C’è un legame esplicito fra responsabilità verso l’ambiente e difesa della giustizia

di Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

IL presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, insieme con il presidente di turno del Consiglio europeo, il serbo Janez Jansa, e il presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pöttering, hanno presieduto il 5 maggio 2008 a Bruxelles un incontro tra 21 leader religiosi delle tre grandi religioni monoteiste presenti in Europa. Il tema proposto era “Affrontare le sfide attraverso il dialogo interculturale: il cambiamento climatico e la riconciliazione”.
Un tale incontro viene organizzato già da quattro anni, ma per la prima volta era presieduto dai tre presidenti, alla presenza anche del ministro degli esteri europeo, signora Ferrero-Wander.
Durante la conferenza stampa una giornalista ha chiesto per quale motivo vengano privilegiate in questo modo le religioni come interlocutrici nella costruzione dell’Europa. La critica non era rivolta tanto all’assenza di altre comunità religiose come quella buddista o induista, quanto al timore che la laicità si perda, di fronte a comunità forti e organizzate come quelle religiose.
In realtà giornate come queste sono preziose proprio per l’esperienza di incontro e di dialogo che provocano.
Erano presenti diversi esponenti musulmani importanti, portavoce di islam diversi fra loro. Hanno parlato di un islam europeo, che si va facendo anche grazie agli sforzi di integrazione e intercultura delle politiche europee. Ma hanno portato anche una forte richiesta di contemperare la libertà di stampa vigente in occidente con la necessità islamica di non essere insultati nella propria fede.
Da parte ebraica erano presenti quattro rabbini, tra cui il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Proprio quest’ultimo, sul tema primario della crisi ambientale, ha messo in evidenza che nella Bibbia non esiste la parola “natura”, ma che tutto è “creato”, di cui l’essere umano è parte.
Per le chiese protestanti erano presenti il presidente della Conferenza delle chiese europee (KEK), Jean-Arnold De Clermont, i vescovi luterani Wolfgang Huber, dalla Chiesa evangelica tedesca (EKD), Anders Harld Wejryd, dalla Chiesa di Svezia, e io stessa, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e unica donna. Era inoltre presente il vescovo Lowe, della Chiesa d’Inghilterra, che ha raccontato come il tentativo del primate di Gran Bretagna di considerare con serietà la posizione della shari’a islamica nella società inglese abbia sollevato reazioni pesanti e un clima di pregiudizio che impedisce l’ascolto.
Come italiana sono stata invitata per dare visibilità alle piccole chiese minoritarie protestanti del Sud Europa. Ma ero anche l’unica donna, dato che le religioni faticano a vedere nelle loro fila delle donne leader. Anche negli incontri passati la presenza femminile era sempre soltanto di parte protestante, e nel mio intervento ho sostenuto che si dovrebbe dare maggiore visibilità alle donne dentro le diverse fedi e anche agli incontri interreligiosi di donne.
Alcune prospettive si aprono a partire da questo incontro così intenso.
Intanto una presa in carico seria delle questioni legate al cambiamento climatico da parte delle religioni. Le comunità religiose possono raggiungere capillarmente i/le credenti e spingere in direzione di una trasformazione degli stili di vita. Siamo consapevoli che il peso maggiore dei cambiamenti climatici grava, in termini di fame e morte, sui popoli più poveri. C’è un legame esplicito fra responsabilità verso l’ambiente e difesa della giustizia. Un nodo è, per esempio, la produzione di biocarburanti che sottraggono cibo alle popolazioni umane. Infine si tratta del mondo che vogliamo lasciare alle generazioni successive, quindi della speranza che riusciamo a rendere effettiva: non siamo l’ultima generazione su questo pianeta!
Un altro tema delicato del dialogo interreligioso si è imposto: la relazione fra religioni e legislazioni europee. Anche l’assemblea ecumenica di Sibiu ha mostrato che questo è uno dei nodi su cui si giocano i temi della laicità della società europea e della responsabilità civile delle chiese.
Da parte delle istituzioni europee e in particolare da parte del presidente Barroso si è visto un interesse nei confronti delle forze religiose che possono essere elementi di sapienza politica e sociale e possono anche trasformare la società europea. In quanto si riesce ad attivare un dialogo sempre più ampio fra le religioni, a livello di leadership e a livello di base, la società può trovare apertura e superare le barriere dell’intolleranza e del pregiudizio. Le religioni stesse possono incoraggiare le istituzioni europee nelle loro scelte politiche difficili e a volte impopolari di riduzione dei consumi e di riconversione delle risorse energetiche.
Si è convenuto che il dialogo interreligioso è parte del dialogo interculturale, tema cui è dedicato l’anno 2008 in Europa. Le istituzioni religiose si muovono e ragionano con i loro termini propri, la Commissione europea sostiene il dialogo fra loro. E’ nostra la responsabilità di stare in questo dialogo con mente attenta e cuore aperto. (NEV-19/08)



Domenica, 11 maggio 2008