invita a non considerare noi stessi, anzi a rinunciare a noi stessi, per seguire Cristo. (NEV-Notizie Evangeliche 11/2010)