Riflessione
Ambiente e rivelazione

di Giuseppe Dini

Ringraziamo Giuseppe Dini per questo articolo. Dal suo sito http://www.educambiente.it/ riprendiamo questa sua autobiografia.

Ho iniziato la mia carriera di insegnante di Ed. Tecnica dal 1976 provenendo da una vetreria dove lavoravo. Devo ringraziare il laboratorio di falegnameria di mio padre che mi ha allenato al saper fare. Dal 1967 mi sono sempre impegnato nel gruppo scout della mia città, Sant’Angelo in Vado (PU), dalle antiche radici romane, situata a ridosso dell’appennino centrale. Dal 1979 anno in cui risale la mia iscrizione al WWF, mi interesso di ambiente in particolare al settore idrico e rifiuti; sono tuttora coordinatore regionale delle guardie giurate del WWF. Iscritto ai Periti Industriali ho lasciato, questa professione per la scuola, nella quale ho trasferito le mie competenze tecniche. Sono attualmente iscritto all’ordine dei giornalisti, grazie agli oltre 230 articoli didattici ed ecologici che ho pubblicato. Sono collaboratore editoriale di "Eco" di Torino, di "Gaia" di Mestre, de "Il Nuovo Amico" di Pesaro. Ho frequentato, nei miei 32 anni di scuola, 1730 ore di aggiornamento.



“La protezione dell’ambiente è anche una questione etica… : ogni generazione guadagna o sperpera a vantaggio o danno della successiva”. Parole forti dette da Giovanni Paolo 2° in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente UNEP (5.6.1986) e dell’esplosione del reattore di Chernobyl (13.5.1986). In questa occasione aggiunge “Nessuna generazione ha mai avuto tanta responsabilità nei confronti del futuro come la nostra…Mai l’uomo si è trovato in mano tanta potenza e insieme tanta fragilità…Oggi più che mai si sente il bisogno della priorità etica sulla scienza”.

A dire il vero  per conoscere i primi interventi ambientali di papa Wojtyla occorre riferirsi alla “Redemptor hominis” (1979) la sua prima lettera enciclica: “L’uomo di oggi sembra sempre più minacciato da ciò che produce, cioè il risultato del lavoro delle sue mani e ancor più, del lavoro del suo intelletto, delle tendenze della sua volontà. I frutti della sua volontà…sono, infatti, diretti o possono essere diretti contro di lui, in questo sembra consistere l’atto principale del dramma dell’esistenza umana contemporanea”.

Giovanni Paolo 2° è stato di fatto il Papa dell’ecologia, vuoi perché ci si è trovato così come molti di noi adulti, preso dallo sviluppo moderno che ha portato il suo fardello di aspetti negativi in fatto ambientale; certamente anche perché sensibile agli aspetti della natura, per cui, nel 1999  durante la visita in Polonia,  esprimeva” …Contemplo la bellezza di questa terra patria…Qui sembrano parlare, con una potenza eccezionale, l’azzurro del cielo, il verde dei boschi e dei campi, l’argento dei laghi e dei fiumi. Qui suona in modo particolarmente famigliare, polacco, il canto degli uccelli. E tutto ciò testimonia l’amore del Creatore…”

Chi non ricorda con tenerezza le sue prime foto  di vescovo apparse sulle riviste all’inizio del pontificato, che lo ritraevano a sedere nel prato  di montagna con una famiglia, di cui un bambino stava abbracciato al suo collo?

Si deve a Giovanni Paolo 2° la realizzazione di una sorta di “testo unico” in materia di etica ambientale. Un ampio richiamo ad una catechesi dell’ecologia, a mio parere il più completo in tal senso, che rivela tutti i percorsi educativi cui si incammina il cristiano impegnato per la tutela dell’ambiente è “Pace con Dio Creatore , Pace con il tutto il Creato” dedicato alla Giornata della Pace del 1990.

Un chiaro ed utile documento per la crescita interiore, per “formare una coscienza ecologica che non deve essere mortificata, ma favorita”. Vi troviamo il dovere dell’impegno alla tutela dell’ambiente “A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore e, quindi sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben definito e finalizzato, devono sentirsi chiamati ad occuparsi  del problema…”

Così nel suo pontificato si è passati dalla vecchia concezione di epoca medioevale dell’uomo che “soggioga e domina” la terra, a quella di “custode”. E’ il compito di custode, attento e scrupoloso che viene affidato all’uomo affinché non sperperi le risorse della terra, ma la conservi con attenzione per far sì che essa sia condivisa con tutti i popoli. Quindi il dominare la terra, non può essere troppo sbrigativamente interpretato, quasi che corrispondesse a quello realizzato  mediante il potere della tecnica.

