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www.ildialogo.org La proposta dell'Isolotto,di Antonia Sani

Insegnamento della religione a scuola
La proposta dell'Isolotto

di Antonia Sani

La proposta dell’Isolotto è assai interessante poiché mette l’accento con grande concretezza su quelli che sono in questo momento i termini dell’ormai annosa questione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche.

Sono trascorsi 25 anni dalla firma del Nuovo Concordato e la trasformazione dell’irc da obbligatorio a facoltativo ha già una sua storia. Non vogliamo ripercorrere qui le fasi di un cammino complesso che ha visto di volta in volta emergere particolari aspetti di uno dei più gravi e anacronistici cedimenti di sovranità dello Stato repubblicano, laico e democratico.

Lo faremo in altra occasione.

Credo che valga la pena ora concentrarci sulle domande poste a un dibattito che certo non potrà concludersi rapidamente..

Dico subito che alle tre ipotesi configurate ne aggiungerei una quarta, che -ovviamente- esclude le altre tre.

1) Presenza delle religioni confessionali nella scuola.

In orario scolastico in luogo dell’irc, o come alternativa all’irc? La presenza di più religioni all’interno dell’orario scolastico è comune alla maggior parte dei paesi europei ( solo Francia,Slovenia e Ungheria non contemplano alcun insegnamento religioso) , ma -d’altra parte- solo Italia, Grecia-Cipro e Turchia hanno la presenza di una sola religione : cattolica, cristiano ortodossa, islamica…

Quindi la presenza di un insegnamento religioso nell’orario scolastico comprendente le religioni maggiormente praticate nel territorio non è di per sè un’anomalia. Anzi, potrebbe rappresentare una forma di laicità, se si pensa al confronto tra religioni considerate tutte con pari diritti...Certo, sempre che per laicità si intenda esclusivamente un confronto senza pregiudizi. Ma la laicità della scuola può accogliere un insegnamento ispirato a valori assoluti , quali sono le Confessioni religiose rappresentate dalle Chiese? Non rinuncerebbe la scuola dello Stato alla sua funzione precipua, quella di contribuire alla formazione critica delle giovani generazioni, al rifiuto di ogni assolutismo irrazionale, ( pur senza condizionare la libertà di coscienza di ciascuno, credente o non credente)? Va ricordato che neppure il Vaticano nella sua ansia di dominio sulle prerogativa dello Stato ha osato pretendere apertamente un insegnamento "confessionale" nella scuola della Repubblica. Il Concordato parla di "patrimonio storico del popolo italiano"; quindi un insegnamento culturale, che può rivendicare la sua presenza all’interno dell’orario scolastico.

(Quanto tale affermazione sia risibile lo dimostrano i fatti: docenti con l’idoneità conferita e revocata dall’Ordinario Diocesano, libri di testo con l’imprimatur, programmi che sempre più si insinuano nella programmazione didattica nella Scuola primaria, docenti soggetti- come dispone il nuovo codice di diritto canonico- a condurre una vita privata conforme ai dettami delle gerarchie cattoliche...). Insomma, non vorremmo che il monopolio dell’irc venisse sostituito da più insegnamenti confessionali, compresa "l’ora di Islam" al centro di infiammati dibattiti in questi ultimi tempi.

2.) A questo proposito, la trovata lanciata dal mercato della politica ci sembra non degna di un particolare dibattito. L’ ora di Islam, come del resto l’ora di altre confessioni religiose, favorirebbe l’emergere di particolarismi governati da una scarsa consapevolezza, soprattutto nei bambini e nelle bambine, con risultati contrari all’obiettivo di un’integrazione che le presenza multietniche e multireligiose postulano a gran voce.

3.) Allora, Storia delle Religioni? Questa proposta si sta facendo sempre più largo, tanto da assumere l’aspetto inquietante di un espediente, una sorta di alibi per colpire indirettamente l’irc, senza però farlo vedere. Come dire: se ci fosse un insegnamento di Storia delle religioni ,l’irc sarebbe piano piano disertato.. Non sono pochi- in particolare tra i giovani- coloro che ammettono di essere più interessati a conoscere la storia delle religioni anziché essere costretti, avendo scelto l’irc (! ), a seguire l’insegnante su argomenti relativi alla sola religione cattolica.

Inutile dire loro che l’insegnante è tenuto dal Concordato a occuparsi della religione cattolica e che, comunque, non sarebbe auspicabile un insegnamento di storia delle religioni svolto da chi ha ottenuto l’idoneità dall’Ordinario Diocesano di una particolare religione....

Ma al di là dell’aspetto strumentale, va anche riconosciuta la forza di attrazione esercitata dai culti, dai riti, dai misteri di religioni distanti dal nostro mondo occidentale su ragazzi e ragazze, sollecitati da comunicazioni telematiche e da eventi troppo spesso dominati da un repertorio all’insegna dell’irrazionale.

Sono questi motivi validi per assecondare l’introduzione tra le discipline scolastiche di una “Storia delle religioni”?.

Non dobbiamo dimenticare la funzione formativa della scuola, che non è un insieme di corsi universitari di approfondimento e/o specializzazione in varie discipline. Una “storia delle religioni” come insegnamento autonomo, con una cattedra specifica introdotta tra le materie curricolari, porrebbe le religioni su una sorta di tavolo anatomico sul quale venire (vivi)sezionate una dopo l’altra, oppure tutte quante insieme, ciascuna con un suo percorso avulso dalla storia dei popoli, inevitabilmente paragonate le une alle altre nei loro valori fondativi, oggetto -tra l’altro - di fede per i credenti…Altra cosa può essere un’attività non istituzionalizzata, di approfondimenti richiesti dagli studenti stessi nell’ambito delle attività alternative all’irc ( fin tanto che non sarà vinta la battaglia della collocazione dell’irc al di fuori dell’orario scolastico obbligatorio!), su particolari aspetti del fenomeno religioso.

4). Allora, veniamo alla IV ipotesi, che proponiamo dopo averne a lungo discusso tra associazioni e movimenti interessati.

Noi pensiamo che la scuola per essere coerente con la sua funzione debba preoccuparsi di fornire ai giovani gli strumenti per “storicizzare” il fenomeno religioso mediante la contestualizzazione storico geografica delle varie esperienze religiose.

Discipline come la Storia, la Filosofia, la Geografia, le Letterature possono ben assolvere questo compito, trattando l’origine, il ruolo, il potere, le manifestazioni delle diverse confessioni religiose nell’ambito delle manifestazioni dell’ umanità nelle diverse regioni del pianeta e nelle diverse epoche.

Non c’è una storia delle religioni , e tanto meno delle Chiese, separata dalla storia dei popoli. Le religioni ne rappresentano i percorsi, intrecciate alle trame che ne hanno tessuto nei secoli le particolari fisionomie.

Occorrono testi e docenti per affrontare un siffatto stimolante cammino.

Antonia Sani



Giovedì 19 Novembre,2009 Ore: 17:15
 
 
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