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www.ildialogo.org La cerimonia all'ex albergo Regina - Milano,di Marco Cavallarin

La cerimonia all'ex albergo Regina - Milano

di Marco Cavallarin

Chi ieri era con noi in via Silvio Pellico sa come sono andate le cose. Chi ha resistito per quelle due ore - e siamo stati tanti - ha trovato calore nello stare insieme agli altri nel nostro Giorno della Memoria. Chi non c'era si è risparmiato un freddo tremendo, ma ha perduto una occasione di profonda umanità.
E' stata una cerimonia  bella, seria, profonda, ricca di presenze, di umanità.  Alcune foto scattate da Leonardo Visco Gilardi, nome importante della fotografia italiana, si possono vedere in http://picasaweb.google.com/aned.milano. Credo che siamo riusciti a fare una cosa non formale, ma profonda.
Ringrazio quanti mi hanno scritto, troppi perché possa rispondere a tutti. Sono sempre righe di solidarietà, di affetto, di impegno. Cosa rara, in questi tempi di incultura, trovare ancora viva, vitale, un'umanità del genere. Grazie per essere stati insieme, di fatto o col pensiero, in questo atto del Giorno della Memoria.
Una sola nota dolente: il titolaccio stupido del Corriere della Sera di oggi che, nelle pagine milanesi, dimenticando che finalmente dopo 65 anni c'è qualcosa che ricorda cosa era l'ex albergo Regina, sa solo sottolineare che la parola “ebrei” non si trova nel testo della lapide. Come se gli ebrei non fossero esseri umani. Come se non sapesse quanto importante sia l'impegno a mantenere viva la Memoria, della Shoah in primo luogo, per tutti noi. Ho scritto al Corriere la lettera che trovate allegata.
Grazie,
Marco Cavallarin
P.S.: Il volumetto sull'albergo Regina si può trovare anche alla “Libreria del Mondo Offeso” a Milano, Corso Garibaldi 50 (cortile interno), 02.36520797, libreriadelmondooffeso@fastwebnet.it

 