Un sostegno a questa attuale definizione  viene da un documento dei vescovi lombardi del 15 settembre 1988 “La questione ambientale: aspetti etico religiosi”. Qui va riconosciuta una attenta analisi ambientale della regione nel suo complesso. Nelle conclusioni si afferma il rispetto dell’ambiente come gratitudine verso Dio e l’impegno della salvaguardia delle bellezze naturali come forma di contemplazione della maestosità del creato e quindi del Creatore; il criterio della moderazione, per esigenze di bene comune e quindi come autentica solidarietà tra i popoli presenti e futuri; l’attenzione alla vita, come attenzione alla salute, da difendere con coraggio contro una industrializzazione sfrenata che minaccia con l’inquinamento l’integrità umana. Infine nel documento si sottolinea l’aspetto educativo in tema di protezione ambientale come una sorta di catechesi trasversale da offrire ai giovani come impegno educativo nella gestione dei beni comuni; due tipi di aggregazioni interessate  a questo tipo di educazione sono gli oratori e lo scoutismo.

A distanza di circa venti anni ben poco si è fatto in tal senso; mentre nei paesi orientali si è visto un aumento delle associazioni ambientali confessionali, in Italia sono presenti Acli Anni Verdi una emanazione delle Acli, AGESCI il cui compito di tutela ambientale è inserito nel discorso di crescita educativa dei soci,  Greenaccord una associazione culturale per la salvaguardia del creato dedicata ai professionisti dell’informazione, Movimento Azzurro associazione ambientale di ispirazione cattolica fondata da Gianfranco Merli; molto poco si è fatto in merito ad una catechesi ambientale soprattutto legata ai giovani.

Eppure Giovanni Paolo 2° non usa parole leggere in tema ambientale; agli scienziati radunati ad Erice in Sicilia nel 1993: “In questo stesso arco di tempo, tuttavia, hanno raggiunto livelli di estrema pericolosità altre emergenze a carattere planetario, che lasciano intravedere il rischio di una sorta di “olocausto ambientale”, dovuto all’improvvisa distruzione di vitali risorse  ecologiche e al moltiplicarsi di attentati sempre più insidiosi alla difesa della vita e al rispetto della vita umana…”

Lo stesso anno il suo discorso quaresimale dedicato all’acqua è diviso in due parti distinte La prima più spirituale con riferimenti al vangelo di Giovanni con il colloquio di Gesù alla Samaritana “Dammi da bere” e alla sua morte nella croce dove prima di sospirare esprime: “Ho sete”.

Nella seconda parte sottolinea la solidarietà tra i popoli, in particolare quelli raggiunti dalla desertificazione ai quali manca un bene indispensabile alla vita: l’acqua.  Ricorda che molto spesso la responsabilità della desertificazione delle terre e l’inquinamento delle acque una volta sane, é dell’uomo.

“Quando i beni della terra non sono rispettati, si agisce in modo ingiusto ed anche criminale, perché le conseguenze sono miseria e morte per molti fratelli e sorelle”. “E’ evidente inoltre che uno sviluppo industriale anarchico e l’impiego di tecnologie che rompono gli equilibri naturali hanno causato ingenti danni all’ambiente provocando gravi catastrofi. Corriamo il rischio di lasciare in eredità alle generazioni future, in molte parti del mondo, il dramma della sete e del deserto.”

Nel messaggio del 2003 in occasione della giornata del ringraziamento i vescovi della commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la salvaguardia del creato, propongono il documento “Il dono dell’acqua: un bene di tutti e per tutti” Due occasioni per parlare di questo tema; l’anno internazionale dedicato all’acqua e la crisi idrica dell’estate.

“L’estate del 2003 ha fatto assaggiare anche al nostro paese il significato di quella crisi idrica che in molte aree è già da tempo realtà quotidiana: quasi un miliardo e mezzo di persone non ha accesso all’acqua in quantità adeguata, più di due miliardi non dispone di servizi sanitari adeguati e la mancanza d’acqua igienicamente affidabile ha determinato più di due milioni di morti per dissenteria nel solo 2000”

“E’ il ruolo fondamentale dell’acqua anche per l’agricoltura e per l’approvvigionamento alimentare: già adesso in numerose località l’abbassamento delle falde rende difficile l’irrigazione, creando seri problemi per la produzione di cibo”.

In occasione del vertice ONU di Johannesburg del 2002  la chiesa cattolica attraverso il Pontificio Consiglio Iustitia et Pax ha indicato come l’accesso a tutti all’acqua potabile è una priorità importante e centrale

“L’acqua è una necessità fondamentale per la vita: occorre assicurare a ciascuno l’adeguata fornitura d’acqua di buona qualità”

E’ necessario allora riconoscere un vero e proprio diritto all’accesso all’acqua di tutti gli esseri umani. L’OMS stabilisce a 40 litri pro capite il minimo necessario. Eppure a livello internazionale  si è fatto di tutto per  modificare il “diritto” all’acqua con un minimo necessario garantito a tutti, con il “bisogno” di acqua ed in quanto tale, da pagare nei suoi diversi trattamenti tecnologici. L’acqua da risorsa di tutti diventa un bene su cui speculare.

