No al nuovo aeroporto di Viterbo - Documentazione
Lavoro precario e senza garanzie

di Paola Baiocchi

[Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor@libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell’ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "Volo precario" e il sommario "Costi della formazione a carico dei dipendenti, niente congedi maternita’ o parentali, dietro la convenienza delle compagnie low cost ci sono lavoratori senza garanzie. E negli scali aeroportuali si diffonde il lavoro precario".

Paola Baiocchi e’ giornalista, collabora con varie testate, si occupa di temi ambientali e sociali]


Stefania ha 27 anni e risiede a Pisa. Con la sua laurea in economia e un lavoro nel turismo, ha provato a entrare in Ryanair: saputo che la compagnia aerea stava assumendo per lo scalo toscano, ha cercato sul sito (completamente in inglese) l’indirizzo a cui mandare il proprio curriculum. Non ha trovato nessun numero di telefono, ma la mail di un’agenzia da contattare per sapere la data del recruitment day. Alla "giornata del reclutamento" poi Valentina non c’e’ andata, perche’ ha saputo che se avesse superato il colloquio avrebbe dovuto pagare 100 euro subito per la formazione come cabin crew, e poi altri 400 euro le sarebbero stati trattenuti dalle prime buste paga di un contratto a tempo determinato per tre anni.

Un contratto non da subito con Ryanair, ma con Crewlink o una delle altre agenzie che gestiscono le assunzioni e i pagamenti dei lavoratori della compagnia. Per quanto tempo? Dipende: se non fai malattie e se ti adegui allo "stile" della societa’.

Se Valentina ha detto no perche’ pensa che la formazione specifica per l’azienda debba essere pagata dal datore di lavoro, ad altri l’idea e’ andata bene e a Pisa, che sta diventando uno degli scali piu’ importanti in Italia per la compagnia irlandese low cost, ci sono ormai circa un centinaio di addetti, tra piloti, tecnici e assistenti di volo (tra queste molte ragazze dei Paesi dell’Est, soprattutto ungheresi e ceche).

Ma nemmeno un iscritto ai sindacati.

E qui sta la prima irregolarita’, ci spiega Tito Ribechini, segretario generale Filt Cgil Trasporti di Pisa: "Ci sono iscritti al sindacato anche tra gli addetti delle cooperative di carico-scarico o di trasporti che servono l’aeroporto. In Ryanair - continua Ribechini - non c’e’ neanche un iscritto, e questo e’ un problema perche’ Ryanair sta sbaragliando la concorrenza delle compagnie di bandiera e il loro modello si sta diffondendo". Altre societa’ scaricano sui dipendenti la formazione, spiega sempre Ribechini: "Nel settore della sicurezza per esempio la Sat, la societa’ aeroportuale che gestisce il Galilei di Pisa, fa dei ’corsi di formazione’ di due mesi non retribuiti".

E se due mesi senza paga vi sembran pochi, c’e’ chi se ne e’ sentiti proporre da quattro a sei di "stage" negli uffici della Sat.

Senza nemmeno un rimborso spese per i trasporti.

Un lavoratore assunto dagli anni ’90 al Galilei di Pisa, ci racconta che ha visto esplodere la precarieta’ a partire dalla liberalizzazione e con l’arrivo dei voli low cost: "Dopo la formazione si e’ assunti a tempo determinato per un paio di anni, poi si passa ancora per un anno di contratto di inserimento: insomma ci vogliono tre, anche quattro anni prima di essere assunti part time. In aeroporto i lavoratori part time non dovrebbero superare il 35% degli addetti, invece sono oltre il 50%. Per gli stagionali il limite e’ il 10% e siamo al 20-25%. E’ una precarizzazione che prima non esisteva e un abuso".

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Il costo nascosto della convenienza

Nessuno regala niente nell’economia di mercato e cosi’ bisogna sapere che dietro i bassi costi di Ryanair ci sono orari di lavoro saturi, magari con tre-quattro viaggi al giorno sulle tratte nazionali e sei giorni di lavoro su sette. Chi lavora per RA deve pagarsi tutto: l’affitto della divisa (un euro al giorno anche se non voli), i manuali (obbligatori), il pasto consumato a bordo. Sembra che vengano anche trattenuti 30 euro per un giorno di malattia.

Mauro Rossi, segretario nazionale Filt-Cgil ci spiega: "Ryanair e’ in completa evasione delle leggi italiane e per lo Stato italiano i dipendenti Ryanair e’ come se fossero dei disoccupati, perche’ non hanno nessun tipo di contratto riconosciuto. Non esiste tutela della maternita’, la societa’ non versa i contributi previdenziali all’Inps. Tutto quello che e’ stato conquistato come diritto, i lavoratori devono pagarselo: il primo anno di lavoro i piloti giovani lavorano praticamente gratis, per pagare i costi della formazione". E la sicurezza? "Relativa - risponde Rossi - molti piloti sono pensionati di altre compagnie. Ma il fatto piu’ grave e’ che altri paesi, come la Francia, hanno piu’ difese nei confronti di RA, mentre in Italia Ryanair ha il suo profitto non solo dal biglietto, ma dalle condizioni che impone agli aeroporti, dove ottiene servizi gratis perche’ assicura grandi quantita’ di passeggeri. Paradossalmente - continua il segretario generale Filt Cgil - dato che molte delle societa’ aeroportuali sono a partecipazione pubblica di province, comuni e regioni, si puo’ configurare che Ryanair ottenga quello che Bruxelles vieta: cioe’ gli aiuti pubblici alle compagnie".

Molto ci si aspetta dal punto di vista della regolamentazione del settore low cost dal disegno di legge Bianchi, che pero’ non e’ ancora approvato. Per il momento si moltiplicano le interrogazioni parlamentari e regionali per chiedere che vengano applicati i contratti di lavoro e le istituzioni di protezione sociale italiani. Mentre sul web si moltiplicano i siti dove si cantano le lodi dei voli low cost come fossero una conquista del proletariato, e quelli dove i passeggeri si lamentano per aver perso i soldi del viaggio a causa del maltempo, mancano invece delle valutazioni statisticamente fondate sulle ricadute occupazionali delle low cost sui territori.

Le dichiarazioni dell’amministratore delegato del Galilei, Pier Giorgio Ballino, che valuta mille posti di lavoro ogni milione di viaggiatori, sembrano poco realistiche confrontando il rapporto numerico tra addetti Ryanair e passeggeri trasportati: a fronte di 42 milioni di viaggiatori previsti per il 2007 Ryanair dichiara di avere 4.200 dipendenti, cioe’ mille dipendenti ogni dieci milioni di turisti.

Una bella differenza che fa pendere l’equilibrio nella principale compagnia low cost che opera in Italia, piu’ verso l’estrazione del profitto, che sulla distribuzione del reddito da lavoro o da investimento, perche’ anche verso i propri azionisti Ryanair si dimostra piuttosto "tirato": a marzo la liquidita’ netta di RA ammontava a 336 milioni di euro. Ciononostante Michael O’Leary, numero uno della societa’, non prevede di restituire cash ai suoi azionisti.

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Numero 171 del 4 agosto 2007



Domenica, 05 agosto 2007