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www.ildialogo.org Sentenza del TAR, la reazione degli evangelici,di Agenzia NEV del 19 agosto 2009

Sentenza del TAR, la reazione degli evangelici

di Agenzia NEV del 19 agosto 2009

Ora di religione/1. "La laicità non è nichilismo, e non è un'idea illuminista"
Il presidente FCEI, Domenico Maselli, risponde alla Gelmini e a mons. Coletti
 
Roma (NEV), 19 agosto 2009 - "Contrariamente agli anni precedenti questa volta andremo fino in fondo. In caso di invalidazione anche di questo pronunciamento faremo ricorso alla Corte Costituzionale". È quanto ha dichiarato Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in un comunicato stampa dello scorso 13 agosto diffuso dall'Agenzia stampa NEV, rispondendo così al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, la quale la scorsa settimana aveva annunciato l'appello al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR del Lazio in materia di crediti scolastici per gli studenti che si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica (IRC).
"Mi stupisco delle reazioni così accese intorno ad una sentenza che semplicemente ribadisce il dettato costituzionale della laicità dello Stato. Non si tratta di lotta anticattolica, ma della tutela dei diritti di quegli scolari che non si avvalgono dell'IRC. La sentenza è la diretta conseguenza sia del fatto che l'ora di religione, sulla base dello stesso Concordato, è facoltativa, sia della dichiarazione della Corte Costituzionale secondo cui la Repubblica Italiana ha tra i suoi fondamenti il principio supremo della laicità", ha affermato il presidente della FCEI, tra i ricorrenti al TAR del Lazio, insieme a decine di associazioni laiche e a diverse confessioni religiose non cattoliche - avventisti, battisti, ebrei, luterani, pentecostali, e valdesi -, nonché a due studenti che in sede di scrutinio degli esami statali si erano visti discriminati nell'attribuzione del voto finale, perché non avvalentisi dell'IRC (vedi NEV 30/31 del 5 agosto 2009).
Sempre alla ministro Gelmini, che commentando la sentenza del TAR ha parlato di una forma di nichilismo e relativismo, Maselli ribatte: "La laicità non ha nulla a che vedere con il nichilismo religioso, perché prevede il rispetto e la tutela di tutte le religioni e delle opinioni religiose. Non dimentichiamo che parliamo di un insegnamento di 'religione cattolica' inteso in senso catechistico, e che gli insegnanti sono scelti non mediante concorso statale, ma per nomina vescovile. Diverso sarebbe se si trattasse di un insegnamento scientifico e aconfessionale di storia delle religioni che permetterebbe anche il libero orientamento degli studenti".
Invece a mons. Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, che in riferimento alla sentenza ha parlato di "bieco illuminismo", Maselli ricorda come la separazione tra stato e chiesa sia antecedente all'illuminismo: "Nel 1636, fu il pastore battista Roger Williams, che fondò la colonia di Rhode Island e la città di Providence, ad istituire la separazione tra potere civile e religioso sulla base della completa libertà religiosa. Qualche anno dopo nacque la colonia cattolica del Maryland che applicò anch'essa lo stesso principio. Un'idea dunque non certo illuminista, ma che storicamente parte dal mondo delle chiese protestanti".
 
 
Ora di religione/2. Ampia soddisfazione degli evangelici per la sentenza del TAR Lazio
Tra i ricorrenti tutti positivi i commenti
 
Roma (NEV), 19 agosto 2009 - "Siamo soddisfatti dalla decisione del TAR del Lazio perché rappresenta un passo in avanti verso una scuola più giusta, senza differenze o privilegi, e verso una maggiore laicità dello Stato". È stato a caldo il commento della pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, in riferimento alla sentenza del TAR del Lazio (n. 78076 del 17 luglio 2009) la quale stabilisce che frequentare l'insegnamento della religione cattolica (IRC) non può portare crediti aggiuntivi agli studenti che si presentano agli esami di maturità e che gli insegnanti di religione cattolica non possono partecipare a pieno titolo agli scrutini. "E' una decisione positiva - ha aggiunto Bonafede interpellata dall'ANSA -. Se il TAR ha stabilito così vuol dire che era giusto ricorrere perché c'era un privilegio a beneficio di alunni e insegnanti di una certa materia che dovrebbe essere, oltretutto, facoltativa".
Analoga la posizione di Dora Bognandi, responsabile per la libertà religiosa dell'Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (UICCA), che tuttavia è rimasta perplessa per il battage mediatico che si è scatenato intorno alla notizia della sentenza del TAR: "In particolare mi sono stupita dell'enfasi con la quale da più parti è stata commentata. Sentir dire che con questo provvedimento la maggioranza dei ragazzi italiani sarebbe discriminata mi sembra una forzatura, quando si dimentica quanto sono costretti a subire invece tutti quei ragazzi che cattolici non sono - ha dichiarato Bognandi a Radio Voce della Speranza -. Noi che siamo minoranza richiediamo soltanto equità e rispetto, non certo privilegi. Ci dispiace che non si riesca a capire un discorso così semplice e lineare".
Sulla stessa linea il commento di Nicola Pantaleo, presidente dell'"Associazione 31 ottobre - Per una scuola laica e pluralista": "Siamo felicissimi che il TAR Lazio ci abbia dato ragione. Anche se con questa sentenza non si mette in dubbio l'esistenza stessa dell'IRC, ma solo il fatto che alcuni studenti ne possano trarre vantaggio rispetto ad altri, rimaniamo fermamente convinti che l'insegnamento confessionale nella scuola pubblica sia inaccettabile".
Anche l'Alleanza evangelica italiana (AEI) in un comunicato stampa del 13 agosto esprime soddisfazione per la sentenza del TAR, precisando: "Resta l'anacronismo storico, giuridico e culturale dell'IRC: un insegnamento confessionale in una scuola pubblica e pagato dallo stato. Le religioni non hanno bisogno di posizioni di privilegio sociale o di rendita di potere. In un quadro di libertà religiosa compiuta, la laicità è il sistema che rispetta la distinzione tra sfera dello Stato e sfera delle confessioni religiose".
Tra i ricorrenti anche l'Unione delle comunità ebraiche in Italia (UCEI) che dal proprio sito web fa sapere: "Impressiona positivamente il crescendo di pronunciamenti che si ispirano alla laicità dello Stato, virtù che se applicata pienamente consentirebbe a tutti di vivere il proprio credere o non credere nella libertà e nel rispetto reciproco, cittadini tutti uguali come li vuole la Costituzione, mentre preoccupa la distanza che viene sempre più marcata con la politica, trasversalmente intesa e fatte le poche e varie eccezioni del caso, assopita su questi temi sacrificati evidentemente sull'altare di presunti interessi elettorali".


Mercoledì 26 Agosto,2009 Ore: 14:49
 
 
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