“Lo stato deve essere amministratore responsabile delle risorse delle persone, che deve gestire in vista del bene comune e le privatizzazioni devono avvenire all’interno  di un chiaro quadro legislativo, che permetta ai governi di assicurare che l’intervento privato protegga in effetti l’interesse pubblico.”

Il messaggio che è sponsorizzato dalla Coldiretti, non considera che il maggior consumo di acqua, circa il 50 % proviene proprio dall’agricoltura ed è su questo settore che abbiamo diversi abusi, fra i quali non rispetto dei consumi assegnati dalle concessioni idriche, mancanza di contatori, utilizzo scorretto della risorsa (si irriga in pieno sole perdendo per evaporazione il 50 % dell’acqua pompata), canoni irrisori.

Tra i privilegiati dei canoni irrisori c’è anche la Città del Vaticano, la quale in base all’art. 6 del concordato, ha diritto di avere tutta l’acqua che ha bisogno, senza pagare niente  allo stato italiano. Con l’aggiunta nelle nuove norme italiane, dei canoni di depurazione e di fognatura, la vicenda si complica e da quando Acea è stata quotata in borsa il contenzioso con il comune di Roma è diventato manifesto. Intervengono il Ministero degli esteri ed i rappresentanti del Vaticano per la somma reclamata dall’Acea fino al 2003 pari a 25.170.000 euro.

La soluzione viene trovata e nella finanziaria del 2004 viene stabilito che 25 milioni di euro sono da versare, da parte dello stato,  all’Acea fino al 2004, più altri 4 milioni per il 2005. Va detto che la Santa Sede con 783 abitanti (2005), consuma in un anno circa 5 milioni di metri cubi, quantità sufficiente a dissetare 60.000 persone.

Papa Wojtyla ha anticipato anche il discorso relativo alle biotecnologie. Nel 2000 parlando al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede esprime: “Le scienze e le biotecnologie continuano ad avere nuovi campi di applicazione, ma pongono  allo stesso momento il problema dei limiti da non oltrepassare se vogliamo salvaguardare la dignità, la responsabilità la sicurezza delle persone… l’uomo del 21° secolo sarà chiamato a sviluppare il senso della sua responsabilità.”

La Pontificia accademia pro vita, il cui vicepresidente mons. Sgreccia pubblica “Biotecnologie animali e vegetali. Nuove frontiere e nuove responsabilità” . In sostanza si possono manipolare purché per utilità giustificata, ma non si può intervenire sull’uomo.

In un documento inedito della Conferenza dei vescovi cattolici del Sud Africa, a proposito degli organismi geneticamente modificati,  ogm, dell’8 novembre del 2000,  si mettono dubbi sulla tecnologia imprecisa, sulla cosiddetta impollinazione incrociata, sui rischi per l’ambiente, invitando il governo ad un periodo di 5 anni per il controllo sulla sicurezza, con la sospensione dell’uso alimentare di tali prodotti, utilizzo delle etichette chiare sui cibi, invitando lo stato a firmare il Protocollo internazionale sulla biosicurezza.

“Organismi geneticamente modificati: minaccia o speranza?”. E’ il tema di un seminario di studio organizzato in Vaticano, il 10 e l’11 novembre 2003, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Tale iniziativa è stato profondamente voluta dal nuovo  Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Raffaele Martino, già delegato della Santa Sede all’ONU, tornando sulla questione dopo che indiscrezioni di stampa davano per certo l’appoggio agli ogm da parte della Chiesa, a motivo del fatto che questi potrebbero essere usati per debellare la fame nel mondo.

Una voce fortemente critica invece, si e’ alzata nel corso dei lavori del convegno da uno scienziato ed esperto della materia, il gesuita Roland Lesseps, promotore assieme al confratello Peter Henriot, di un centro in Zambia per lo sviluppo di una pratica agricola non dipendente da pesticidi e sementi geneticamente modificati (va ricordato che la Zambia pur in forte crisi di produzione agricola, ha rifiutato un contributo di 50.000 milioni di dollari dagli USA, perché vincolati all’acquisto di ogm).

Il padre gesuita ha anche criticato l’organizzazione del convegno notando che “gli scienziati invitati sono troppo sbilanciati in favore degli ogm”.

“La nostra prospettiva teologica - ha detto padre Lesseps- si indirizza al rispetto di tutta la creazione di Dio, un rispetto che riconosce la sacralità e l’inviolabilità del valore dell’ordine cosmico. In conseguenza di ciò ogni modificazione genetica non può essere vista semplicemente come uno strumento tecnologico o economico nelle mani degli uomini”.

Che la questione nella stessa Chiesa fosse controversa lo dimostra anche l’ampio dossier pubblicato da “Promotio Iustitiae”, la rivista del Segretariato per la Giustizia Sociale della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù (numero 79), che, sotto il titolo “Organismi geneticamente modificati: un dibattito”, tocca tutte le tematiche legate agli ogm, attraverso interventi basati sulle esperienze personali dei gesuiti, molti dei quali anche in qualità di scienziati ed esperti, in diverse parti del mondo.

