Due urgenti utopie per il secolo XXI

di Leonardo Boff

Teologo e membro della Commissione della Lettera per la Terra


Il testo di Leonardo Boff che di seguito riproduciamo è il suo intervento a Nairobi in occasione del Forum mondiale della teologia e della liberazione del gennaio 2007.

VIVIAMO nel pieno di una crisi di civiltà di proporzioni pianetarie. Ogni crisi offre la possibilitá della trasformazione, come anche il rischio di un fallimento desolante. Nella crisi, paura e speranza si intrecciano. Per dare fiato alla speranza, nascono le utopie. Per loro natura, le utopie non si relizzamo mai totalmente. Peró ci tengono nel cammino. Sono come le stelle. Non le raggiungeremo mai. Peró incantano le notti ed orientano i naviganti. Un poeta di questa cittá di Porto Alegre, Mario Quintana, ha scritto molto bene:
     Se certe cose sono irrealizzabili, perbacco! Non è un buon motivo per non volerle.

    Come sarebbero tristi i sentieri se non ci fosse la presenza magica delle stelle.



Nel contesto della crisi attuale vedo emergere due utopie, che sono connaturali alla Teologia dells Liberazione: l’utopia della salvaguardia della Casa Comune, il Pianeta Terra, e l ’uopia della conservazione della unitá della familia umana.

Prendiamo in considerazione la prima :

L’ utopia della salvaguardia della Casa Comune

  La teologia della liberazione é nata  ascoltando le grida degli oppressi. Il suo merito é stato di aver messo al centro il povero, facendolo soggetto della sua storia e "luogo" a partire dal quale si capisce meglio la natura di Dio come Dio della vita, la missione di Gesú come il promotore di vita in abbondanza  e la natura della Chiesa come sacramento, cioé strumento e segno di liberazione integrale. 

  Ma non sono soltanto i poveri che gridano. Gridano le acque, gridano le foreste, gridano gli animali, gridano gli eco-sistemi, grida la Terra. Tutti costoro, anch’essi sono vittime della stessa logica, che produce i figli della povertá. Per questo la Terra e la natura sono sfruttate e devastate. Nella opzione preferenziale per i poveri, contro la povertá e a favore della liberazione -- marchio registrato della Teologia della Liberazione  -- si é inserito il Grande Povero che  é il pianeta, l’unica Casa Comune, che abbiamo a disposizione per abitare. Una teologia della liberazione sará integrale solamente se incorporerá, nella sua riflessione e nella sua pratica, la liberazione della Terra come sistema di sistemi, come superorganismo vivo, di cui noi siamo figli  e figlie assieme agli altri organismi vivi, nostri fratelli e sorelle, ugualmente prodotti ed alimentati dalla madre Terra.

  Cosí, come l’incontro con il povero ha permesso una esperienza spirituale originaria, base  di una pratica e di una riflessione liberatrice, allo  stesso modo, adesso l’incontro con la questione ecologica fornisce una nuova esperienza del Sacro e dello Spiritus Creator, che agisce nella sua creazione, suggerisce pratiche alternative nella relazione con la natura e nel nostro stesso stile di vita. Da questa esperienza e da questa pratica si proietta l ’utopia della salvaguardia della Terra.

  Questa utopia possiede il carattere di urgenza, perché la nostra civiltà ha prodotto il principio dell’auto-distruzione. Si puó distruggere il progetto planetario umano e ferire profondamente la biosfera in venticinque modi diversi. Giá quaranta mila anni fa’, molto prima del neolitico (dieci mila anni fà) cominció un assalto sistematico alla biosfera, perché si  svilupparono strumenti, che facilitarono il dominio della natura. In poche migliaia di anni, i cacciatori estinsero i mammut, i bradipi giganti ed altri mammiferi preistorici.

  Ai nostri giorni questo processo diventa tremendamente piú pericoloso. C’è un tasso di estinzione che fa parte, come  norma, del processo di evoluzione: circa trecento speci l’anno. Ma oggi ogni tredici minuti scompare definitivamente una specie a causa della voracitá produttiva e consumista degli esseri umani. Questo scenario drammatico ha mosso il grande storiografo  Arnold Toynbee (†1975) a scrivere nel suo saggio autobiografico  Esperienze (1969): "Ho vissuto per vedere la fine della storia trasformarsi in una possibilitá intra-storica, che può essere concretizzata non da Dio ma dall’essere umano". La stessa cosa pensava il famoso cosmologo Carl Sagan poco prima di morire nel 1996: "le forze che sostengono la natura  e l’universo non possono più garantire il futuro della Terra, il quale adesso dipende dalla volontá politica degli esseri umani". Per sopravvivere  dobbiamo volerlo collettivamente. Infine, nessuno ha descritto meglio l’attuale dramma, che la "Lettera della Terra", documento che è stato frutto della riflessione mondiale, tenendo presente la salvaguardia  del pianeta  e che l’ UNESCOha fatto proprio affinché fosse reso noto in tutte le scuole:

Ci troviamo difronte ad un momento critico della storia della Terra in un epoca in cui l’umanaitá deve scegliere il suo futuro. La scelta é questa: o creare una alleanza globale per prendersi cura della Terra e prendersi cura gli uni degli altri, oppure  rischiare la nostra distruzione e la  distruzione della diversitá di vita .

