I rifiuti di Napoli, dalla brace alla padella e poi ancora sulla brace

di Salvatore Carnevale

Una critica alla richiesta di risarcimento della Tarsu,


E’ tutto vero quello che viene comunicato dai mass-media, i cittadini di Napoli e provincia individualmente si stanno organizzando, con associazioni di consumatori o studi legali, per chiedere la restituzione delle somme versate negli ultimi cinque anni per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Una cifra che, in una suggestione collettiva, complessivamente potrebbe arrivare tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Anche nella provincia è iniziata la "corsa" al risarcimento danni. Ma è proprio un vantaggio di un diritto acquisito? Oppure era tutto già scritto? Infatti sembra un "copione" già visto in altre parti del mondo:  Stati o Enti Locali che vengono spinti al dissesto finanziario e saranno poi costretti a cercare risorse finanziarie "fresche".

Se la richiesta di risarcimento,  “colorata” anche da strumentalizzazioni di campagne elettorali, si espande nella "lievitazione" il Comune di Napoli, e non solo, visto anche gli impegni già assunti da un punto di vista finanziario in anni precedenti si troverà con una passività di bilancio stratosferica nel giro di pochi anni, grazie alla rivendicazione  dei cittadini. Ma da dove possono arrivare le nuove entrate per il Comune? L’unico modo per fare fronte ai debiti è di mettere sul mercato i titoli azionari delle partecipate (acqua, gas, rifiuti etc. etc.) con l’utilizzo della Finanziaria approvata nel dicembre 2007 dove all’art. 3 comma 29 cita <<entro 18 mesi dall’entrata in vigore della presente legge le amministrazioni di cui all’art. 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n° 165 comma 2 - uniformità del lavoro pubblico a quello privato - nel rispetto delle procedure ad evidenza pubblica, cedono a terzi le società e le partecipazioni vietate ai sensi del comma 27>> (quest’ultimo tutto da interpretare per chi ha un senso ideale sui servizi alla collettività, molto chiaro invece per chi vuole mercificarli e detiene il potere). A tal fine, visto il dissesto finanziario e la responsabilità giuridica nei confronti di terzi (cittadini) cadono anche tutti i vincoli, di cessione dei titoli azionari delle partecipate in possesso dei Comuni, enunciati dal Consiglio di Stato nell’Adunanza Plenaria del 3 marzo 2008 e riferiti al controllo analogo previsto per le partecipate (quest’ultimo inteso come un controllo uguale o pari alla responsabilità diretta dell’Ente pubblico per il soddisfacimento delle esigenze della cittadinanza nell’espletamento dei servizi di pubblica utilità).

Questo è un danno che peserà tutto sui cittadini, nel prossimo futuro, che dovranno subire per i servizi di base alla cittadinanza le tariffe  determinate ad opera di società di diritto privato (s.p.a.) con l’ingerenza delle multinazionali.


L’analisi così fatta è stata posta alla signora Filumena dei quartieri, la
donna ha risposto
: <<vui sit giuvinot, ma ancora nunn’o avit capit? chist rò
potere, o’ sistem, cià aggirn’e e cià votn comm’o vonn’o lor’o"; alla signora è stato poi chiesto: ma chi sono questi del potere? La signora Filumena ha risposto: uagliù ma aronn’e vnite, Bassolino  cumpagn e amici s’ so vunnut l’acqua e a munezz e tutt’a a Campania paricchò tiempe fà; alla signora è stato poi chiesto: allora che possiamo fare? in un rapporto ormai confidenziale Filumena a risposto: Baffon non ven’e chiù scassat, scassat tutt cose cà nun cià facimm’o chiù.



nella difficoltà di scrivere il dialetto napoletano ma "nel rispetto di cronaca" e contrariamente a un senso pacifista che ancora ci appartiene il dialogo è stato riportato integralmente. 

 Salvatore Carnevale



Sabato, 15 marzo 2008