Anche l’Agenzia Adista il 3 ottobre 2003 pubblica una serie di interviste al missionario della Consolata p. Francesco Bernardi, ex direttore della rivista "Missioni Consolata", al saveriano p. Marcello Storgato, il comboniano p. Alex Zanotelli, alla responsabile dell’ufficio Giustizia e Pace della congregazione della Consolata suor Patrizia Pasini, a p. Piero Gheddo del Pime, mettendo in evidenza una diffusa contrarietà agli ogm, pur con alcune differenze di pensiero.

Ma allora le domande: E’ giusto brevettarli? Sfameranno il mondo? Sono dannosi? Sono senza risposta?

La Commissione pastorale dei vescovi cattolici della terra del Brasile, impegnata da tempo a contrastare l’uso di sementi transgeniche, ci aiuta in questo.

Brevetti “…Il semplice fatto di brevettare esseri viventi già offende la coscienza umana, poiché la natura è un bene di uso universale e, per i cristiani, dono gratuito di Dio. …Quando attualmente si mettono sul mercato o si distribuiscono inizialmente gratis agli agricoltori sementi brevettate, sbaragliando così le sementi locali liberamente disponibili, si programma intenzionalmente la dipendenza e l’indebitamento.

La fame nel mondo“Eliminare la fame del mondo è l’argomento morale per giustificare fini che nulla hanno a che vedere con questo obiettivo… Tra le principali ragioni della fame nel mondo non c’è il dominio delle tecnologie, ma, al contrario, la distruzione delle forme contadine di produzione, la perdita dell’autonomia produttiva degli agricoltori, la mancanza di politiche pubbliche di appoggio agli agricoltori, la concentrazione del reddito e della terra e la mancanza di lavoro… La tendenza fin qui espressa è quella ad un crescente monopolio del mercato delle sementi e degli alimenti, a una maggiore dipendenza della produzione dai prodotti chimici e a una maggiore dipendenza degli agricoltori dalle grandi industrie…”  Qui va aggiunto anche il fatto che abbiamo nel mondo il 40% di eccedenze alimentari di livello strategico, ma comunque stoccate e utilizzabili.

Sono pericolosi?.Tra i principi etici sottolineiamo quelli della benevolenza, della giustizia sociale, della trasparenza e della precauzione.

Il principio della benevolenza. Questo principio esige che un determinato intervento sulla natura o sull’essere umano si giustifichi per il bene che può fare o per il fatto di essere l’unica possibilità di salvare vite o di combattere problemi cronici.

Il principio della giustizia sociale, nel caso di innovazioni tecnologiche di massa e di alto impatto sociale, ci porta a interrogarci su chi sarà beneficiato e su chi verrà danneggiato. Ora, nel caso concreto dei transgenici, è un piccolo gruppo di grandi imprese che sarà grandemente beneficiato, con grave danno per l’agricoltura familiare.

Il principio della trasparenza esige il massimo di informazioni alla popolazione prima dell’introduzione di massa di tecnologie ad alto impatto e meccanismi di decisione democratica rispetto ad esse. Le grandi imprese usano un altro metodo: il fatto consumato. Oltre a ciò, il consumatore ha diritto di scelta, per ragioni religiose, filosofiche, culturali, etiche o per raccomandazione medica. Questo esige l’etichettatura totale di alimenti transgenici…

Il principio della precauzione … acquista speciale risalto e grande autonomia nella questione dei transgenici, essendo già incorporato alla legislazione di vari Paesi e nel diritto internazionale attraverso il Protocollo di Cartagena. Questo principio implica: l’onere della prova spetta al proponente dell’attività, cioè spetta all’impresa che propone la liberazione del transgenico nell’ambiente garantire sulla sicurezza alimentare ed ambientale del prodotto che sta collocando sul mercato; la non evidenza immediata di possibili danni non deve servire come motivo per rimandare o non realizzare ricerche e test rigorosi di biosicurezza…; nella valutazione di rischio, devono essere considerate e confrontate un numero ragionevole di alternative prima di optare per l’utilizzazione di massa di tecnologie a rischio; la decisione deve essere democratica, trasparente, informata e cosciente con la partecipazione di tutti gli interessati. Non può esserci imposizione totalitaria di una impresa o di un unico settore della società...”

E’ evidente in questo caso che esiste una spaccatura tra la gerarchia ecclesiale e la propria base. Da questo momento in poi non c’è stato, alcun intervento relativo al tema, da parte della Chiesa ufficiale.

Una interessante pubblicazione realizzata nel 2004 è quella di don Marco Belleri, “Biotecnologie animali e Vegetali: tradimento del disegno di Dio” inviata alla Congregazione per la dottrina della fede e della morale.

