No al nuovo aeroporto di Viterbo - Riflessione
A terra, per la terra

di Marinella Correggia

[Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor@libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell’ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "A terra, per la Terra" e il sommario "La necessaria riduzione della domanda passeggeri e merci e le alternative, al tempo del caos climatico". Marinella Correggia e’ nata a Rocca d’Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell’ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta’, della nonviolenza; e’ stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e’ occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e’ dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull’uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e’ stata il focal point per l’Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e’ autrice di numerosi libri, e’ attivista della campagna europea contro l’impatto climatico e ambientale dell’aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L’utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell’indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa’ dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell’Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007]


Invitato in Italia come relatore a un incontro sulla svendita del petrolio iracheno, Greg Muffit ha percorso in treno il tragitto Londra-Roma andata e ritorno. Coerenza oblige (sconosciuta agli attivisti italiani): anche se non e’ un campaigner no-fly, Greg lavora per l’organizzazione inglese Platform che con approccio interdisciplinare porta avanti "in modo interdisciplinare obiettivi di giustizia sociale ed ecologica".

Le pressioni dell’industria aeronautica non permetteranno di applicare tutti quei provvedimenti sul lato dell’offerta necessari a bloccare la crescita del settore: ma il clima lo richiede. Occorrera’ dunque un’autoriduzione individuale e collettiva della domanda passeggeri e merci. La domanda crea l’offerta; una minore domanda si tradurra’ presto in meno voli, meno espansione di aeroporti.

Come e’ facile calcolare, in un solo viaggio aereo di qualche ora possiamo provocare individualmente l’emissione di una tonnellata di gas serra: che e’ piu’ di quello che ci spetterebbe in un anno per il totale dei nostri consumi (alimentari, trasporto, energia ecc.) se il mondo fosse a) giusto e b) sostenibile.

Infatti per contenere il riscaldamento climatico entro i due gradi centigradi, a livello mondiale le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte in pochi decenni dell’80 per cento rispetto al 1990: da circa 30 miliardi annui di tonnellate di CO2 equivalente, a 6 miliardi, dunque piu’ o meno una tonnellata per ciascun terrestre.

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Alternative per i viaggiatori

Prima di ogni viaggio, un pensiero e qualche calcolo. Scomodo, sed necesse est. E si aprono nuovi orizzonti. Tanto, non c’e’ piu’ nulla di leonardesco nel volo.

- Evitare i voli a corto raggio: si’ a treni, pulman, traghetti...

Calcolando i tragitti da e verso l’aeroporto, il check-in e dintorni, spesso l’aereo non e’ piu’ veloce del treno, che provoca emissioni di CO2 dieci volte inferiori. Inoltre, con i treni notturni e relative cuccette non si perdono mattinate o pomeriggi e si risparmia sull’albergo. Su ferro o con pulman di linee internazionali si raggiungono in una notte o poco piu’ anche molte citta’ europee, con tariffe e promozioni low-cost. E quando c’e’ di mezzo il mare, Mediterraneo, Tirreno e Adriatico sono quasi dei laghi; si arriva economicamente in Sardegna e in Grecia in una notte e anche la Spagna e’ ben servita. Perfino negli incontri di lavoro, dovrebbe diventare un principio l’incorporare il mezzo (lo spostamento) nel fine (la riunione): come Gandhi insegno’. E’ arricchente.

- Boicottare i voli low cost e i charter. Perche’ e’ grazie alle compagnie a prezzi stracciati che i voli aerei continuano a crescere. Se rimanessero solo quelli di linea sarebbe gia’ in passo avanti.

- Non partire. Le teleconferenze dovrebbero diventare la norma. E i megasocial forum mondiali a cui gli italiani partecipano piu’ di tutti (in aereo)? Forse e’ piu’ utile pagare il viaggio a qualcuno del Sud del mondo e mandare al massimo un delegato per gruppo, chiedendosi se serve a qualcosa oltre che a socializzare.

- L’altro modo di far turismo (davvero responsabile). In Gran Bretagna esistono ormai siti dedicati alla bellezza e al senso dei viaggi in treno, pullman, nave ecc. Cambiamento che richiede un ripensamento delle vacanze. Anche del turismo "responsabile" in paesi esotici e lontani. La voglia di conoscere le altrui culture in modo solidale e’ cieca se fa dimenticare che anche un turismo convertito ai viaggi "solidali" ma fatti in aereo e’ insostenibile: oltretutto rischia di minare, causa caos climatico, l’esistenza stessa delle culture che vogliamo rispettosamente incontrare. Un viaggio "responsabile" ma in aereo per persona all’anno (o anche ogni due o tre anni) e’ decisamente troppo. Parliamo di decrescita o iniziamo a praticarla, intanto rendendo le vacanze piu’ vicine ed ecologiche? (Lo chiede anche il principio di reciprocita’: anche gli appartenenti alle culture di laggiu’ amerebbero venire a conoscere le nostre sul posto).

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Svuotare i cargo

- Attenzione ai "chilometri-cibo". In un’orizzonte di sostenibilita’, sicurezza e sovranita’ alimentare, secondo il rapporto Slow Trade Sound Farming del Wupperthal Institute il commercio internazionale deve diventare residuale. Tanto piu’ se via aerea. Esempio Coldiretti: "per trasportare a Roma un chilo di ciliegie dall’Argentina in volo per una distanza di 12.000 km si consumano 5,4 kg di petrolio, per un kg di pesche dal Sudafrica nel viaggio di 8.000 chilometri si bruciano 4,35 kg di petrolio; gli arrivi di ogni kg di uva dal Cile richiedono 5,8 kg". Dunque: mangiare alimenti coltivati e trasformati il piu’ vicino possibile.

- Bioequo volante? Soil Association, la principale organizzazione britannica per la promozione e certificazione dell’agricoltura biologica, ha pubblicato Air Freight Green Paper, rapporto che suggerisce l’inclusione dell’impatto ambientale dei trasporti nella certificazione degli alimenti bio; e ha lanciato una consultazione: dobbiamo negare il marchio bio ai prodotti trasportati in aereo perche’ freschi e deperibili? Cosi’ fa gia’ Biosuisse. Si potrebbe avanzare un’analoga richiesta agli attori italiani del commercio equo.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/

Numero 171 del 4 agosto 2007



Domenica, 05 agosto 2007