La lettera al Corriere della Sera
 

 
Alla Redazione Milanese del Corriere della Sera
Al Direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, Presidente della Fondazione per il      Memoriale della Shoah, Milano
A Sergio Romano
A Isabella Bossi Fedrigotti
e, p.c., a:
Presidente della Comunità ebraica milanese, Leone Soued
Presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Giorgio Sacerdoti
Direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Michele Sarfatti
Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Liliana Picciotto Fargion
Vice Presidente della Fondazione per il Memoriale della Shoah, Milano, Roberto Jarach
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna
Vice Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Claudia De Benedetti
Presidente dell’Assemblea dei Rabbini italiani, Giuseppe Laras
Rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib
Firmatari della “Petizione ex-albergo Regina”
Oggetto: Lo scoop avvilente del Corriere della Sera: la lapide all’ex Albergo Regina.
Troviamo disdicevole l’uso dello scoop, strumento di un giornalismo falsificazionista, dilettantesco e scandalistico, il cui uso diventa gravissimo se getta discredito su una cerimonia che chiunque sia in buona fede ha giudicato esemplare per compostezza e per valore civile.
Leggiamo infatti, con dolore e rammarico, sulla prima pagina milanese del “Corriere della Sera” di oggi 23 gennaio 2010, il titolo: Quella lapide che dimentica gli ebrei, e l’articolo sottostante, a firma di Benedetta Argentieri, che scrive a proposito della lapide apposta ieri all’ex albergo Regina: “Gli ebrei non sono menzionati. Una ‘dimenticanza’ che ha provocato più d’un malumore tra gli ebrei milanesi.” Alla disattenta giornalista, che ha probabilmente colto l’umore di qualche altrettanto disinformato personaggio, sfugge un fatto di straordinaria importanza, sottolineato da tutti coloro che hanno preso la parola nel corso della cerimonia, avvenuta, prima che scoccasse l’ora dello Shabbat, venerdì 22 gennaio 2010 a  Milano, in via Silvio Pellico angolo via Santa Margherita: che dopo  65 anni dalla liberazione dell’Albergo Regina c’è finalmente una targa a ricordo di quel tragico e dimenticato (in primo luogo dalla giornalista) luogo, sede dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945, del quartier generale nazista a Milano. Alla Argentieri sfugge altresì che abbiamo voluto che questa lapide si scoprisse in occasione del Giorno della Memoria che, oltre che per legge, è nel nostro sentire, di Memoria della Shoah prima di tutto.
Non esiste ad oggi – a quanto amaramente ci risulta - uno studio sistematico sulla storia dell’albergo Regina dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945. Alcune cose meritoriamente sono state scritte dagli storici, in primo luogo da Luigi Borgomaneri, ma quegli archivi non sono ancora stati rovistati. Noi abbiamo raccolto molte testimonianze, diari, vari materiali, ma nulla che possa dimostrare in maniera documentata – come è invece, ad esempio, per il carcere di San Vittore – la specificità della persecuzione degli ebrei in quella sede. Stando a questo punto gli studi sull’ex albergo Regina, individuarvi una specificità, quella della Shoah, non dimostrata avrebbe avuto la conseguenza di alimentare revisionismi, negazionismi e altri falsificazionismi antisemiti, oltre che anti-resistenziali.
L’epigrafe, le cui parole erano da tempo note ai firmatari della petizione (sono state inviate, e a più riprese, più di 100.000 e-mail nei mesi precedenti la cerimonia) e agli organi d’informazione, parla di “antifascisti, resistenti, esseri umani di cui il fascismo e il nazismo avevano deciso il sistematico annientamento”. “Esseri umani”, in evidente contrapposizione con “il fascismo e il nazismo”, comunque responsabili insieme del “sistematico annientamento”. E volutamente si sono usati questi termini per definire le vittime dell’Albergo Regina, per non escludere dal triste elenco, altre “categorie” di cittadini passati dalla sede di via Santa Margherita.
Ad oggi non possediamo un elenco delle “categorie” di persone “transitate” dall’Albergo Regina e non sappiamo quanti siano stati gli ebrei che hanno conosciuto quel terribile luogo. Sappiamo, soprattutto dalle testimonianze, che ebrei sono passati per quelle stanze. Certamente sappiamo che all’interno dell’Albergo Regina, come abbiamo avuto modo di precisare nell’opuscolo realizzato dal Comitato promotore, 1943 – Albergo Regina, agiva il famigerato Koch, che veniva chiamato dai suoi collaboratori “cucinatore di ebrei”.
Sicuramente sappiamo – soprattutto grazie al lavoro serio, puntuale, cavilloso, inesorabile di Liliana Picciotto Fargion, della cui amicizia siamo onorati - che gli ebrei venivano raccolti nel carcere di San Vittore, che fungeva da luogo di raccolta degli ebrei arrestati a Milano, nella provincia, nella zona di frontiera italo-svizzera e nelle grandi città del nord (Genova e Torino). Ad essi era destinato, dapprima il IV raggio del carcere di San Vittore e, successivamente, dall’aprile-maggio del 1944, il V raggio. Dal carcere milanese essi venivano direttamente avviati verso i campi di concentramento e di annientamento. Gli elenchi degli ebrei destinati ai lager tedeschi erano compilati, all’albergo Regina, da Koch, che era presente anche quando gli ebrei venivano portati via in gran numero da San Vittore.
Siamo profondamente dispiaciuti se “malumori” si sono manifestati “tra gli ebrei milanesi”, come leggiamo nell’articolo di Benedetta Argentieri. Personalmente abbiamo ricevuto da parecchi dei moltissimi ebrei presenti alla cerimonia attestazioni di apprezzamento, di partecipazione, di stima.
Il testo della lapide, che sottolinea il progetto di sistematico annientamento da parte del fascismo e del nazismo e di avvio ai campi di concentramento e di annientamento di migliaia di esseri umani, non esclude nessuno e, tantomeno gli ebrei, vittime della tragedia più grande, la Shoah, della cui specificità siamo molto ben consapevoli. Nel termine ‘antifascista’ crediamo inoltre che si possano riconoscere la maggior parte degli ebrei milanesi di allora, già vittime delle leggi razziali fasciste del 1938, e di oggi.
Un giornalismo del genere amareggia gli animi di quanti hanno speso anni ed energie per una causa dimenticata.
Dei promotori della “Petizione ex albergo Regina”:
G. Marco Cavallarin
Roberto Cenati


Domenica 24 Gennaio,2010 Ore: 17:36
 
 
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