Nel 2000 dei giovani scouts di una cittadina della provincia di Pesaro Urbino, in una loro ricerca in tema ogm, scoprono che nelle Marche sono state autorizzate 6 sperimentazioni di culture transgeniche, due delle quali nel territorio della Pontificia Santa Casa di Loreto, una gestita dall’Associazione nazionale bieticoltori e l’altra dalla Monsanto (Nuovo Amico 19.3.2000). In uno scambio di lettere con mons. Angelo Comastri, l’allora vescovo di Loreto, comunica ai giovani: “Ho trasmesso la nota all’amministrazione, affinché si esca al più presto da questa situazione…” e successivamente: “Sono lieto di comunicarle che sono intervenuto, affinché l’episodio sia circoscritto e non si ripeta in futuro”.

Anche le nuove tecnologie di comunicazione radiomobile, sono state considerate dai vescovi italiani. La diffusione dei cellulari ha sollecitato la realizzazione di ripetitori diversi per coprire tutta la rete cittadina. Quale posto migliore se non quelli dei campanili che dominano gran parte dei quartieri? Anche un santuario come quello di La Verna ha le sue antenne, seppure mimetizzate, inserite nelle quattro pareti della sommità campanaria. Ecco allora sorgere una rivolta da parte di persone più sensibili, nei confronti delle emissioni elettromagnetiche prodotti da questi strumenti; anche parroci e rettori di chiese sono coinvolti per via delle installazioni, per cui la CEI attraverso il Comitato per gli enti ed i beni ecclesiastici che si pronuncia in merito, con un secco rifiuto: no all’installazione di ripetitori per telefonia mobile sugli edifici di culto e relative pertinenze, smontaggio di quelli eventualmente già collocati.

Della  nota del 4 dicembre 2000 a firma del segretario generale Ennio Antonelli, vediamo i punti più salienti.

·        Vi si cita a rafforzamento della tesi anche l’art. 831 2° comma del codice civile, che ribadisce la specifica destinazione degli edifici di culto, anche di quelli privati, il cui utilizzo a “scopi alieni”, potrebbe mettere in discussione anche la speciale tutela civile.

·        Il fatto di ricevere un compenso per l’affitto delle strutture, è attività produttiva di reddito che pregiudica l’esenzione fiscale riconosciuta alle chiese (DPR 917/86).

·        La struttura deve rimanere integra e devono essere evitate azioni che ne possano compromettere l’integrità e l’aspetto.

·        Dato che non si conoscono ancora bene gli effetti  prodotti dalle radiazioni delle antenne sulla salute dell’uomo, è bene adottare un atteggiamento di prudenza. Perciò nel dubbio meglio avere un atteggiamento “garantista”.

·        Si crea una dipendenza e servitù legata alla manutenzione del ripetitore.

·        Nonostante il contratto è difficile rientrare, senza oneri,  nel libero possesso dell’immobile.

·        Si invitano i vescovi a vigilare sulla corretta applicazione di quanto prospettato.

·        Spetta sempre ai vescovi concedere licenza per la realizzazione dei ripetitori su altri edifici di proprietà ecclesiale evitando concessioni in quei edifici destinati al prolungato soggiorno di categorie e rischio, quali bambini e anziani ( scuole, case di riposo, ecc.).

Interessanti sono le numerose pronunce giurisprudenziali, contenute in un apposito allegato, relative alla giustizia italiana.

Con la sentenza in appello e l’assoluzione per Radio Vaticana del 4 giugno 2007 si chiude la vertenza sul caso elettrosmog dopo sei anni dall’inizio del processo che ha portato sul banco degli imputati i vertici di Radio Vaticana. Nel maggio 2005 Il direttore generale dell’emittente padre Pasquale Borgomeo e l’allora presidente del comitato di gestione cardinale Roberto Tucci furono condannati a 10 giorni per “getto pericoloso di cose”. Tutto è nato nel 2001 per via delle nuove norme in campo elettromagnetico. L’accusa ha sostenuto,che Radio Vaticana sarebbe non solo responsabile dell’inquinamento elettromagnetico denunciato da anni dagli abitanti di Cesano, paesino a nord di Roma, ma avrebbe persino sulla coscienza diversi generi di patologie in cui i residenti della zona sostengono di essere incorsi più di frequente che nel resto d’Italia..

Sul presunto inquinamento elettromagnetico a nord della capitale, la procura ha da tempo aperto un altro fascicolo ipotizzando l’omicidio colposo. Ora è in corso una perizia epidemiologica disposta dal gip per verificare se sussista un nesso di causalità tra 19 morti di leucemia e onde elettromagnetiche.

Fu una nota rubrica satirica televisiva a tirare in ballo la notizia, facendo ascoltare ai telespettatori che la recita del Rosario, nelle case della zona, non avveniva tramite i normali apparecchi, ma anche da citofoni, telefoni e persino frigoriferi e radiatori.

Le associazioni dei consumatori, proporranno il ricorso in cassazione.

Va comunque detto l’area è stata soggetta ad una urbanizzazione indiscriminata, vi sono altri ripetitori militari sotto inchiesta e che i casi di leucemia riscontrati, riguardano in particolare i bambini.

