Si è aperto nella suggestiva cornice del Monte Titano il Convegno nazionale di CEM Mondialità, giunto alla sua 48^a edizione.

In un momento difficile per la scuola e per le agenzie educative, il CEM s’interroga sulla possibilità di essere felici nel contesto della cosiddetta “società del rischio”. Ad aprire la riflessione su questo affascinante tema è stata Laura Boella, ordinario di filosofia morale all’Università Statale di Milano, che ha svolto un’ampia e articolata relazione a partire dalla cosiddetta “filosofia della speranza”, sulle tracce di pensatori come Ernst Bloch, Walter Benjamin.e Ludwig Wittgenstein. “Oggi abbiamo paura di essere felici”, ha sottolineato la studiosa, perché pensiamo che sia impossibile conciliare le difficoltà della nostra vita con la felicità. Ma essa si presenta sotto molte forme diverse. Questo spiega perché l’edonismo contemporaneo, in fondo, è un invito ad accontentarsi di poco, e perciò è pericoloso. Seguendo l’insegnamento di Bloch, non bisogna dimenticare il meglio. Questo è il principio di realtà: il meglio della felicità non può esserle estraneo. La realtà è ciò che ci dà appoggio e sostegno. È occasione di slancio, ciò che è ostacolo è anche punto di appoggio, mezzo, strumento. Tutti noi conosciamo una condizione di infelicità senza desideri: non dimenticare il meglio consiste nel farsi guidare dalle capacità della mente umana, dall’immaginazione. Oggi si può ancora essere felici – ha concluso la studiosa – perché una visione della storia che mette al centro il male non è necessariamente definitiva. La storia non è finita, nel mondo c’è un contrasto bene/male che può ancora essere risolto positivamente.

Ieri Brunetto Salvarani, direttore di CEM Mondialità, aveva inaugurato il Convegno, mentre la relazione introduttiva su “La felicità nella società del rischio”, era stata tenuta da Antonio Nanni, condirettore di CEM. Accanto ad essi era presente il vescovo di Dori (nel Sahel, Burkina Faso) monsignor Joachim Ouédraogo, insieme al quale il CEM ha intrapreso la Campagna Dudal Jam.

Il Sahel, la regione più povera del terz’ultimo paese per PIL del mondo, è infatti teatro di un piccolo miracolo, l’esistenza di un’organizzazione, l’Union Fraternelle des Croyants (UFC), che da un quarantennio rappresenta la smentita dell’inevitabile scontro di civiltà fra cristiani e musulmani, mediante opere concrete e azioni vissute. Obiettivo della Campagna Dudal Jam è di costruire nel Sahel due centri interculturali e interreligiosi, rivolti soprattutto ai giovani.

Il Convegno prosegue con relazioni, interventi e laboratori didattici che impegneranno i partecipanti fino al 28 agosto.