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www.ildialogo.org PADRE LINO CAMPESAN,A CURA DI CARLO CASTELLINI

PADRE LINO CAMPESAN

A CURA DI CARLO CASTELLINI

Originario di Vicenza, una figura di uomo ricco di idee e di iniziativa ricco di intraprendente capacità operativa arricchita di virtù cristiane quella del missionario combonianoche rivive nel ricordo e nella ricostruzione di GINO BALDO, fratello laico coadiutore, che insieme con lui ha condivisio le gioie e le sofferenze della missione nella città di ESMERALDAS in EQUADOR. Qui diventa l'animatore della CITTA' DEI RAGAZZI (CIUDAD DE LOS MUCHACHOS), di cui pone le basi per uno sviluppo moderno con laboratori di falegnameria, meccanica, elettricità e agricoltura, a favore di una formazione professionale dei ragazzi. Il vescovo ANGELOBARBISOTTI lo sceglie quale Parroco della cattedrale di ESMERALDAS. Molto stimato in vita, compianto dopo la sua morte. I suoi funerali accompagnati da una folla commossa.


PADRE LINO CAMPESAN    -   MISSIONARIO COMBONIANO UNA VITA A SERVIZIO DEGLI ALTRI E DELLA MISISIONE. NEL RICORDO E NELLA RICOSTRUZIONE BIOGRAFICA DEL LAICO FRATEL GINO BALDO AMICO E CONFRATELLO DI BATTAGLIE.
NOTE SCRITTE E DEPOSTE NELL’ARCHIVIO COMBONIANO DI ROMA.
 
