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www.ildialogo.org BENEDETTO XVI IN VISITA ALLA SINAGOGA DI ROMA IL 17 GENNAIO 2010? UNA FARSA E UN INSULTO: ANNULLIAMOLA - di Gherush92.Committee for Human Rights.,a cura di Federico La Sala

MEMORIA E VERITA', PER LA RICONCILIAZIONE. DOPO GIOVANNI PAOLO II, AL COMANDO DELLA CHIESA, UN PAPA SENZA AMORE ("CHARITAS") E SENZA VERITA' (BENEDETTO XVI,"CARITAS IN VERITATE", 2009). INDIETRO NON SI TORNA ...
BENEDETTO XVI IN VISITA ALLA SINAGOGA DI ROMA IL 17 GENNAIO 2010? UNA FARSA E UN INSULTO: ANNULLIAMOLA - di Gherush92.Committee for Human Rights.

(...) Caposcuola di una nuova corrente conservatrice di negazionismo e revisionismo storico, il pontefice mira a ridurre la shoah ad un evento accidentale, che - per quanto grave - resti per sempre sganciato dal cristianesimo e, dunque, dall’antisemitismo storico e di sempre (...)


a cura di Federico La Sala

  LA TRISTE FARSA DELLA VISITA 
  DEL PAPA IN SINAGOGA

I preparativi della visita del papa in sinagoga, così come riferito in un empio articolo apparso su Radio Vaticana, continuano a seminare sconcerto, dolore e rabbia. L’organo del Vaticano vuole inventarsi una nuova storia e cioè che nel settecento gli Ebrei del ghetto partecipano gioiosamente e di spontanea volontà ai festeggiamenti per l’elezione del nuovo papa. L’editoriale sostiene, infatti, che, per aggiungere un’ulteriore suggestione alla prossima visita del papa in sinagoga, saranno per lui esposti per la prima volta nel museo ebraico dei preziosi pannelli risalenti al XVIII secolo, preparati dagli ebrei per festeggiare l’elezione del pontefice e abbellire l’area della città dal Colosseo all’arco di Tito.

Tale bucolico ed amorevole quadretto - gli Ebrei imprigionati da oltre duecento anni nel ghetto di Roma che partecipano con gioia all’elezione del pontefice e addobbano con gaudio le strade e le piazze della città fino all’arco di Tito che rappresenta la presa di Gerusalemme e la distruzione del Beit HaMikdash - è una evidente falsità che manifesta un chiaro disegno revisionista e negazionista.

Può darsi che gli ebrei s’ impegnassero a fondo confezionando e mostrando arazzi, vessilli e pannelli abbelliti di preziose miniature destinati al papa, questo è possibile; ma davvero esprimono sincera amicizia e partecipazione? Ci immaginiamo sul serio gli Ebrei, rinchiusi nel ghetto, derubati dei loro libri sacri e privati delle sinagoghe, limitati nell’esercizio delle professioni e del commercio, addobbati con il segno distintivo giallo, costretti alle prediche forzate, assassinati, puniti e torturati dal Tribunale dell’Inquisizione, lieti e felici nel festeggiare il nuovo papa persecutore ed oppressore? Non è questa, piuttosto, la prova sconcertante di un tentativo di frenare la feroce repressione cristiana? Uno sforzo di sopravvivenza? Un segnale di paura, assoggettamento, prigionia e schiavitù plurisecolari? Quando lo sgomento intride la memoria fino al presente e inquina il futuro, quando è precluso l’esercizio dei fondamentali diritti di espressione, libero spostamento e lavoro, quando è minacciata l’esistenza quotidiana, ogni gesto è la risposta ad un ordine o a una punizione, oppure è solo un tentativo disperato di allontanare una minaccia imminente e di indurre alla ragione chi ha il potere di vita o di morte e lo adopera ogni giorno contro di te.

