No al nuovo aeroporto di Viterbo - Editoriale
Elogio del viaggio lento

di Paola Del Zoppo

[Ringraziamo Paola Del Zoppo (per contatti: lilith_dz@yahoo.it) per questo intervento. Paola Del Zoppo, acuta germanista, autrice di un ponderoso studio sulle traduzioni ottocentesche in lingua italiana del "Faust" di Goethe, sottile traduttrice di autori come Peter Bichsel e Heinz Czechowski, ha svolto attivita’ di ricerca all’Universita’ di Siena su temi di letteratura comparata e traduzione del testo letterario; ma e’ anche da sempre impegnata nell’Agesci, e in molteplici iniziative di educazione e formazione, di solidarieta’ concreta, di difesa dell’ambiente, di pace, di nonviolenza. Ed e’ persona limpida e generosa, alla cui scuola sono maturati ragazze e ragazzi divenuti anch’essi persone impegnate e valorose - e questo non e’ l’ultimo dei meriti suoi]


Quando ero piccola l’idea di volare era un sogno. Come per tutti. Volare era il tappeto magico, la scopa delle streghe. Era la possibilita’ di guardare tutti dall’alto, di non soffrire piu’, di poter fuggire quando ne avrei sentito il bisogno. Mi sembrava un modo per conoscere luoghi lontani, per scoprire qualcosa che gli altri non avrebbero mai saputo. Come in molti adolescenti, erano bisogni che avvertivo spesso.

E’ passato tanto tempo. Per molti adulti e’ diverso. Volare e’ una corsa contro il tempo, e, a volte, l’indicazione di uno status, una dichiarazione di potere, un modo per dire che si e’ migliori degli altri.

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Non condanno la possibilita’ di volare, di spostarsi velocemente. Pero’ penso bisogni fermarsi a riflettere sull’effettiva poverta’ del volo rispetto ad altre forme di viaggio.

Innanzitutto, la velocita’. Non e’ vero che ci vuole meno tempo a muoversi in aereo, almeno non per le tratte brevi. Bisogna essere in aeroporto almeno un’ora prima, bisogna aspettare i bagagli all’arrivo. Il tempo del viaggio si moltiplica a dismisura. Per andare da Roma a Milano, con un treno, ci si impiegano circa 5 ore. Contro le 4 dell’aereo (considerando trasporto a Fiumicino, check in, arrivo in citta’). C’e’ un treno ogni ora che parte dal centro della citta’ e arriva al centro della citta’. Se se ne perde uno, non c’e’ bisogno di sentirsi sperduti. Si aspetta, si prende il treno dopo. I piu’ bravi riescono a godere dell’attesa. Basta pensarci poco, prendere in considerazione delle alternative. Ma per pensare ci vuole tempo. E’ un tempo che ormai non vuole piu’ nessuno, cosi’ come il tempo giusto per viaggiare.

Ecco il treno. Guardando dal finestrino, si percepiscono le distanze, la strada, i percorsi. Si puo’ osservare, senza essere distratti da istruzioni per la nostra prossima catastrofe, vendite di cioccolatini, profumi, cosmetici e tutto cio’ che di inutile puo’ essere venduto su un enorme oggetto in movimento. Un inno al consumismo.

Nel vagone di un treno le persone si alzano, chiacchierano, entrano in contatto. Ad alcuni crea fastidio. Ma il viaggio e’ incontro, e inizia nel momento in cui mettiamo un piede fuori casa e ci troviamo sperduti nel mondo. Se non guardiamo l’altro, il viaggio non ha senso. E l’incontro con l’altro, nel viaggio in aereo, e’ limitato. A volte lo stesso incontro con l’altro, lontano, e’ un alibi. Chi viaggia per conoscere, dovrebbe chiedersi se conosce innanzitutto chi e’ vicino. Se e’ pronto a conoscere. Se non c’e’ giustizia difficilmente ci sara’ incontro. Viaggiamo verso un paese in difficolta’, qualunque sia il motivo, anche "umanitario" e siamo quelli che vanno la’ a conoscere. "Loro" sono quelli che stanno la’, e non possono far altro che aspettare di essere conosciuti. In questo c’e’ una profonda e dolorosa disparita’.

Voliamo. Dal finestrino non vediamo gente, strade, paesi, case costruite secondo concetti diversi, con materiali diversi. Guardiamo le nuvole. Il cielo. Chi ha voglia, modo e tempo di riflettere sulla propria condizione in quell’istante potrebbe sentirsi libero, come il mio piccolo io adolescente. Ma e’ liberta’ non potersi prendere il tempo di maturare un cambiamento di luogo? Ma anche questa e’ una riflessione che richiede forse troppo tempo, richiede lentezza.

La stessa percezione della bellezza e’ differente. Il successo dei voli low cost da Ciampino e’ arrivato con le tratte per Londra, un’esplosione di gioia per i turisti, i giovani, che potevano visitare l’Inghilterra. Ma chi, anche solo una volta, e’ arrivato in traghetto in Inghilterra e ha visto pararsi davanti le bianche scogliere di Dover, ha visto la nebbia, ha sentito il brusio sul ponte, il rumore del mare, potrebbe chiedere a tutti quei turisti cosa hanno potuto vedere loro dal loro aereo. Chiedere se la loro fretta, la sete di arrivare e non di partire, valeva tutto cio’.

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E se non bastasse, ecco ci informiamo e scopriamo che volando cosi’ tanto, le tante cose belle che vorremmo vedere presto potrebbero non esserci piu’. Quello che si dice un cambiamento climatico e’ in realta’ una catastrofe che potrebbe far sparire tutto cio’ che conosciamo e tutto cio’ che diciamo di voler conoscere. Diciamo di capire la bellezza e l’importanza della natura, dei luoghi lontana, della gente lontana, tanto da voler vedere tutto con i nostri occhi. Ma se davvero comprendiamo la bellezza, non dovremmo preoccuparci di preservarla, piuttosto che di poterla vedere prima che non esista piu’? Prendiamoci un po’ di tempo per riflettere.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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Numero 179 del 12 agosto 2007



Domenica, 12 agosto 2007