  Adesso possiamo capire quanto sia motivata l ’utopia della salvaguardia della Terra. Non ci sará piú una Arca di Noé che salvi qualcuno e lasci morire gli altri. O ci salviamo tutti o tutti periremo. Questa urgenza è il fondamento di un’altra realtà centrale. Il problema non é piú sapere quale futuro abbia la civiltà della tecnoscienza globalizzata o che futuro abbia il cristianesimo o la Teologia della Liberazione. Il problema é sapere che futuro avranno la Terra e l’umanitá e fino a che punto la nostra tecnoscienza, la Chiesa, la Teologia della Liberazione possono aiutare ad assicurare un futuro di speranza per tutti.

  Per questo abbiamo bisogno di un nuovo paradigma, che abbia a stabilire una alleanza di pace durevole con la Terra. E questo si chiama paradigma ecologico. Qui l’ecologia non si riduce ad una tecnica di gestione delle risorse naturali scarseggianti, ma implica un nuovo sguardo verso la natura, la percezione che non esiste "l’ambiente" da solo. Ció che realmente esiste é una grande comunitá di vita, di cui noi siamo un membro assieme agli altri con la particolaritá di essere esseri etici e spirituali con la missione di guardiani della creazione, coloro che si prendono cura di tutto ció che esiste e vive, perché tutto quello che esiste e vive merita di esistere e di vivere. Implica capire, come lo capivano i primi popoli e gli scienziati di punta di oggi, che la Terra non é inerte, non è un baule di risorse illimitate. E’ viva, dosa tutti  gli elementi fisico-quimici-ecologici in un modo tanto sottile ed integrato come soltanto un organismo vivo puó fare. Per questo é chiamata "superorganismo vivo", Gaiaou Pacha Mama.E l’essere umano (uomo/donna ) deriva da humus (terra feconda ), come Adamo proviene da  adamah, terra fertile. L’essere umano, piú chefiglio/a della Terra, é la Terra stessa, che, in un momento della sua evoluzione, cominció a sentire, a pensare, ad amare, a prendersi cura e a venerare.

  Non posso dettagliare i principi a sostegno dell’utopia della Terra. La nostra cultura li ha esiliati, ma oggi stanno tornando e fondando la base della geo-societá. Sono le cure che una relazione amorosa verso la realtá, cure che costituiscono  l’etica fondamentale, che preserva la vita e garantisce la convivenza di tutti con tutti. É la dimensione dell’anima, il femminile nell’uomo e nella donna, che ci rende sensibili alla totalitá, che ci apre per captare i messaggi che tutte le realtá irradiano e che conferisce  alla vita la sua centralitá e collaborazione, superando la competizione e la visione meramente utilitarista della natura. Infine, la spiritualitá, come momento di coscienza che ci fa sentire legati e annodati al Tutto, che vive di valori non materiali come la compassione e l ’amore, la solidarietà ed il dialogo con la Fonte originaria di ogni essere. Questi principi ci permettono, come dice il grande poeta portoghese  Fernando Pessoa, "immaginare la vita  come mai è stata immaginata".

L’utopia della salvaguardia dell’unitá della famiglia umana

  La seconda utopia consiste nella  salvaguardia dell’unitá della famiglia umana. C’é il rischio reale che la famiglia umana venga divisa tra coloro che beneficiano dei progressi tecnologici e della biotecnologia (dispongono di tutti i mezzi possibili di vita e benessere  - circa 1,6 miliardi di persone - in grado di prolungare la vita fino a 130 anni, cosa che corrisponde all’etá delle cellule)  e coloro che (gli "esuberi", 4,4 miliardi di esseri umani) imbarbariti, abbandonati alla propria sorte, avranno un’attesa di vita, al massimo, fino ai 60/70 anni, disponendo delle tecnologie convenzionali, all’interno di un quadro perverso di povertá, miseria ed esclusione sociale.