La verità è che gli Ebrei non hanno un bel niente da festeggiare, né ieri né oggi. Nel corso del settecento i papi rinnovano l’infame corpus legislativo, foriero di tragedie fino alla Shoah, che impone il ghetto ed altre orribili punizioni già da oltre duecento anni. Clemente XII (1730-1740) sostenitore della tortura, ripristina la "mazzolatura", rottura delle ossa a colpi di bastone, e prepara un minuzioso codice antiebraico, rinnovato da Benedetto XIV e poi da Pio VI. Ebrei condannati a morte, obbligati a subire il “confortorio”, cioè la pressione senza sosta alla conversione ad opera di temibili organizzazioni dell’Inquisizione come gli ordini mendicanti (domenicani, francescani) o la confraternita di San Giovanni Decollato, veri e propri aguzzini. Benedetto XIV (1740-1758) teorizza il favor fidei con il quale si dichiara prevalente su ogni altra autorità il criterio del vantaggio per il cristianesimo; è la base per una campagna di conversioni forzate e di rapimenti di bambini ebrei e per gli ordini, da parte dell’Inquisizione, di spezzare le lapidi dei cimiteri ebraici. Pio VI (1775-1799) promulga il terrificante “Editto sopra gli Ebrei” nel 1775, reiterato con aggravanti nel 1793 per calmare i cristiani che volevano distruggere il ghetto e gli ebrei.

Chiediamo che gli storici arazzi settecenteschi, simbolo della triste sottomissione degli ebrei al potere della chiesa, non siano ostentati urbi et orbi come la falsa metafora dello storico rapporto di amicizia che lega i cristiani agli ebrei o della presunta inclusione di questi nella società del tempo. Considerazione ed amicizia non sono mai esistite, né tanto meno dialogo paritario e rispetto dei diritti umani. Il cristianesimo, prendendo le mosse dal Vangelo, infatti, non ha mai rispettato i diritti umani, i diritti dei popoli, i diritti degli ebrei, dei popoli indigeni, dei Roma, degli Africani, dei bambini, delle donne, degli omosessuali, il diritto alla diversità. il cristianesimo non ha sottoscritto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed esprime da sempre oppressione, violenza e prevaricazione. Per questo noi consideriamo l’impegno della chiesa per l’evangelizzazione del mondo, essenziale non per la vita civile ma per la distruzione delle società, dei popoli e della diversità.

Chiediamo che, pubblicamente e in presenza della stampa, durante la visione dei preziosi addobbi, sia dettagliatamente descritta la condizione degli Ebrei romani all’epoca della manifattura degli arazzi e sia letto l’Editto sopra gli Ebrei qui riportato:

http://www.gherush92.com/documents/editto_sopra_gli_ebrei.htm

  NO ALLA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA 
  NO AL CROCIFISSO IN SINAGOGA

  Gherush92 
  Committee for Human Rights 
  UN ECOSOC 
  gherush92@gherush92.com

_________


  Gherush92 
  Committee for Human Rights

ANNULLIAMO LA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA!

Annulliamo il dialogo interreligioso !

La prossima visita del papa in sinagoga è un insulto agli ebrei, ai rom, agli omosessuali, alle donne e a tutti coloro che sono stati massacrati nella shoah e nel corso dei secoli dal cristianesimo. La manomissione della memoria, l’elogio del silenzio e la minimizzazione del significato della shoah sono un’offesa e una violazione dei diritti umani di tutte le vittime.

Benedetto XVI ha progettato una vera campagna per l’appropriazione da parte del cristianesimo della memoria e della shoah e agisce scientemente e in tempo per prepararsi ad entrare, il prossimo mese, nella sinagoga di Roma da Papa Re e Papa trionfatore, osannato dai benpensanti e dagli opportunisti. Caposcuola di una nuova corrente conservatrice di negazionismo e revisionismo storico, il pontefice mira a ridurre la shoah ad un evento accidentale, che - per quanto grave - resti per sempre sganciato dal cristianesimo e, dunque, dall’antisemitismo storico e di sempre.

Il papa intende manipolare e trascinare chiunque in questa nuova linea di pensiero, perfino gli ebrei, così da schiacciarli e isolarli nella loro memoria.

