LO STATO VUOLE ESPROPIARE IL MACRICO PER CEMENTIFICARE. CASERTANI E VESCOVO TORNANO IN PIAZZA

di Agenzia ADISTA n. 65 del 27/09/2008

34593. CASERTA-ADISTA. Il governo offre 28 milioni di euro ma l’Istituto per il Sostentamento del Clero non ci sta e ne pretende 40; i cittadini sono preoccupati perché, comunque vada a finire la trattativa economica, a vincere sarà il cemento e l’asfalto che cancelleranno l’ultima area verde della città; il vescovo, da sempre vicino alle posizioni dei comitati cittadini, prende la parola non per alzare il prezzo, ma per salvare il bene comune e il verde pubblico.

Sono gli attori principali dell’ultimo atto, forse, di una partita che dura da anni attorno al Macrico, una ex area militare di 33 ettari nel centro di Caserta di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (Idsc), che l’ha messa in vendita, ambita dai palazzinari, che lì vorrebbero costruire, e difesa dai cittadini, riuniti nel Comitato “Macrico Verde”, che – sostenuti dal vescovo – lottano perché sia restituita alla città come polmone verde aperto a tutti..

Una storia lunga che inizia circa 15 anni fa, quando il Macrico (MAgazzino Centrale RIcambi mezzi COrazzati) – 324.533 metri quadrati, tre quarti dei quali coperti da alberi e prati – passò dall’amministrazione militare al suo legittimo proprietario, l’Idsc di Caserta, che per legge concordataria eredita i “benefici ecclesiastici” (cioè i beni mobili ed immobili della diocesi). Un primo tentativo di vendita, e di speculazione edilizia, venne bloccato nel 2000 dal vescovo, mons. Raffaele Nogaro che, durante il Te Deum di fine anno, pronunciò parole molto dure, arrivando perfino a minacciare le dimissioni, contro un’operazione che rischiava di trasformarsi in una gigantesca speculazione e cementificazione (v. Adista n. 9/01). Proprio sull’onda di quel Te Deum si costituì un "Comitato area ex Macrico" (oggi Comitato "Macrico verde") che, negli anni, si è sempre battuto per salvare l’area dai numerosi tentativi di vendita ai costruttori e per farne uno spazio pubblico verde a servizio di tutta la città (v. Adista nn. 9, 11, 13, 15, 43, 51 e 63/07).

La svolta pochi mesi fa, con l’annuncio dello Stato e del Comune che il Macrico verrà acquistato – o espropriato – e trasformato nel “Parco dell’Unità d’Italia”, all’interno di un più ampio progetto promosso dal ministero per i Beni Culturali, in occasione del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia, nel 2011 (v. Adista n. 73/08). Sembrava una buona notizia per tutti, ma alla fine dello scorso mese di agosto, quando è stato presentato il progetto nel dettaglio, si è scoperto che del Parco dell’Unità d’Italia sarebbe rimasto solo il nome: nell’area infatti – espropriata al prezzo di 28 milioni di euro, che incasserebbe l’Istituto per il Sostentamento del Clero – verranno costruite due grandi strade di collegamento, parcheggi sotterranei e di superficie, un auditorium da 1.200 posti (fra l’altro a poche centinaia di metri da un teatro già esistente e ampiamente sottoutilizzato, ndr), spazi fieristici, incubatori d’impresa e, probabilmente per dare una spennellata di tricolore, il museo dell’Unità d’Italia. Tutto, o quasi, gestito dai privati.

Alla notizia, sono insorti i cittadini del “Comitato Macrico Verde”: “Miopia politica, incapacità gestionale e, forse, pressioni dell’industria edile (l’unica sempre in attivo nel Casertano, dal dopoguerra, insieme alla camorra) – si legge in un documento del Comitato che promette battaglia fin da subito – stanno dirottando la pianificazione dell’intervento verso la piena realizzazione di profitti imprenditoriali di pochi piuttosto che verso la giusta soddisfazione dei bisogni della collettività” e di una città “già annientata dalla disordinata espansione edilizia”. Questo progetto trasformerà “il Macrico da polmone verde all’ennesima boccata d’aria per i costruttori”.

Protesta anche l’Idsc, ma per tutt’altre ragioni: 28 milioni di euro sono pochi, il Macrico ne vale almeno 40, scrive don Antonio Aragosa, presidente dell’Istituto, in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi lo scorso 9 settembre. Se la Presidenza del Consiglio dei ministri è d’accordo sulla cifra di 40 milioni (che don Aragosa dice essere già stata pattuita in passato), l’Idsc è pronto a cedere l’area al più presto; “se invece intende comunque portare avanti forzosamente la procedura d’esproprio, come da avviso già ricevuto, l’Istituto ne trarrà le legittime determinazioni e muoverà le necessarie eccezioni, al momento opportuno, per tutelarsi adeguatamente”. Cioè resisterà all’esproprio, con le carte bollate.

Ultimo ad intervenire è mons. Nogaro, con una lettera aperta al sindaco: plaude all’esproprio nell’interesse del bene comune e dei cittadini di Caserta, ma esprime grande preoccupazione per il rischio che il Macrico, da ‘polmone verde’ a servizio della rinascita della città, diventi invece luogo di edificazione intensiva nell’interesse di pochi. Sarebbe il fallimento della mia opera di pastore che da anni si batte per il Macrico Verde – scrive Nogaro –; ma sarebbe anche il fallimento dell’amministrazione comunale; e, cosa più grave, sarebbe il fallimento di tutta la città. (luca kocci)

Articolo tratto da
ADISTA

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Marted́, 23 settembre 2008