PADRE LINO   CAMPESAN era arrivato in EQUADOR nel 1957. Due anni prima i missionari comboniani avevano aperto la prima missione di ESMERALDAS. PADRE LINO era stato destinato a SAN LORENZO, un allora un grosso villaggio nel Nord di ESMERALDAS, nel cuore della foresta equatoriale, dove viveva un numeroso gruppo di neri, trasportati dall’Africa al tempo della Colonia Spagnola: gente povera e senza iniziativa. La fame e le malattie erano i loro principali nemici e causa dell’alta mortalità.
Dopo il suo arrivo e dopo aver preso visione di tutta quella miseria, PADRE LINO pensò:”QUI NON SI RISOLVE NULLA CON PAROLE DETTE DAL PULPITO, BISOGNA FARE QUALCOSA DI CONCRETO”.
Così dopo essersi rimboccato le maniche, incomincia a lavorare. Per prima cosa costruisce un DISPENSARIO MEDICO, compra e si fa mandare dall’Italia e dagli STATI UNITI le medicine più necessarie. La gente comincia ad accudire al dispensario perché sa di trovare un rimedio ai loro mali. La foresta è ricca di legname buono e pregiato: fonda quindi una scuola artigianale per la lavorazione del legno. Ottiene dai Superiori italiani la disponibilità di un collaboratore fratello laico e la scuola dà i suoi primi frutti e riesce a licenziare i primi giovani falegnami del posto.
Al settore della falegnameria si aggiungerà ben presto il settore meccanico e quello elettrico. Ma la gente è carente di cultura di base perché le poche scuole che esistono sono di livello elementare. Padre LINO CAMPESAN pensa allora di fondare un collegio dove colloca le aule della scuola media e contribuisce a dare impulso alla cultura che diffonde in mezzo ai giovani.
Ma nell’area del quartiere SAN LORENZO il terreno non coltivato è ancora abbondante e PADRE LINO concepisce allora l’idea di costruire una scuola di AGRICOLTURA, dove i giovani possano apprendere a dissodare e coltivare la terra e migliorare, con il frutto del loro lavoro, anche il loro sistema alimentare. Le opere di PADRE LINO in SAN LORENZO si moltiplicano: prende avvio l’OSPEDALE con i reparti di Maternità, Medicina Generale, Radiografia e Sala Operatoria; appoggiato così da 300 uomini e da alcuni mezzi, riesce ad aprire una strada di 25 chilometri, in mezzo alla foresta, per raggiungere in tal modo, villaggi isolati che avrebbero richiesto giornate intere di cammino.
   Nel 1973 Padre LINO si prende un periodo di vacanze e torna in Italia. Ha così modo di percorrere tutta la provincia di VICENZA, per far conoscere il problema missionario, raccogliere fondi e tornare in missione. Al suo rientro nella terra di EQUADOR, IL Vescovo di ESMERALDAS lo nomina PARROCO DELLA CATTEDRALE, DI Esmeraldas, ormai divenuta una cittadina. La chiesa di Esmeraldas stava affrontando in quel momento un difficile problema educativo: LA CITTA’ DEI RAGAZZI (CIUDAD DE LOS MUCHACHOS). L’istituzione, nata da alcuni anni, raccoglie ragazzi di strada, piccoli delinquenti, indiziati dalla Polizia per furto, si trova in crisi: problemi economici che urgono, organizzazione della disciplina interna, contrasti nella conduzione, ne suggerirebbero la chiusura. Ma PADRE LINO CAMPESAN ama troppo quest’opera per lasciarla cadere e si offre per rimetterla in piedi. Ed è così che nel febbraio del 1974 assume la Direzione della CITTA’ DEI RAGAZZI e comincia l’opera di ristrutturazione: rilancia il settore dell’agricoltura, incrementa il numero dei bovini, restaura la scuola elementare, dà inizio alla scuola media, mette ordine nelle officine della Meccanica, della falegnameria, del settore elettrico, e poco dopo, prepara l’apertura della tipografia.
I ragazzi delle scuole medie hanno accesso ai vari reparti e possono prepararsi ad una professione tecnica. Sotto la sua guida la CITTA’ DEI RAGAZZI riprende vita, rafforza e migliora la sua organizzazione pratica e tecnica e può continuare la sua attività senza interruzioni. Padre LINO CAMPESAN profuse le sue energie per otto anni nella CITTA’ DEI RAGAZZI, fino al momento della sua morte.
PADRE LINO CAMPESAN era un uomo infaticabile. I suoi confratelli ed il VESCOVO, quando si recavano alla CITTA’ DEI RAGAZZI, lo trovavano sempre al lavoro: o alla guida di un trattore o intento a riparare un bus. Era un uomo che sapeva fare di tutto: capiva di meccanica e di falegnameria, ma anche di agricoltura e di elettricita’. Ma era anche sacerdote e tutte le sere celebrava la santa messa con i suoi ragazzi: ed il sabato era là per ricevere le loro confessioni e la domenica, oltre la messa per i Ragazzi della Città, andava a prestare servizio ministeriale in una parrocchia. Teneva pure lezioni di catechismo nelle scuole.
PADRE LINO CAMPESAN non era mai stanco, era un trascinatore che coinvolgeva la gente nel lavoro, dando sempre lui per primo, l’esempio. Sapeva ascoltare la gente e orientarla con la sua parola, e la gente lo ricambiava e gli voleva bene e lo amava perché in lui vedeva un PADRE, un FRATELLO MAGGIORE che li consigliava ed aiutava.
Ma il 23 marzo 1982 morì per un incidente sul lavoro. Com’era sua abitudine, stava lavorando sul tetto della falegnameria su cui stava tendendo una linea elettrica. Scivolò per puro caso a causa della rottura dell’eternit del tetto. Nel tentativo di trovare un appoggio sicuro, perdette l’equilibrio e cadde a testa in giù sul pavimento di cemento. La caduta gli provocò l’immediata perdita della conoscenza ed un gravissimo trauma cranico che lo avrebbe portato alla morte.
I ragazzi che lo avevano visto cadere incominciarono a gridare. Nella CITTA’ DEI RAGAZZI si trovava in quel momento un italiano, impiegato nella vicina centrale termoelettrica, in fase di costruzione. Si rese ben presto conto della situazione e corse a cercare l’autoambulanza che era sempre di servizio nella centrale, ben equipaggiata e fornita di strumenti per le emergenze, con la presenza di alcuni infermieri e un medico.
Giungono sul posto dopo soli dieci minuti e vista la situazione lo trasferiscono subito all’ospedale. Ma l’ematoma è grave e PADRE LINO e’ già entrato in stato di coma: nessun medico, con l’attrezzatura dell’ospedale di ESMERALDAS, si assume la responsabilità di un intervento chirurgico. Non resta altra soluzione che trasportarlo a QUITO, la capitale a 330 KM di distanza. La strada è pessima e le gravissime condizioni di salute del padre esigono un trasporto aereo. Ma è disponibile un solo volo pubblico e non si può attendere il giorno seguente. Finalmente si riesce a reperire un ‘avionetta ed un pilota, che alle sette di sera, ormai in piena oscurità,su una pista non ancora equipaggiata per voli notturni, lo trasporta s QUITO. Alle otto e mezza della notte, sei ore dopo l’incidente, si effettua l’intervento. L’operazione dei medici dura tutta la notte e quando escono dalla sala operatoria i referti dei medici confermano l’esistenza di 14 fratture del cranio e si concedono cinque giorni prima di dichiararlo fuori pericolo. Ma PARE LINO non ce la fa più, e spira alle due del pomeriggio: era il 24 marzo del 1982.
Il suo corpo fu trasferito ad ESMERALDAS. Il viaggio via terra durò tutta la notte, e si arrivò alle cinque del mattino nella chiesa Madre di Esmeraldas,  nel santuario de la Merces,dove la salma fu ricomposta ed esposta per la veglia. Fu vegliato giorno e notte. La chiesa si riempì di gente e non ostante la sua capienza tanti dovettero rimanere fuori Sono intervenute persone da tutte le parti della città e della provincia di ESMERALDAS. I funerali furono celebrati il 26 marzo. Il vescovo presiede la celebrazione eucaristica con piu’ di venti sacerdoti concelebranti Durante l’omelia IL VESCOVO e il padre provinciale dei Missionari Comboniani, ne tracciano un profilo umano e spirituale, ricco di doti umane e virtù cristiane.
La folla ancora numerosa che lo accompagna al cimitero si avvicina più che può alla sua bara, perché tutti vogliono avere l’onore di toccarlo, trasportarlo stargli vicino per l’ultima volta. Il funerale percorre alcune strade e fa il suo ingresso nel cimitero accompagnato dal pianto della gente. Il mesto silenzio è rotto soltanto da alcuni commenti spontanei che si colgono a mezza voce: è morto un missionario, è morto un santo, un uomo che ci voleva bene, che ci ha veramente amati. Grazie PADRE LINO CAMPESAN: hai dato davvero tutto per noi. (FRATEL GINO   BALDO).   A CURA DI CARLO CASTELLINI.