Sabato 19 dicembre, quando tutto il mondo può ascoltare ma non gli ebrei, principali destinatari della notizia; a ridosso della celebrazione del Natale quando i cristiani sono distratti perché impegnati nella preparazione della festa; a meno di un mese dalla visita alla sinagoga di Roma quando inviti, preparativi e allestimenti sono oramai stabiliti; a poche ore dal furto della insegna di Auschwitz, che ha significato manomissione e violazione della memoria, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, le argomentazioni diffuse da Benedetto XVI all’atto della firma dello scandaloso decreto sulle virtù eroiche di Pio XII, il papa della shoah:

“Papa Pacelli ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere le innumerevoli vittime della guerra”. Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”.

Una violenta provocazione congegnata a regola d’arte!

Non contento, con una manovra calcolata, di fronte alla attonita reazione ebraica, il 21 dicembre ha ricordato che “La visita a Yad Vashem (11 maggio 2009) ha significato un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l’odio di un’ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò, in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo”. Con una messa in scena degna del più stupefacente trasformismo, il cristianesimo con il suo “Dio di Gesù Cristo” - causa originaria e principale responsabile della shoah, apice di 20 secoli di persecuzione cristiana in Europa - diviene improvvisamente una vittima. E’ ancora il caso di ripetere che l’accecata ideologia che nel tempo ha provocato milioni di vittime innocenti è proprio il cristianesimo? E che non esiste antisemitismo che non affondi le sue radici nel cristianesimo?

Nello stesso discorso il pontefice auspica nella chiesa la creazione di un luogo dove atei e agnostici - anche se in mezzo ad oscurità di vario genere - possano pregare il Dio ignoto in modo da entrare in relazione con l’unico vero Dio cristiano. E così sottrae identità e memoria anche ad atei e agnostici, molti dei quali, eretici, infedeli, massoni e comunisti, persero la vita nelle persecuzioni dall’Inquisizione alla shoah.

Con il doppio gioco del perfetto trasformista, da una parte celebra il dialogo interreligioso, programma la visita alla sinagoga di Roma, si reca al museo della shoah di Gerusalemme, dall’altra reintroduce la preghiera "Oremus et pro Iudaeis" del venerdì santo, revoca la scomunica dell’antisemita Williamson, negazionista della shoah, dà il via libera al processo di beatificazione dell’odioso Pio XII. Nulla è lasciato al caso, anche la visita del 17 gennaio cade in un giorno che ricorda un’altra persecuzione cristiana degli ebrei del ghetto di Roma.

A proposito di papa Pacelli, il papato istituisce una Commissione di studio di rappresentanti del mondo ebraico e del Vaticano per approfondire il caso, ma poi decide, in modo unilaterale, dettando condizioni ed esiti: i documenti di archivio restano chiusi e le richieste degli Ebrei inascoltate. Evitando e rimuovendo le richieste della Commissione, con il decreto unilaterale firmato dallo stesso Ratzinger, oggi Pio XII è un eroe, un modello per le nuove generazioni, un “venerabile” pronto per la beatificazione.

Con un’operazione divide et impera semina zizzania fra gli stessi ebrei. Padre Peter Gumpel - il relatore della causa di beatificazione di Pio XII - ha dichiarato “Prima di tutto vorrei dire che non tutto il mondo giudaico è contro la beatificazione, ma solo una parte di esso. Penso ad esempio agli ebrei americani, che in maggioranza sono grati per quanto Pio XII si prodigò per salvare il maggior numero di vite umane.”

La realtà è che in America i sopravvissuti alla shoah e i loro discendenti hanno deciso di coalizzarsi e formare un gruppo di pressione su papa Benedetto XVI perché fermi il processo di beatificazione di Pio XII. Se diventasse santo sarebbe una tragedia per le relazioni ebraico-cristiane. La realtà è che Pio XII è uno dei principali responsabili della shoah. Solo con un’operazione mistificatoria è possibile celebrare le virtù eroiche di Pio XII. Il silenzio e il segreto sulla shoah non sono certo un atto di eroismo, ma significano omertà, complicità, connivenza.

Padrone e re dell’occidente cristiano, Pio XII fu un esempio per tutti coloro che chiusero gli occhi dinanzi alla deportazione di ebrei, rom, omosessuali, prigionieri politici e dissidenti. Sapeva degli stermini in atto, avrebbe potuto assumersi delle responsabilità, mobilitare cristiani per fermare il massacro, rischiare almeno la sua pelle, fosse stato un vero eroe. Ma forse era solo uno di quei cristiani miserabili e senza umanità, come ha scritto di lui Pasolini con mirabile sintesi:

  “Lo sapevi, peccare non significa fare il male: 
  non fare il bene, questo significa peccare . 
  Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto: 
  non c’è stato un peccatore più grande di te.”

