No al nuovo aeroporto di Viterbo - Editoriale
"BEATI I MITI". UNA LETTERA DI SOLIDARIETA’

di Maria G. Di Rienzo

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per questo intervento in solidarieta’ con il comitato che si oppone alla costruzione di un nuovo aeroporto nel Lazio e s’impegna per la riduzione del trasporto aereo.

Maria G. Di Rienzo e’ una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell’Universita’ di Sydney (Australia); e’ impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta’ e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell’islam contro l’integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu’ ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e’ in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81]


Le emissioni degli aeroplani, in rapporto all’effetto serra, sono tra le piu’ devastanti e la tecnologia da essi impiegata viene definita tra le piu’ "sporche" di quelle relative alla mobilita’. Raramente pensiamo all’aria che respiriamo (anche se si tratta di migliaia e migliaia di litri al giorno, per ciascun individuo), ma la sua contaminazione interessa tutte le forme di vita sulla Terra ed e’ strettamente legata all’inquinamento di acqua e suolo.

Un aereo che voli per mille chilometri con un centinaio di passeggeri a bordo contribuisce per 87 tonnellate di gas all’effetto serra. Il che significa che un altro pezzetto della sfera di ozono se ne va, e che un bel po’ di radiazioni in piu’ raggiungono la superficie del pianeta distruggendo sementi e la vita negli oceani.

Ripensare alle scelte che facciamo, come produttori e consumatori di energia e beni, e considerare che le nostre azioni hanno impatto sulla salute di tutto il pianeta non e’ piu’ un’opzione che si possa scegliere o meno, magari sentendosi piu’ "buoni" di altri: si tratta di una drammatica, urgentissima necessita’. Sempre che noi si voglia sopravvivere, beninteso. Se ci accontentiamo di registrare l’aumento di tumori fra amici e parenti (avete notato che le persone afflitte dal male sono sempre piu’ giovani?) incrociando le dita, e di scuotere la testa perche’ "sono sparite le mezze stagioni", non andremo molto lontano.

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So che i politici e gli amministratori vi parleranno di "bisogni": il territorio ha bisogno di questo e quello, l’industria ha bisogno, e il commercio ha bisogno. Si tratta di necessita’ espresse in modo un po’ etereo, e dipingono di solito un orizzonte in cui gli esseri umani tendono a svanire a favore di concetti astratti. Voi parlategli del vostro bisogno di veder rispettati i basilari diritti umani nella vostra comunita’. La salute e’ uno di quelli. Usare la cartina di tornasole del rispetto dei diritti umani consente di individuare con maggior chiarezza le necessita’ delle persone, favorisce la partecipazione e la trasparenza nei processi politici, fa avanzare eguaglianza e benessere: fornisce parametri, che sanno dirci se un’azione, una legge, un progetto siano accettabili o no.

Percio’, che opzioni alternative ci sono ad un altro aeroporto di cui magari le locali "realta’ produttive" invocherebbero la presenza? Bene, se si tratta di discutere affari che ne dite di una videoconferenza? E il treno e’ una scelta meno inquinante, per il trasporto di persone e merci. In piu’, passatemi una battuta, rispetto al velocissimo e spersonalizzato viaggio in aereo, offre ancora la possibilita’ di deliziose disavventure: ricordate il film "A qualcuno piace caldo"?

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Un’ultima cosa. Come gia’ sapete (o avete intuito) io apprezzo sinceramente ogni esortazione agli esseri umani ad essere davvero umani, e quindi per esempio a ricordare che l’appartenenza alla Terra consiste di diritti e doveri, di bilanciamento ed equilibrio e rispetto.

Un incoraggiamento di questo tipo viene secondo me dalle Beatitudini (Matteo, 5, 5): "Beati i miti, poiche’ essi erediteranno la Terra.". E’ ovvio che qui "ereditare" non significa il passaggio di possesso materiale da una persona defunta ai suoi parenti o legatari. E trattandosi di un’eredita’ che riguarda la condizione dell’anima dell’umanita’ in rapporto al luogo in cui essa vive, non e’ neppure una ricompensa ai "miti" per aver sopportato tanto ed essersi presi tutti i calci dei prepotenti stando zitti (qualcuno di voi l’ha pensato, questo, non e’ vero?).

La ragione per cui saranno i miti ad ereditare la Terra e’ che l’umilta’ e’ un prerequisito per capirla, la Terra. Una creatura piena di arroganza e di avidita’ non e’ in grado di farlo: non cerca conoscenza, perche’ presume di sapere gia’ tutto. La persona mite e’ invece abbastanza aperta per percorrere la Terra in uno stato di ricettivita’ e ricerca, per osservarne i flussi di energia ed i cicli, e divenire conscia dell’interconnessione fra tutte le forme di vita. L’ecologia, che studia tale interdipendenza, e’ una scienza che rimane costantemente permeabile ad una comprensione ulteriore e piu’ profonda delle relazioni fra viventi, ecosistemi, eccetera.

Io credo che troppo spesso pensiamo a "paradisi" dislocati a grandi distanze spaziali o temporali senza curarci della Terra, e cioe’ del Giardino che abbiamo gia’: che sia stato un atto della creazione divina a donarcelo o semplicemente il disvelarsi dell’universo a se stesso, e’ di dove viviamo e di chi vive con noi che dovremmo aver cura.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
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Numero 175 dell’8 agosto 2007



Mercoledì, 08 agosto 2007