E’ necessario promuovere una intensa opera educativa sul settore ecologico inteso nella sua intera sfaccettatura, a me piace dire a 360°; è anche ciò che sostiene Giovanni Paolo 2° congratulandosi con chi è impegnato per la tutela ambientale e almeno tre sono  gli aspetti che dobbiamo considerare maggiormente sottolineati nel documento Sollicitudo rei socialis 1987 .

La prima consiste nella convenienza di prendere crescente consapevolezza che non si può  fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri, viventi o inanimati  - animali, piante, elementi naturali - come si vuole, a seconda delle proprie esigenze economiche. Al contrario, occorre  tener conto della natura di ciascun essere  e delle sua mutua connessione in un sistema ordinato, ch’è appunto il cosmo.

La seconda considerazione, invece, si  fonda sulla constatazione, si direbbe più pressante, della limitazione delle risorse naturali, alcune delle quali non sono come si dice rinnovabili. Usarle come se fossero inesauribili, con assoluto dominio, mette seriamente in pericolo la loro disponibilità non solo per la generazione presente ma soprattutto per quelle future.

La terza considerazione si riferisce direttamente alle conseguenze  che  un certo tipo di sviluppo ha sulla qualità della vita nelle zone industrializzate. Sappiamo tutti che risultato diretto o indiretto dell’industrializzazione è, sempre più frequente, la contaminazione dell’ambiente, con gravi conseguenze per la salute della popolazione .

Tutti noi, prima di tutto, siamo invitati a cambiare i nostri stili di vita, i nostri comportamenti che necessariamente poi agiscono sullo sviluppo e sullo sfruttamento delle risorse.

Nella Sollicitudo rei socialis il Santo Padre li definisce “strutture del peccato”, nel senso che ormai comunemente sono atteggiamenti perversi consolidati, che fra l’altro sono veicolo di trasmissione di altri errori e soprattutto condizionano la condotta di noi uomini.

I più caratteristici sono “la brama esclusiva del profitto, la sete del potere, evidenziati spesso dalla frase, a qualsiasi prezzo”; altri diventano più idolatrati, quali il denaro, l’ideologia, la classe, la stessa tecnologia; altri ancora sono comunemente entrate nel nostro vivere quotidiano che quasi non ci facciamo più caso, come le raccomandazioni, le bustarelle, l’evasione fiscale…

E qui occorre sostenere che ci si impegna poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica “ecologia umana”

Sono le parole del Papa nella enciclica Centesimus annus 1991, dove ancor più chiaramente ci invita a cambiare abitudini di consumo e stili di vita. Curiosamente nello stesso periodo è il motto della campagna del WWF Italia: “Cambiamo gli stili di vita.”

Inoltre in questo documento sottolinea: “Il  sistema economico non possiede al suo interno criteri che consentano di distinguere correttamente le forme nuove e più elevate di soddisfacimento dei bisogni umani dai nuovi bisogni indotti, che ostacolano la formazione di una matura personalità. E’, perciò, necessaria ed urgente una grande opera educativa e culturale la quale comprenda l’educazione dei consumatori ad un uso responsabile del loro potere di scelta, la formazione di un alto senso di responsabilità dei produttori. e, soprattutto, nei professionisti delle comunicazioni di. massa, oltre che il necessario intervento delle pubbliche Autorità…Alludo al fatto che anche la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale”

Eppure in occasione della Giornata mondiale della gioventù GMG di Parigi del 1997 ai giovani viaggiatori sui treni, viene offerta la cena, con alimenti preconfezionati della Nestlè, azienda discussa per l’organizzazione della distribuzione e informazione del latte in polvere nei paesi del terzo mondo; tra i maggiori oppositori qui in Italia, troviamo la RIBN Rete italiana per il boicottaggio della Nestle’.

Per GMG di Colonia 2005 tra gli sponsor c’è la Banca di Roma, uno degli istituti di credito etichettati come “banche armate”;come risulta dalla Relazione 2005 sull’export delle armi (che la Presidenza del Consiglio è tenuta a inviare annualmente al Parlamento), la Banca di Roma ha fornito nel 2004 i propri servizi per l’esportazione di armi dall’Italia per oltre 395 milioni di euro, ricoprendo oltre il 30% delle transazioni, e accrescendo la propria attività rispetto al 2003.

Proprio per questo in occasione delle due manifestazioni, numerose furono le lettere di protesta inviate al responsabile dell’organizzazione mons. Andreatta.

Nel messaggio per la giornata mondiale della Pace del 1998, “Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti”,  Papa Wojtila interviene sui diritti umani e di come questi siano ancora palesemente violati, sulla globalizzazione nella solidarietà senza marginalizzazione,  sulle forme di ingiustizia particolarmente gravi quali l’usura, invitando tutti ad edificare la pace nella giustizia, sul debito estero che le nazioni più povere si trascinano nel tempo come un pesante fardello: oggi l’85% delle risorse mondiali sono in mano al 20% della popolazione (i paesi occidentali per la maggior parte). Si assiste così ad un fenomeno strano che i paesi del terzo mondo pur essendo proprietari di enormi risorse, sono schiacciati da un pesante debito nei confronti dei paesi industrializzati, debito che aumenta sempre di più e la cui responsabilità cade direttamente su di noi.