Il decreto su Pio XII non è una questione interna alla chiesa, come vorrebbero farci credere. E’ come dire che il problema della pedofilia è un problema interno della chiesa che non riguarda i bambini aggrediti e profanati, che l’antisemitismo non riguarda gli ebrei, che l’accusa di deicidio non interessa le vittime di quella calunnia scellerata, o ancora, che i crimini dei carnefici non riguardano le vittime. E’ ovvio, poi, che se si fa parte di una commissione che deve giudicare i fatti e l’operato di Pio XII, la questione non è interna.

Perfino nella diplomazia ufficiale la formula “questione interna” è usata raramente, magari nell’imminenza di una visita di stato e se proprio non se ne può fare a meno.

Ma la visita del papa in sinagoga non è una visita di stato! Non doveva essere, piuttosto, il suggello della ripresa di quel dialogo religioso ebraico-cristiano, impossibile, da molti implorato senza benefici?

C’è da chiedersi perché insistere a partecipare a tavoli di studio e dialoghi con un partner così inaffidabile. Il dialogo interreligioso dà l’avvio alla beatificazione del papa della shoah, con l’umiliazione delle vittime e senza il supplemento di indagine storica, richiesta e concordata ma resa superflua dal nuovo decreto.

“Quando gli storici avranno modo di analizzare con serenità le carte che sono chiuse negli archivi, capiranno meglio la grandezza di questo Papa. La Santa Sede ha fatto tutto quello che poteva fare” con queste paternalistiche e arroganti parole del Cardinale Cottier, teologo della Casa Pontificia e collaboratore di Ratzinger, si intenderebbe chiudere per sempre la bocca agli ebrei e costringerli ad ingoiare l’amaro boccone.

Da più di mezzo secolo qualcuno parla del “presunto silenzio” di papa Pacelli, ma il silenzio è l’unica vera verità e il giudizio degli ebrei rimane negativo e inalterato: agli ebrei non servono archivi, né documenti, che, se rimangono segreti, evidentemente non esistono, a meno che non si voglia preparare un’ulteriore falsificazione.

L’unica verità incontestabile sono le vittime innocenti, gli uccisi solo perché erano quel che erano. Il loro assassinio reiterato resta l’unico inconfutabile giudizio sui loro carnefici che, seppure mascherati, non possono sfuggire alle proprie responsabilità.

Questa beatificazione non è una questione interna alla chiesa. Chi sostiene tale posizione non è un diplomatico né un ministro e, pertanto, dovrebbe valutare l’azione del papa per quello che è: un’ennesima tentativo dei cristiani di mettere alla prova le proprie vittime e gli ebrei, aggredirli,opprimerli, umiliarli fino all’assimilazione.

Pio XII compì delle azioni immorali e ciascuno ha diritto e dovere di esprimere la propria pubblica opinione, mentre considerare queste azioni come eroiche è una ripugnante apologia, è una colpa, è una violazione dei diritti umani degli ebrei e di tutte le vittime della shaoh.

  NO ALLA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA 
  NO AL CROCIFISSO IN SINAGOGA

  Sostieni Gherush92 
  Committee for Human Rights 
  gherush92@gherush92.com

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SUL TEMA, IN RETE, SI CFR.

“Deus caritas est” [Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006! Nell’anniversario del “Giorno della memoria”, il 27 gennaio, non poteva essere ‘lanciato’ nel ‘mondo’ un “Logo” ... più ‘bello’ e più ‘accattivante’, molto ‘ac-captivante’!!!

LA CHIESA DEL SILENZIO E DEL "LATINORUM". Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

EUROPA ED EVANGELO. LA ’CROCE’ (= X) DI CRISTO NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL CROCIFISSO DELLA TRADIZIONE COSTANTINIANA E CATTOLICO-ROMANA.



Mercoledì 23 Dicembre,2009 Ore: 11:19
 
 
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