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www.ildialogo.org CAUCASO: POSTA DI POTERE e GIOCO DI INFLUENZE,di Daniela Zini

CAUCASO: POSTA DI POTERE e GIOCO DI INFLUENZE

- PARTE PRIMA -


di Daniela Zini

ad Anna Stepanovna Politkovskaja, icona della lotta per i diritti civili in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia.
 
“Sensibile al dolore degli oppressi, incorruttibile, glaciale di fronte alle nostre compromissioni, Anna è stata, ed è ancora, un modello di riferimento. Ben oltre i riconoscimenti, i quattrini, la carriera: la sua era sete di verità, e fuoco indomabile.”
André Glucksmann su Anna Politkovskaja
 
In una giornata d’estate del 1944, tutti gli abitanti della Repubblica autonoma dei ceceni, nel Caucaso, erano riuniti nelle piazze dei villaggi, delle città e della capitale, Grozny. Di là si diressero verso le stazioni ferroviarie dove li aspettavano lunghi convogli. Tutti, uomini e donne, vecchi e fanciulli, nel giro di pochi giorni furono deportati in Siberia. Come aveva già fatto con i tartari di Crimea e con i tedeschi del Volga, Stalin aveva deciso di cancellare il loro piccolo popolo dalla carta dell’URSS.
Questo fatto era motivato dal recente atteggiamento della popolazione, troppo favorevole all’invasore tedesco. Deportandola i russi completavano la loro vittoria sui musulmani del Caucaso, la cui sanguinosa resistenza aveva dato tanto intralcio alla penetrazione europea nel sud. La turbolenza musulmana aveva sonnecchiato, alla fine del XIX, secolo per poi risvegliarsi pericolosamente sotto il regime sovietico: una prima volta, nel 1930, una seconda all’inizio della guerra, nel 1941.
I deportati del 1944 erano i bisnipoti dei migliori guerrieri di Shamil e di Haji Murad, di coloro che avevano combattuto accanitamente contro i russi dal 1830 al 1859.  
Ma Shamil è stato veramente l’eroe dell’indipendenza caucasica?
Per parlare di tale indipendenza, bisognerebbe pensare a un paese con una certa unità o almeno un minimo di coesione; cosa mai esistita nel Caucaso, regione sminuzzata. Abitata da popoli diversi per razza, religione e gruppi linguistici…
Se l’est, il nord e il nord-ovest del Caucaso erano musulmani e ostili ai russi, armeni e georgiani formavano al sud e al centro delle masse cristiane compatte che, nella loro maggioranza, avevano accettato volentieri di far parte dell’impero degli zar, credendo, in tal modo, di opporre una valida difesa contro i vicini musulmani. Inoltre questo era il paese della violenza e si distingueva per una specie di puritanesimo duro e selvaggio, all’orientale, per i costumi semplici e per una asprezza propria al carattere degli uomini e al paesaggio.
Arroccati sui fianchi delle montagne dove riecheggiava l’urlo degli sciacalli, i villaggi sembravano più nidi di uccelli rapaci che agglomerati umani.
Cristiano o musulmano, ogni abitante del Caucaso, fin dalla infanzia, non sognava che armi e battaglie.
 
Daniela دانیلا Zini زینی
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Marted́ 08 Dicembre,2009 Ore: 18:45
 
 
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