Nel capitolo dedicato alla legalità si rivolge alle persone che hanno cariche pubbliche. “E’ loro compito impegnarsi  per l’equa applicazione della legge e la trasparenza negli atti della pubblica amministrazione. Posto al servizio dei cittadini, lo stato è il gestore del bene del popolo, che deve amministrare in vista del bene comune.”

Giuste considerazione che lo stato italiano ha recepito nella L. 241/90, attraverso la quale, ogni cittadino ha il diritto di accedere alle a visione o alla duplicazioni degli atti presenti nella pubblica amministrazione, obbligando a dare una risposta entro 30 giorni. Un interessante “passepartout” capace, se usato convenientemente, di aprire tutti i cassetti delle scrivanie pubbliche.

E se si scrive ad una autorità ecclesiale?

Non esiste niente di simile a livello di chiesa e chi scrive è comunque lasciato alla buona disponibilità di chi legge; se poi a farlo sono i laici di solito questi, sono normalmente ritenuti quasi una sudditanza, per cui le risposte spesso occorre sognarsele.

Una norma vaticana del 1978 prevede che gli scritti del Papa e dei vescovi siano coperti dai diritti di autore; mai applicata fino ad ora. Un decreto del 31 maggio 2006 firmato dal cardinale Sodano, prevede che i diritti esclusivi siano della Libreria Editrice Vaticana.

 Certo è che attraverso i nostri pastori passa lo Spirito e i loro interventi sono, o dovrebbero essere, tutti ispirati e noi credenti abbiamo bisogno di questi come dell’aria che respiriamo. Quindi è come se ci si costringesse a pagare questa risorsa indispensabile. C’è chi ha anche parlato di rischio di  simonia, come lo scrittore Vittorio Messori. Si potrebbero separare gli interventi come Papa o come pastori, da quelli scritti personalmente. Varrebbe comunque la pena ricordare il brano evangelico di Luca: “Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci”.  Ma Gesù gli rispose: “Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi”. Eppure Gesù aveva tutte le carte in regola per poter applicare “il copyright”.

A scendere più sulla pratica ambientale, ci hanno pensato i vescovi tedeschi, con una pubblicazione dal titolo “Agire per il futuro della creazione”ottobre 1998, una lettera che fin dalle sue premessa ha il presupposto di suggerire appunto azioni concrete  e la proposta nasce per le persone scettiche che si chiedono se valga la pena impegnarsi per la tutela ambientale. Sostengono che dove viene distrutto l’ambiente c’è sempre povertà e manca una pace stabile. C’è la necessità di una distribuzione equa delle risorse. L’aria e l’acqua non hanno prezzo e quando si acquista un prodotto non si considera l’inquinamento subito per la sua realizzazione, quindi ciò che acquistiamo ha un valore sottostimato, mancando così quegli introiti necessari per le innovazioni tecniche a tutela dell’ambiente; è anche proprio per questo che è difficile contrastare il consumismo. A proposito degli “Orientamenti pratici e soluzioni future” c’è l’invito a cambiare l’idea del rapporto uomo/natura ed è importante che ciascuno di noi agisca personalmente: cambiare stili di vita, custodire la creazione, rispettare tutti gli altri esseri; questo impegno per il futuro della creazione è per la chiesa una forma attuale di testimonianza dei principi evangelici.

Le parole devono essere seguite da gesti concreti e la chiesa può dare testimonianza viva nel sostenere la tutela del creato, solo attraverso azioni concrete, perché i credenti misurano la credibilità della chiesa sull’esempio comportamentale che essa riesce a dare; noi come chiesa dobbiamo dare esempio in quanto proprietari di terreni, coltivatori, committenti, datori di lavoro, insegnanti; importante è fare il primo passo e concatenare le parole alle azioni.

Cosa può fare una parrocchia? Nelle feste parrocchiali si possono evitare di usare le stoviglie di plastica e dire il perché; ridurre i rifiuti e dare informazioni sulle iniziative di risparmio energetico; piantare nelle proprietà, solo alberi autoctoni; vendere prodotti del commercio equo solidale; per le ristrutturazioni e costruzioni di edifici usare materiale ecologico come sughero, carta, legno.

