Ambiente
Che disastro: il pil non cresce

di Michele Zarrella

SEMPRE più spesso i media parlano di fenomeni climatici estremi e di un pianeta allo stremo. Danno consigli su come comportarsi, quali azioni attuare. Invitano ognuno di noi a fare la sua parte, perché ognuno di noi inquina. Concludono dicendo che la riduzione dei consumi e la lotta agli sprechi è una questione culturale ed etica. Intanto i capi di Stato sembrano impotenti di fronte ai potentissimi ed ottusissimi interessi economici di una società impostata sul consumo e sullo spreco. Se la società dei consumi non consuma, se la crescita dei consumi non aumenta, sulle prime pagine dei giornali si grida al disastro: il PIL (Prodotto interno lordo) non cresce. L’economia si ferma. Gli industriali guadagnano meno. Nessuno riflette che questo modello di società e l’attuale stile di vita potrebbe portare l’umanità verso l’apocalisse? La situazione diventa sempre più grave. Bisogna prenderne coscienza al più presto. Per riflettere su quanto sia urgente affrontare il problema dell’inquinamento e prendere coscienza con immediatezza dello stesso, invito a risolvere questo semplice test:
UNA PIANTA ACQUATICA A FOGLIE LARGHE CRESCE SULLA SUPERFICIE DI UN GRANDISSIMO LAGO RADDOPPIANDO LA SUA GRANDEZZA OGNI ANNO. SAPENDO CHE DOPO 10.000 ANNI COPRIRA’ TUTTO IL LAGO, IN QUALE ANNO NE AVRA’ COPERTO LA META’ ?
Pensateci un po’. . . e poi …controllate la risposta più avanti.
Intanto vi ricordo alcune forme di inquinamento prodotte dall’uomo: immissione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, produzione di polveri sottili, processi industriali pericolosi che a volte sfociano in disastri altamente nocivi [?ernobyl (URSS), Bopal (India), Seveso(Italia), ecc.], testate nucleari dismesse e non neutralizzate, milioni di tonnellate di petrolio sversate nei mari, rifiuti non differenziati, foreste abbattute e incendiate, aumento delle onde elettromagnetiche, ecc. il tutto con conseguenze altamente pericolose per la salute dell’uomo (patologie tumorali, ecc.) e per la “salute” del pianeta (effetto serra, variazioni del clima, scioglimento dei ghiacciai, ecc.). Molti di questi fenomeni si autoalimentano creando così un effetto valanga. Ad esempio, se i ghiacciai si sciolgono l’effetto “specchio” dei raggi solari diminuisce e gli oceani si riscaldano di più provocando un maggiore scioglimento dei ghiacciai. E poi, a catena, si avrà l’innalzamento del livello dei mari, che porterà milioni di persone ad abbandonare le proprie abitazioni creando problemi di pressione demografica, che si sommerà a quella dell’aumento della popolazione (nelle tre ultime generazioni è passata da due a sei miliardi di persone), alla crescente richiesta di energia, all’aumento dell’inquinamento e della temperatura dell’atmosfera … e così via; a valanga. L’inquinamento cresce esponenzialmente e potrebbe condurci all’apocalisse. Allora vogliamo fare coscientemente i sacrifici necessari per evitarla o dobbiamo aspettare che ce lo imponga la Natura a modo suo? Però a quel punto non sapremo se sarà possibile tornare indietro, come dimostra la soluzione del test: la metà del lago sarà coperta nel 9.999° anno. Cioè un anno prima dell’ultimo. Infatti l’anno successivo, raddoppiando, coprirà l’intero lago. E soffocherà alcune forme di vita che vi sono in esso?
L’ inquinamento del pianeta potrebbe essere assimilato alla pianta del lago? Se non lo fermiamo subito, potrebbe essere troppo tardi? Gli ultimi anni del test potrebbero essere assimilati alle ultime generazioni umane? Non a caso ho scelto il numero 10.000, essendo circa 10.000 le generazioni di homo sapiens che hanno calcato questo pianeta. Continuare a versare nell’atmosfera tonnellate di gas serra significa rischiare di rendere l’ambiente invivibile, con il rischio che, quando ce ne accorgeremo, per porvi rimedio saremo costretti a grossi sacrifici, o addirittura potrebbe essere troppo tardi, avendo superato il punto di non ritorno?.
Consumare sempre più equivale ad inquinare sempre più. E se fino ad un certo livello la Terra, (intesa come un organismo “vivente” terra-oceani-piante-atmosfera come la definì il matematico James Lovelock, chiamandola Gaia), riesce ad assorbire, trasformare e restituire l’energia necessaria in un ciclo bilanciato, superando quel livello si cominciano a rompere alcuni equilibri con conseguenze che potrebbero essere a catena e divenire inarrestabili e soprattutto insopportabili per la nostra forma di vita.
Se siamo tutti uniti otterremo il risultato. Sfruttando la globalizzazione possiamo spingere l’umanità a prendere coscienza del problema. Qui è in gioco il destino di molte specie, compresa la nostra. Salvare le specie che abitano questo pianeta con i suoi cieli azzurri, boschi verdi e acque limpide è un impegno morale.
Se tutti ci comporteremo rispettando l’ambiente, non sprecando energia, utilizzando fonti rinnovabili per produrla, differenziando i rifiuti, utilizzando macchine ed apparecchiature con minor impatto ambientale, illuminando le città con lampade a diodi, ecc. compiremo una serie di azioni che si sommerebbero creando un effetto a catena virtuoso che ci riporterebbe alle condizioni del 1990, considerato dal trattato di Kyoto come anno base.
Abbiamo le capacità per farlo. Ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale, ma oggi possiamo, anzi dobbiamo scegliere di cambiare le cose: con uno stile di vita sobrio senza eccessi e senza sprechi, con quello che compriamo, con l’uso razionale e responsabile che facciamo dell’energia.
Dobbiamo avere la volontà di farlo. Dobbiamo deciderci e passare all’azione. È il tempo dell’agire.

Michele Zarrella
zarmic@gmail.com
Gesualdo (AV) 10/11/2008



Martedì, 11 novembre 2008