Buddismo
La mia esperienza personale di Buddhismo.

di Renata Galasso

Ringraziamo Renata Galasso per questa testimonianza.

VORREI parlare della mia esperienza personale di pratica buddhista, quella della Soka Gakkai, che hacome testo sacro il Sutra del Loto,nella interpretazione di Nichiren Daishonin, monaco giapponese nel 1222 e morto nel 1282.
Sia in questo articolo che in quello appaarso prececedentemente, prevale una visione del Buddhismo come pratica individuale e solitaria, che porta ad uno stato di Nirvana, cioè al distacco da tutte le cose e all’annullamento di ogni desiderio. In fondo chi raggiunge questo stato, con pratiche diverse a seconda della scuola buddhista seguita, ottiene una felicità tutta sua e che non condivide con nessuno.Per noi della Soka Gakkai non è così.
Cercherò di spiegare in che cosa differisce il Buddhismo che sto praticando da circa sei anni.
Fondamentale è l’affermazione che tutti gli esseri possiedono la Buddhità e che chiunque può ottenerla.
Questa è la conseguenza del principio del mutuo possesso dei dieci mondi.
Mi spiego meglio:tutti gli esseri umani ricadono in dieci stati o mondi interiori o, ancora, stati vitali.
Essi sono:
1)Inferno,
2)Avidità,
3)Animalità,
4)Collera,
5)Umanità,
6)Estasi,
7)Studio,
8)Pa... illuminazione,
9)Bodhisattva (benefattore,
10)Natura di Buddha o buddhità.
Questi stati sono contemporaneamente presenti in ogni essere umano, e si compenetrano l’un l’altro, solo che ognuno di noi vive di solito nei mondi bassi, senza essere consapevole del dono che ha nascosto in sè (la natura di Buddha). Ecco perchè la compassione non può escludere nessuno, perchè in ognuno di noi la Buddhità spesso è latente, ma possiamo farla emergere.
Dipende dalla decisione di "pulire" il nostro sè, che è come uno specchio appannato che non lascia vedere la naura di Buddha, ma essa c’è, anche nell’uomo peggiore di questo mondo.
Il mezzo che noi buddhisti della Soka Gakkai utilizziamo è la recitazione ad alta voce del mantra Nam mjo renge kyo, da soli o con altri, per tutto il tempo che riteniamo necessario.Questo serve a staccare la mente, a far fluire la nostra energia vitale e a far emergere la buddhità. Non è un cammino rapido, nè facile. Il nostro Karma, frutto della legge causa effetto, può essere pesante, la maggior parte di noi spesso non ne ha consapevolezza, ci facciamo gestire dai mondi bassi. Recitando il mantra, seguendo il suo suono, la mente si acquieta, affiora la pace, ci si sente in armonia con tutta la vita dell’universo.
Infatti per il Buddhismo non esiste separazione tra uomo, esseri viventi e vita universale.
Quindi, facendo affiorare la mia Buddhità, miglioro me stesso e trasmetto la mia pace e la mia gioia agli altri.
La pace deve nascere prima di tutto dentro di noi, il nostro presidente Daisaku Ikeda parla di rivoluzione umana, quella che contagerà tutti gli uomini di buona volontà, ma essa deve nascere prima di tutto in me stesso.
Tutto questo è un lungo processo, ma io ho sperimentato, in questi pochi anni di pratica, quanta pace e quanta cosnsapevolezza abbia raggiunto nella mia vita.
Questa pratica religiosa si fonda solo sulla mia responsabilità, solo io posso cambiare me stesso. Se soffro è perchè ho messo cause negative, se ne prendo coscienza le posso cambiare.
Se qualcuno mi fa soffrire, la prima domanda che devo farmi riguarda quanto io ho sbagliato per prima nei confronti di quella persona, cercare cioè qual è la mia parte di responsabilità e lavorare su quella.
Io ho potere solo su me stesso.
Un’altra cosa importante, il Buddhismo crede nella reincarnazione.
In quale stato vitale ci rencarneremo, dipende dallo stato vitale in cui siamo morti. Se muoio nel mondo di buddhità, non ci rimarrò a lungo: la compassione che anima Buddha, lo spingerà a rinascere prima possibile per aiutare gli altri.
Per raggiungere la buddhità non occorre staccarsi dal mondo, il nostro buddhismo è seguito da uomini che vivono costantemente a contatto con la società, immersi nelle problematiche della vita di tutti i giorni.
Non c’è un clero da una parte e i credenti dall’altra, ma siamo tutti membri allo stesso titolo e tutti possono guidare la cerimonia della recitazione del mantra Nam myo renge kyo e quella di Gonghio, che consiste nella recitazione di brani del Sutra del Loto.
A questo punto mi fermo qui.
Ci sarebbe tanto ancora da dire, ma spero di avere messo bene in chiaro i principi del buddhismo che pratico.
Se qualcuno è interessato a farmi domande e ad approfondire, sarò felice di iniziare un dialogo. Grazie per l’attenzione.



Mercoledì, 13 febbraio 2008