Giovedì 19 Novembre,2009 Ore: 12:14
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
BRUNO BRULIO Brescia 01/12/2009 16.18
Titolo:Grazie
Carissimo Gino,
Devo dire che attraverso questo tuo scritto ho riscoperto quella bella figura di missionario che era P.Lino e ti dirò che molte cose di lui mi si erano annebiate e non ricordavo più nulla della sua opera in Esmeraldas e in particolare S.Lorenzo e la CI MU. Era dasvvero un uomo eccezionale che sapeva fare di tutto e dove non sapeva ci provava lo stesso per conoscere e fare e insegnare. Abbiamo vissuto insieme questa sua presenza alla CIMU e tu più di me hai scoperto anche il suo senso religioso di " religioso" e come sapeva stare anche nella sua comunità comboniana. E ricordo quei rosari nel suo ufficio dopo una giornata di lavoro faticosa e non tralasciava nulla per esempio di buon prete e missionario. Devo dire che mi hai fatto venire un sacco di nostalgia per tutti quei bei momenti trascorsi insieme: vita vissuta con grinta, energia, volontà, esperienze uniche che con P.Lino hanno lasciato un ricordo unico e che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, apprezzarlo per le sue capacità, ma anche per la sua disponobilità, e c'erano tutte le ragioni per volergli bene.
Bravo H.Gino hai tracciato il suo profilo con tutti gli ingredienti di un uomo così vitale in poche parole. E vista la tua predisposizione per queste ricerche, dovresti cercare di mettere insieme tutto il materiale possibile in modo che anche per i tuoi confratelli comboniani possa essere testimonianza vera e che nei dettagli di una vita come quella di P.Lino rimettere insieme la tua esperienza di missionario comboniano. Lavoraci sopra. Io ti ringrazio per questo tuo lavoro e per le persone che abbiamo conosciute e con loro abbiamo lavorato, faticato, vissuto, costruito... ecco questo potrebbe essere un tuo impegno durante l'attesa di un possibile ritorno in missione e per tutto, ti auguro ogni bene.
bruno

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