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www.ildialogo.org No a qualsiasi ora di religione,di Virginia Mariani

No a qualsiasi ora di religione

di Virginia Mariani

Sulla proposta d’introdurre un’ora di religione islamica nella scuola pubblica lanciata da Adolfo Urso, vice ministro e Presidente della Fondazione che fa capo a Gianfranco Fini, si continua a parlare anche in trasmissioni televisive che non mancano di trasmettere interviste e servizi in cui regnano sovrani assoluti i pregiudizi e i falsi ideali.
Non soltanto ancora una volta con questo annuncio si ripropone il grande falso politico-religioso che “ religione cattolica” equivalga a Cristianesimo, ma non si affronta assolutamente il vero problema: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ed è laica. Non è per questo che da anni stiamo combattendo con “missioni di pace”, così come si dice, per istituire la democrazia lì dove domina la teocrazia? E non è per questo che in questi giorni si riparla di “posto fisso” ?
Fuori dalla apparentemente contraddittoria ironia che mi aiuta a stare meno male, ora forse non mi sento più disposta a parlare o sentir parlare di religione.
La proposta da parte di chi come novello bersagliere lotta strenuamente per la laicità è quella di sostituire l’IRC con un’ora di “storia delle religioni” o, come propone l'Associazione "31 ottobre" alla quale sono convintamente iscritta, con un insegnamento di "religioni nella storia" che sia libero da ipoteche confessionali e fornisca agli studenti una conoscenza del fatto religioso ad ampio raggio.
Ma in questi giorni mi sto chiedendo se sia proprio questa l’esigenza impellente della scuola pubblica che accoglie sempre più alunni/e con gravi carenze affettive e cognitive e, quindi, con difficoltà di relazione, con preoccupante tendenza alla violenza verbale e fisica, con mancanza di interessi e di motivazione, con grandi difficoltà di concentrazione e di comprensione.
Troppo spesso torno da scuola sconfortata e intristita e troppo spesso ultimamente, ad appena nove anni di servizio, provo un senso si compunzione disperata che mi fa sentire terribilmente inadeguata. Le classi sono di circa 24 alunni/e (ma anche di più e in spazi angusti non a norma) e le ore di Lettere sono diminuite ancora una volta a motivo della fantasmagorica “riforma scolastica”. Su 24 la metà, e a volte anche più, dovrebbe essere seguita singolarmente, sia con guida nei lavori sia con programmazione individuale; a questo bisogna aggiungere che man mano stanno aumentando i casi di disagio sociale che porta con sé vivacità incontrollata, superficialità, mancanza di applicazione, abbandono. Si devono ridurre i programmi e gli argomenti di studio per contravvenire ai tempi stretti e alle difficoltà nello svolgere una regolare lezione.
C’è bisogno di assistenti sociali, di psicologi, di interventi concertati con le istituzioni del territorio (auspicando che ci siano) e c’è necessità che il numero degli alunni/e per classi sia meno: c’è, quindi, urgenza estrema di un maggior numero di docenti che possano avere più forza educativa nella didattica così più attenta alle esigenze di potenziamento o di recupero di ogni adulto di domani.
E, ritornando alla proposta di sostituzione dell’IRC, c’è più bisogno di ore di Lettere. Il/La docente di Lettere è chi insegna la lingua italiana, la storia e la geografia che già per se stesse sono lo studio di un popolo, quello italiano, e poi dei popoli, tutti perchè sono i protagonisti dei fatti e perchè abitano il globo terracqueo, e della loro cultura. È qui che c’è la scoperta dell’io e dell’altro; è qui che c’è la conoscenza della differenza e lo slancio verso l’accoglienza reciproca; è qui che c’è lo studio dei Diritti e l’educazione alla cittadinanza attiva.
No, dunque, a qualsiasi ora di religione. Sì all’educazione alla comunicazione che è parlare e scrivere, è pensiero e azione, è immaginare e progettare, è tradizione e innovazione, è sperimentare e scoprire. È tutte le discipline contemporaneamente. È  essere e andare avanti insieme.
Intanto nella scuola media nella quale lavoro da sempre il nuovo Dirigente, cattolico e democristiano, come si è definito in un nostro  faccia a faccia durante il quale si è detto contrario all’IRC nella scuola pubblica, per la prima volta mi dà la possibilità di parlare dell’ora alternativa durante il Collegio e di smuovere un po’ coscienze e situazioni, nonostante una collega di religione insista col dire che sono i/le ragazzi/e che vogliono restare in classe anche perché si parla del fatto religioso e di società (quanto è vecchia questa storia!). Non riusciremo a offrire a tutti l’ora alternativa, anche perché non ci sono fondi e io, per esempio, sono cinque anni che lo faccio senza compenso, ma si è strutturato alla meglio un orario (con tutte le difficoltà nel farlo incastrare con quello degli altri Istituti, poiché le cattedre sono sempre più spezzate e sempre più sono i/le docenti su più scuole) che consente a qualcuno di entrare dopo o uscire prima e si offre la possibilità di frequentare in quell’ora una classe parallela per un’ora di consolidamento disciplinare. Non è proprio secondo la normativa ma per me è una altro passo verso il pieno rispetto della Costituzione italiana, che pure con molta poca coerenza viene insegnata a scuola.
 
Virginia Mariani
           


Marted́ 27 Ottobre,2009 Ore: 00:09
 
 
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