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www.ildialogo.org CONOSCERE E’ RICORDARE,di Daniela Zini

CONOSCERE E’ RICORDARE

di Daniela Zini

In memoria di Markelov e della Baburova


“Noi dovremmo tutti ben comprendere che a parte noi stessi, nessuno prenderà la nostra difesa. Né Dio, né uno zar, né la legge. Nessuno. Solo noi stessi. E quando noi siamo uniti, spalla a spalla, quando noi ci difendiamo, allora noi avanziamo.”

Stanislav Markelov
 
Il 19 gennaio 2009, l’avvocato trentaquattrenne Stanislav Markelov è ucciso, in pieno giorno, a pochi passi dal Cremino, subito dopo la conclusione di una conferenza stampa. L’assassinio ha i contorni di un delitto su commissione: un uomo mascherato compare dietro di lui nella strada e lo uccide con un solo colpo alla testa, sparato con il silenziatore. Anastasia Baburova, la ventiquattrenne giornalista della Novaia Gazieta, che aveva tentato di frapporsi, è gravemente ferita e muore nella serata. L’omicida, Nikita Tikhonov, può fuggire indisturbato.
L’assassinio avviene a qualche giorno di distanza da quello del rifugiato ceceno, a Vienna, Umar Israilov (16 gennaio 2009), testimone chiave in un’inchiesta davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per rapimenti e torture a carico dell’onnipotente presidente ceceno Ramzan Kadyrov – l’uomo ligio del Cremino in Cecenia –.
La stampa russa è avara di commenti.
Solo la Izvestia annota che una “terribile catena collega i casi intrecciati alla Cecenia: gli assassinii di Khlebnikov (giornalista, 2004), della Politkovskaja (giornalista, 2006), di Yamadayev (membro della Duma, leader dell’opposizione cecena, 2008) e ora di Markelov. Se si giungesse a dipanare il filo di questi casi, si otterrebbe un quadro chiaro di questo assassinio.” Quanto alla Komsomolskaya Pravda – organo ufficiale del Comitato Centrale dell’Unione Comunista della Gioventù Sovietica dal 1925 al 1991, tuttora il giornale più venduto in Russia – vede in questo assassinio un movente antirusso: “In occidente, diranno che la Russia libera un criminale militare, che si vendica. Ecco, il vero volto demoniaco del potere russo. È ciò che ripeteranno gli immondi estremisti e gli oligarchi del calibro di Berezovsky”.
Nella sua generazione Markelov era un’eccezione.
A metà degli anni 1990, era stato un militante attivo della sezione russa dei Giovani contro il razzismo in Europa, cupola internazionale lanciata dal Comitato per una Internazionale Operaia, che comprendeva anche Resistenza Internazionale. A differenza di molti suoi colleghi, che anteponevano solo la carriera, Markelov si era fatto una reputazione di avvocato pronto a battersi contro l’ingiustizia in ogni sua forma.
In quelle ultime settimane, Markelov aveva criticato pubblicamente la liberazione anticipata dell’ex-colonnello Yuri Budanov. Nel 2000, durante la guerra di Cecenia, questo macellaio in uniforme aveva rapito a Khankala una ragazza cecena di diciotto anni, Elza Kungaieva, e l’aveva torturata, stuprata e brutalmente assassinata. Trasformato in “eroe” dai vertici dello stato, dell’esercito e della chiesa ortodossa, nondimeno, il 25 luglio 2003, Budanov veniva condannato dal tribunale della regione del Caucaso del nord a dieci anni di carcere.
Si può immaginare quali crimini abbia commesso, se perfino il potere russo abbia dovuto organizzare un processo contro di lui!
Budanov aveva depositato più volte richiesta di grazia, l’ultima era stata accolta, nel dicembre del 2008, dal tribunale di Dimitrovgrad (regione di Ulyanovsk, Volga) e, il 15 gennaio 2009, era tornato in libertà per “buon comportamento”.
Una decisione che aveva provocato un’ondata di proteste in Cecenia.
Markelov aveva, allora, indetto una conferenza stampa per annunciare la sua intenzione di portare il caso davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, se la sua istanza fosse stata respinta dalla Corte di Appello russa.
È all’uscita di questa conferenza, che era stato ucciso.
Il padre di Elza, Vissa Kungaiev, che da anni si è rifugiato con la famiglia in Norvegia, riceve, tuttora, continue minacce di morte.
Divenuto simbolo degli abusi commessi in Cecenia dalle truppe russe, l’episodio è riferito in molte pagine del libro di Anna Politkovskaja, La Russia di Putin.
Markelov aveva rappresentato i giornalisti Anna Politkovskaja, inviata speciale della Novaia Gazieta, assassinata, il 7 ottobre 2006, e Mikhail Beketov, direttore del quotidiano di opposizione Khimkinskaja Pravda, pestato selvaggiamente, il 13 novembre 2008, che aveva ripetutamente denunciato la speculazione edilizia in un sobborgo di Mosca.
Il suo impegno gli aveva valso minacce e aggressioni.
Nell’aprile del 2004, era stato aggredito da cinque uomini nella metropolitana di Mosca, mentre si occupava del caso Zelimkhan Murdalov, uno studente ceceno morto sotto tortura. Era stato minacciato per aver difeso militanti antifascisti a Mosca, in particolare il diciannovenne Alexander Riukhin, ucciso da neonazisti, nell’aprile del 2006, nella stazione della metropolitana moscovita di Domodiedovo.
Il 4 novembre scorso, la polizia russa ha arrestato due persone, la ventiquattrenne Yevgenia Khasis e un militante del movimento di estrema destra Unità Nazionale Russa, il ventinovenne Nikita Tikhonov, esecutore materiale del duplice assassinio nonché responsabile dell’omicidio di Alexander Riukhin. Entrambi sono incriminati per “omicidio di due o più persone” (articolo 105 del codice penale russo).
 
“Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola a essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare.”
Anna Politkovskaja
Daniela Zini
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Lunedě 18 Gennaio,2010 Ore: 12:20
 
 
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