L’opposizione all’aeroporto di Viterbo - Documentazione
La banca europea per gli investimenti finanzia il caos climatico

di ANELA STEFFANOVA E CATERINA AMICUCCI

[Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor at libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell’ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "La Bei finanzia il caos climatico" e il sommario "La piu’ grande banca pubblica del mondo presta ad aeroporti e imprese low cost".

Anela Steffanova e’ impegnata nella ong Bankwatch, osservatorio sulla finanza internazionale.

Caterina Amicucci e’ impegnata nella Campagna per la riforma della Banca Mondiale]


Il nuovo accordo raggiunto dal Consiglio Europeo lo scorso marzo e che prevede una riduzione del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2020 ha trascurato due elementi importantissimi: la crescita esponenziale in Europa del settore dei trasporti, in particolare quello aereo, e il ruolo chiave, in questo ambito, della Banca Europea per gli Investimenti.

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Bei, un portfolio di 45 miliardi di euro

La Banca Europea per gli Investimenti (Bei), con il suo portfolio di prestiti superiore ai 45 miliardi di euro l’anno de attualmente la piu’ grande istituzione finanziaria internazionale. In qualita’ di banca dell’Unione Europea dovrebbe rispettarne e attuarne i fini fondamentali: sviluppo sostenibile, lotta ai cambiamenti climatici, protezione della biodiversita’, contributo al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ma la realta’ del suo programma di prestiti disegna un quadro ben diverso. La Bei gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del trasporto in Europa, settore responsabile del 30% dei gas serra. Negli ultimi dieci anni ha realizzato investimenti in questo settore per piu’ di 112 miliardi di euro, circa un terzo del suo bilancio totale nel periodo di riferimento. Questo enorme esborso e’ avvenuto, e avviene tuttora, in assenza di una politica e di criteri chiari per la concessione dei prestiti. L’impatto climatico dei progetti, ad esempio, le sfugge. Sembra piuttosto preoccupata degli interessi dei suoi clienti. Infatti gran parte del capitale e’ investito in opere che alimentano il cambiamento climatico: oltre alla costruzione di nuove autostrade, lo sviluppo degli aeroporti e il finanziamento di imprese quali Easyjet o Jaguar.

Un rapido sguardo ai dati rende la portata delle responsabilita’ della Bei: le emissioni totali di CO2 derivanti dai progetti di ampliamento aeroportuale da essa finanziati - il Terminal 5 di Heathrow e di Schipol, il Terminal 4 di Madrid Bajaras - a pieno regime superano le emissioni totali annue di paesi quali Nuova Zelanda, Svizzera, Irlanda, Norvegia, Slovacchia. Un confronto impressionante considerando gli impegni assunti dall’Europa.

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Prestare ai ricchi i soldi dei poveri

Gli investimenti della Bei sono in palese contraddizione con gli obiettivi dell’Unione Europea sul cambiamento modale dei trasporti e la riduzione dei gas serra.

Ma non e’ tutto. La Bei, per statuto ed in qualita’ di banca pubblica, non potrebbe sostenere progetti finanziabili con altri strumenti o settori in forte crescita in grado di reperire capitali dal mercato. In questo quadro appare inaccettabile che la Bei stia valutando un terzo prestito di 120 milioni di euro per un’ulteriore estensione della capacita’ cargo dell’aeroporto di Malpensa: uno degli scali europei con la piu’ alta crescita di passeggeri e di voli cargo e con un ente gestore, il Gruppo Sea, che ha registrato nel 2006 un utile netto di quasi 35 milioni di euro. Per queste ragioni l’organizzazione europea Cee Bankwatch Network ha condotto uno studio approfondito circa i finanziamenti della Banca europea per gli investimenti nel settore dei trasporti, sul periodo 1996-2005. Il risultato e’ il recente rapporto "Lost in Transportation": la predilezione della Bei per il trasporto stradale ed aereo.

Bankwatch chiede alla Banca di interrompere immediatamente la concessione di prestiti al trasporto aereo, ricordando, oltre al devastante impatto climatico dovuto alle emissioni di CO2 direttamente in alta quota, che il settore risulta essere gia’ fortemente sussidiato grazie all’esenzione Iva sui biglietti aerei, l’esenzione della tassa sul carburante e i sussidi diretti per lo sviluppo degli aeroporti e delle compagnie aeree.

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Ridirezionare la Bei verso la sostenibilita’ e l’interesse pubblico Bankwatch e le altre organizzazioni europee che lavorano per una riforma della Bei che le restituisca il ruolo di strumento finanziario al servizio dell’interesse pubblico, chiedono che gli investimenti siano ridirezionati allo sviluppo del trasporto urbano, intermodale e ferroviario.

L’Italia e’ uno dei paesi che detiene la maggiore quota di capitali della Bei (16,1%), insieme a Francia, Germania e Inghilterra. Partecipa ai suoi organi direttivi, il Consiglio dei Governatori e il Consiglio dei Direttori, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Puo’ quindi giocare un ruolo chiave nel promuovere una profonda riforma, per trasformare la Bei in uno strumento al servizio del pubblico interesse e delle politiche di sviluppo sostenibile in Europa.

Tratto da
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proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
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Numero 170 del 3 agosto 2007



Venerd́, 03 agosto 2007