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www.ildialogo.org Ora di privilegio,di Salvatore Rapisarda, <br>vicepresidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia

Ora di privilegio

di Salvatore Rapisarda,
vicepresidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia

La recente sentenza del TAR del Lazio sull'illegittimità dei crediti scolastici per l'ora di religione, tra le altre cose afferma con chiarezza che la libertà di religione e di coscienza non può essere assoggettata a valutazioni di merito al pari di altre materie scolastiche. Questo concetto tutela non soltanto chi non si avvale dell'insegnamento della religione cattolica (IRC), ma anche gli stessi avvalentesi. Chi fa una scelta culturale in ambito religioso non ha bisogno di valutazioni da parte di autorità esterne.
Purtroppo, in ambito di IRC, a scuola è prevalso il sistema utilitaristico. La chiesa cattolica fornisce propri insegnanti pagati dallo Stato e mantiene un forte controllo sull'istituzione scolastica tutta, il credito scolastico garantisce un maggior numero di alunni alle lezioni di religione, specialmente in un periodo in cui molti nutrono forti dubbi sulla validità dell'IRC, e crea un di più a favore degli avvalentesi, senza nessuna considerazione per chi non si avvale dell'IRC e viene discriminato per mancanza di offerta formativa alternativa.
Da parte di diversi parlamentari, in primis del PDL e del PD, nonché da parte della Conferenza episcopale italiana, il tutto amplificato da certa stampa e comunicazione di massa interessata, si sono levate grida di scandalo e aggressioni verbali alla Corte. Questa, a loro dire, avrebbe leso persino la laicità dello Stato e avrebbe creato insegnanti di serie A e di serie B. La pretestuosità di simili posizioni è simile a quella di cui scrive Fedro nella favola del lupo e dell'agnello. Il lupo, che sta a monte dell'agnello, accusava questi di inquinargli l'acqua del ruscello.
In un contesto in cui soltanto la religione cattolica ha il privilegio di insegnare nelle scuole pubbliche i propri principi con docenti pagati dallo Stato, ma selezionati in maniera diversa da tutti gli altri docenti, varrebbe la pena di chiedersi chi è discriminato e chi è insegnante di serie A a danno di quelli che accedono alla scuola senza la lettera di raccomandazione dell'Ordinario diocesano.
Che l'Italia, come recita il secondo Concordato, abbia nella religione cattolica una componente della propria cultura non può significare che la cultura italiana debba diventare appannaggio degli insegnanti di religione cattolica. Il fatto culturale è ben più ampio di un insegnamento confessionale. Per questo l'insegnamento confessionale è un privilegio che in una società moderna, pluralista e dichiarata laica non ha ragione di esistere.
Nel clima soffocante che oggi si respira in Italia non poteva mancare l'annuncio, da parte del Ministro dell'Istruzione, di un ricorso al Consiglio di Stato. Intanto plaudiamo alla sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio che presenta uno spessore culturale che manca ai suoi denigratori e che, nel ribadire i concetti della sentenza della Corte Costituzionale (203/89), afferma la laicità dello Stato, la libertà di coscienza e il principio di non discriminazione per motivi di scelte religiose (NEV-notizie evangeliche 33/09).


Mercoledì 26 Agosto,2009 Ore: 15:23
 
 
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