No al nuovo aeroporto di Viterbo - Riflessione
Vola colomba bianca vola

di Doriana Goracci

Ad un certo punto dell’anno nasce un "Project Work", così lo chiamano i soggetti responsabili e pensanti, nasce l’idea di fare di Viterbo una realtà aereoportuale.

Diventa un sogno dinamico di lavoro in progress, di ricadute positive, vantaggi immediati, implicazioni straordinarie. Ho usato alcuni vocaboli scritti dal comitato pro aereoporto Viterbo.

Si parla anche di enormi vantaggi per il turismo locale, un rilancio della Tuscia.

Un rilancio della Tuscia! Parole vergognose.

Oggi è domenica, una tranquilla provinciale domenica d’agosto. Leggo di tutte le iniziative culturali e/o meno impegnate che sono state organizzate nella provincia viterbese e nella stessa città di Viterbo.

Beato chi ha la macchina.

Nel 2007 è possibile in Italia, nel centro Italia, nell’Alto Lazio, nella Tuscia,non poter contare sui servizi pubblici nei giorni feriali, figurarsi nei festivi, nelle ore della prima serata. Da Viterbo parte per Roma l’ultima corsa alle 19,40, si può ricorrere all’ultima corsa del treno che è alle 21. Ma si sa, il treno ferma solo ad alcune stazioni.

Nel mese di agosto , le corse della ferrovia Roma-Viterbo si contraggono una ogni due ore.

Normalmente, io residente a Capranica e non automunita e patentata, impiego un’ora e mezza per stare al centro di Roma ed effettuare 53 chilometri e devo arrivarci da sola alla stazione, fuori dal paese.

Si deve contare su una buona cerchia di amici automuniti, per raggiungere paesi lontani solo una manciata di chilometri dal mio, Capranica, che è sulla Cassia. Inutili gli inviti, sono tutti possibili solo se qualcuno ti ci porta, con i mezzi suoi.

Le strade della Tuscia, non appena si lascia la Cassia, sono ferme agli anni’50.

Sembrano non esistere sistemi di illuminazione sicura stradale, neanche quella minima che garantisce una navigazione accettabile per chi non conosce a memoria il percorso, romantico e avventuroso...

I treni ogni mattina portano il loro inaudito carico di pendolari, i nuovi cittadini che si aggiungono ai vecchi che si recano al lavoro e ai luoghi di studio.

Non esistono quì in provincia sconti per i residenti sull’abbonamento annuale.

I cittadini di Orte( come era confortevole pronunciare questo nome quando andavo a scuola e ci avevano insegnato che era un gran nodo ferroviario), sembrano essere lontani infinitamente da noi. Bisogna tornare a Roma per andare a Orte.

Bisogna tornare a Roma per andare a Civitavecchia.

Bisogna tornare a Roma per andare a Tarquinia.

Ho un amico che sta morendo, è ricoverato in una casa di cura convenzionata a Nepi: ci vogliono 2 ore per fare 17 chilometri.

In tutto questo mare di rabbia, mista a rassegnazione, delle masse reali di cittadini si muovono per obbligo e a volte vorrebbero anche per piacere, con i mezzi pubblici, nasce quì nel Viterbese, il comitato pro aereoporto, un movimento d’opinione e di potere esecutivo.

Esordisce con i suoi scritti dallo stile a volte marinettiano, a volte vagamente minatorio, scommette sull’ineluttabilità della scelta che faranno i ministeri le compagnie aeree i capitali gli investitori i politici i partiti i traffichini i mafiosi gli sponsor le direzioni provinciali regionali nazionali l’università gli scienziati i giornalisti...

Cosa potremmo fare noi, che l’aereoporto non lo vogliamo, che siamo tanti ma appariamo sempre di meno, che siamo la maggioranza silenziosa che lavora in questo paese, che paga tutto, anche con la propria salute i danni di questa scellerata casta politica?

Le loro dichiarazioni dilagano sulla stampa e mettono olio negli ingranaggi della comunicazione mediatica, piovono promesse di lavoro e disastri di abbandono se l’aereoporto non si farà, quì nella nostra provincia. La consapevolezza della nostra solitudine l’abbiamo già, da molto tempo.

Nuova potrebbe divenire la manifestazione dell’amarezza, della stanchezza profonda, che nessuno vuole neanche più contenere: le consultazioni elettorali sono finite.

Rimangono gli ultimi spostamenti, le ultime manovre in campo democratico per le primarie di un partito, tristemente uguale a tutti gli altri. Noi è vero, siamo il popolino dell’antipolitica, che rompe a parole, che nei fatti tace e acconsente.

Sono pronta a rompere queste tradizionali modalità, con determinazione e responsabilmente.




Doriana Goracci

Capranica 12.8.2007



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Domenica, 12 agosto 2007