  Questo fossato è stato creato dall’orrore economico che ha occupato tutta la scena della storia sotto la dominazione del capitale globalizzato. Ritenendosivincitore sul socialismo, (caduto alla fine degli anni 1980) ha inasprito i suoi principi: competizione, individualismo, privatizzazione, diffamazione di ogni altro tipo di politica e la satanizzazione dello Sato, riducendolo ai minimi termini. Duecento mega-multinazionali, il cui potere economico equivale a quello di 182 paesi, guidano, assieme agli organismi dell’ordine capitalista, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (BM) e l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) l’economia mondiale fondati unicamentesul principio della competizione senza alcun senso di collaborazione. In Brasile 8 milioni di famiglie sono creditrici del governo, disponendo di 700 miliardi di reali (=l’1 %  dei ricchi detiene il 42 %  della richezza nazionale). In un sistema come questo tutto diventa merce - dal sesso alla mistica, dall’acqua agli organi umani - con una voluttà di accumulazione sfrenata delle ricchezze e dei servizi alle spese della devastazione della natura e della precarietá senza limite dei posti di lavoro.

  Il rischio è che costoro creino un mondo solo per sé; che riducano i diritti umani ad una necessitá umana che deve essere  soddisfatta dai meccanismi del mercato (ha diritto solo chi paga e non chi é semplicemente una persona umana); che facciano dei diversi dei disuguali e dei disuguali dei diversi, cioé persone che vengono considerate come non-appartenenti alla razza umana.

  L’idea di uguaglianza non ha mai trionfato politicamente in Occidente (che domina tutto il processo di globalizzazione). E’  rimasta circoscritta al discorso religioso-cristiano di contenuto utopico. Questo deficit di cultura ugualitaria elimina gli ostacoli che impedirebbero la bifurcazione della famiglia umana. In questo modo potrà trionfare un’etá di tenebre mondiali, che si abbatterebbe su tutta l ’umanitá.

  L ’utopia urgente é conservare l’unitá della famiglia umana, che abita nella stessa Casa Comune. Tutti sono Terra, figli/e della Terra, creati ad immagine e somiglianza del Creatore, fatti fratelli da Gesú Cristo e tempio dello Spirito. Tutti hanno il diritto di esere inclusi nella Casa Comune e di partecipare dei suoi doni

  Per dare corpo a questo utopia abbiamo bisogno di recuperare i valori legati alla solidarietá ed alla compassione. É importante ricordare che é stata la solidarietá/cooperazione che ha permesso ai nostri antenati, qualche milione di anni fà, di fare il salto dalla animalitá all’umanitá. Andando a  raccogliere il cibo non lo mangiavano individualmente, come facevano gli animali più grandi. Al contrario, riunivano la frutta e la caccia e la portavano dove si trovava il gruppo di co-uguali e lo dividevano fraternamente tra tutti loro. Da questo gesto primordiale nacque la societá, il linguaggio e la singolaritá umana. Anche oggi potrá essere la solidarietá senza limiti, partendo dal basso, la compassione, che si sensibilizza davanti alla sofferenza dell’altro, che riusciranno a garantire il carattere umano della nostra identitá e delle nostre azioni. É stato quello che vergognosamente é mancato ai grandi creditori internazionali, i quali, davati alla tragedia dei  tsunamis del sudest dell’Asia, non hanno perdonato i 26 miliardi di debito di quei paesi castigati, ma hanno solo posticipato di un anno il pagamento. Senza il gesto del buon samaritano, che si china sui caduti della strada, o la volontá di infinita compassioine del  bodhisattwa che rinuncia ad entrare nel nirvana per amore alla persona che soffre, all’animale ferito o al ramoscello spezzato, difficilmente potremo affrontare la barbarie quotidinana, che sta diventando normale a livello mondiale.

  Finisco questo riflessione pienamente d’accordo con la prospettiva degli astronauti, che ebbero il privilegio di vedere la Terra dal di fuori del pianeta: Terra ed umanitá formano una unitá senza distinzione, dinamica, irradiante ed aperta. Entrambe adesso sono minacciate. Entrambe possiedono un medesimo destino e si presentano assieme dinanzi al futuro. La loro salvaguardia costituisce il maggior contenuto di una unica grande utopia, l ’utopia del secolo XXI .

  Se la nostra tecnologia non ci aiuterá a sognare questo sogno e non porterá le persone a viverlo, non avremo compiuto la missione che il Creatore ci ha riservato tra tutti gli esseri, cioé quella di essere l’angelo buono e non il Satana della Terra, non avremo ascoltato e seguito Colui che disse: "Sono venuto a portare la vita e vita in abbondanza".  Dobbiamo crescere, fratelli e sorelle, coscienti della nostra responsabilitá, sapendo che nessuna preoccupazione é piú fondamentale di quella di prendersi cura dell’unica Casa Comune che abbiamo, cercando di fare in modo che tutta la famiglia umana possa vivere unita in essa con un minimo di zelo, solidarietá, fratellanza, compassione e rispetto, che producono quella felicitá discreta che ci spetta per quel breve tempo, che ci é permesso di vivere su questo piccolo pianeta.



Mercoledì, 13 febbraio 2008