Che i fratelli tedeschi fanno sul serio, lo hanno dimostrato in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, dove la manifestazione ha ricevuto la severa certificazione europea Emas 2, in riferimento agli accorgimenti ambientali attivati, recupero del terreno di una vecchia miniera, uso di carta riciclata, bagni a doppio scarico, recupero differenziato dei rifiuti, utilizzo di energia rinnovabile, fontanelle per l’acqua potabile, trasporti pubblici…

Anche i vescovi italiani si sono impegnati nella difesa del creato e dalla prima assemblea sulla Salvaguardia della Terra ad Assisi nel 2001, si arrivava al documento di questo gennaio 2006, dove viene indicato che il mese di settembre è dedicato alla tutela del creato. Non il solito intervento moralistico, ma è la proposta di un interessante percorso ecclesiale da svilupparsi in 4 momenti: preghiera ecumenica in tema ambientale (il primo settembre è l’inizio dell’anno liturgico ortodosso), dove l’ecologia è una sorta di linea comune tra tutte le altre religioni, che occorre dirlo, molto hanno dato come riflessione in tema ambientale; approfondimento delle tematiche inerenti l’etica e l’ecologia; approfondimento scientifico delle varie problematiche ambientali; momento di festa e celebrazione da vivere in luoghi di particolare richiamo naturalistico e contemplativo o anche in luoghi dove si vivono problematiche ambientali.

In occasione del 1° settembre, anche l’attuale papa Benedetto 16° interviene dal santuario di Manoppello, diocesi di Chieti: “Ci aiuti la Madre del Creatore a rispettare anche la natura, grande dono di Dio che qui possiamo ammirare guardando le stupende montagne che ci circondano. Questo dono, però, è sempre più esposto a seri rischi di degrado ambientale e va pertanto difeso e tutelato. Si tratta di un’urgenza che, come notava il vostro Arcivescovo, è opportunamente posta in evidenza dalla Giornata di riflessione e di preghiera per la salvaguardia del creato, che proprio oggi viene celebrata dalla Chiesa in Italia.”

Non tutte le diocesi italiane si sono impegnate per questa iniziativa; solo la diocesi di Urbino, unica in Italia, ha realizzato, per la volontà dei collaboratori, una iniziativa alla settimana, come suggerita dalla CEI e la festa del creato della domenica 24, in quattro cittadine.

Uno sforzo comunque apprezzabile, ma che deve essere supportato dal nostro impegno personale e diretto: “I Care” era il motto di don Milani; mi interessa, mi voglio impegnare, dovrebbe essere il nostro motto alla tutela dell’ambiente: non si può vivere l’impegno ambientale solo con il senso di simpatia che richiamano i nostri “bambi”, ma questo deve essere sostenuto da una serie di azioni chiare, fatte di denunce incominciando dal nostro territorio, di rinunce, non siamo solo accaparratori di risorse, di crescita personale anche a livello informativo, di senso civico, di impegno verso gli altri.

Il teologo Leonardo Boff nell’Avvenire (24.7.1996) sostiene che dobbiamo collaborare con Dio per preservare la Terra e recuperare la dimensione del “sacro”. Perché solo il sacro può porre limiti alla voracità del Potere. Se non ritroviamo queste due dimensioni forse sarà difficile rispettare la terra . Gli indiani dicevano che lo Spirito dorme nella pietra, sogna nei fiori, si sveglia negli animali...Ecologia, teologia e spiritualità non sono più scindibili. Riscopriamo le nostre radici planetarie, le dimensioni cosmiche.

Tutti siamo connessi, tutte le cose sono articolate, costituiamo un’unica identità: non c’è differenza tra l’Uomo e la Terra, sono la stessa cosa.

L’uomo è la Terra, mentre sente, mentre venera. Noi siamo Terra.

Sant’Angelo in Vado 8.12.06

Giuseppe Dini

Bibliografia

Fondazione Lanza “Etica e politiche ambientali” Gregoriana Ed. Padova 2005 www.fondazionelanza.it

Antonio Simula “ In pace con il creato” ed. Messaggero Padova 2001

Ufficio sociale e lavoro CEI “Responsabilità per il creato” ed. Elledici Torino 2002

AA. VV “Ecologia e Etica” ed. Tellus

Bernardo J. Przewozny “La visione cristiana dell’ambiente“ Giardini ed. Pisa 1995

Marco Belleri “Biotecnologie Animali e vegetali Tradimento del disegno di Dio” LEF Firenze 2004

G. Dini “ La Chiesa  e l’Ecologia” AGESCI Sant’Angelo in Vado PU 2000

Giovanni Paolo 2° “Pace con Dio Creatore Pace con il creato” 1990, entrambi scaricabili dal sito www.educambiente.it pagina Scout.

Die deutschen Bischöfe “Handeln für die Zukunft der Schöpfung“ 22 Oktober  1998

Giuseppe Altamore   “I predoni dell’acqua” Ed. San Paolo Torino 2004

www.educazionesostenibile.it con il forum sulla giornata del creato ricco di documentazione

www.veneziastilidivita.it sito della diocesi di Venezia dedicato alla tutela del creato

www.banchearmate.it sito per la pressione sulle banche che investono in armi

www.ribn.it per capire le motivazioni al boicottaggio della Nestlè



Lunedì, 09 luglio 2007