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www.ildialogo.org I preti cattolici sposati sarebbero una benedizione o un abbaglio?,di Henry Mulindwa

I preti cattolici sposati sarebbero una benedizione o un abbaglio?

di Henry Mulindwa

Traduzione di Stefania Salomone


30 novembre 2009
 
Un discreto numero di cristiani, sui 77 milioni della comunione anglicana nel mondo, ha mostrato disgusto e disappunto verso l’ammissione da parte della comunione di persone omosessuali al ruolo di vescovo.
 
Un’altra frangia della stessa comunione anglicana è perplessa rispetto all’ordinazione di donne al ministero presbiterale o all’episcopato. A Roma si parla di mezzo milioni di laici anglicani e tra i 20 e i 30 vescovi che desiderano entrare nella chiesa cattolica (NCR, 13 novembre).
 
Abbiamo notizia di circa 4.000 preti anglicani conservatori nel mondo che hanno chiesto di essere accettati nella chiesa cattolica. Papa Benedetto XVI ha dato loro semaforo verde proponendo la creazione di strutture apposite per la loro sistemazione. Tecnicamente, queste strutture sono chiamate “Ordinariati personali”. Questo significa che gli anglicani che volessero diventare cattolici potrebbero avere una diocesi extra-territoriale governata dal loro “ordinario” (nella maggior parte dei casi un loro vescovo), con un suo proprio clero, ordini religiosi e laici. Questo tipo di emendamento nei canoni della chiesa spianerà la strada affinché i preti anglicani sposati diventino preti cattolici. Non chiedetemi come saranno “cattolici”!
 
Il papa ha inoltre proposto a questi anglicani di mantenere i propri riti liturgici, o almeno la gran parte di essi. I sostenitori del Vaticano II hanno applaudito questa mossa, ritenendo che la chiesa possa essere universale senza essere uniforme. Altri hanno esultato “Le nostre preghiere sono state esaudite, la chiesa sta diventando una sola. Bentornati a casa, cari fratelli e sorelle separati”, così almeno credono. Tuttavia, non tutto è positivo. Questa mossa sembra più che altro tenere il gatto per la coda. Per alcuni anglicani, le proposte vaticane equivalgono ad annientare la comunione anglicana, pescando nelle sue acque, indebolendo e mettendo in pericolo il movimento ecumenico.
 
Se tutti questi preti lasciano, cosa accadrà alle chiese di cui sono stati pastori? Se un prete si converte con il grosso della sua comunità, continuerà ad utilizzare gli edifici della chiesa? Sono le comunità che li hanno costruiti, sì, ma ora non sono più anglicani! Se gli anglicani mantengono i propri riti, i cattolici saranno liberi di ricevere i sacramenti mediante questi riti o vice-versa? Se sì, cosa ne sarà dei sacramenti o delle convinzioni che gli anglicani non riconoscono o credono in modo diverso rispetto ai cattolici, come l’Eucaristia o Maria, i santi o le icone? Se no, quale sarebbe allora il senso di chiamare cattolici coloro che si convertono?
 
Gli anglicani hanno rifiutato per 500 anni il papa quale leader della chiesa fondata da Gesù e quale erede di S. Pietro. Cominceranno a riconoscere il papa una volta che diverranno anglo-cattolici? Inoltre, che cattolici saranno se manterranno i riti anglicani? Gli anglicani liberali sono sollevati, dal canto loro, di vedere questi tradizionalisti “cattolicizzanti” andarsene.
 
“Ci hanno tenuto fuori dal progresso con le loro idee medievali”, sembra che abbiano detto. Tuttavia, i liberali cattolici, specie le donne, sono in fermento. Temono il possibile influsso di un milione di tradizionalisti. “Ci stanno porteranno indietro, minando e inquinando il terreno che noi abbiamo coperto fino ad ora. Il cattolicesimo conservatore ha perso terreno”. E’ di questo che si preoccupano. Gli altri cattolici si domandano che tipo di fedeli saranno dato che non sono passati attraverso il Rito di Iniziazione Cristiana per Adulti che li preparasse a divenire cattolici. Così mi ha detto una donna: “Avremo cattolici-protestanti che non sanno nulla delle nostre tradizioni. Divideranno la nostra chiesa o ci convertiranno tutti alla loro parte”.
 
Alla parrocchia di S. Teresa, a Kansas nel Missouri, esiste già un prete ex episcopaliano, convertito al cattolicesimo e ordinato prete cattolico nel 2002. Oggi P. Ernie Davis, sposato, celebra la messa con un gruppo di altri fedeli convertiti della sua stessa chiesa. La parrocchia ha previsto un’altra messa in calendario in rito episcopaliano.
I parrocchiani guardano, alcuni contenti, altri con sospetto o sconforto (NCR, 27 novembre). Quando si arriva alla questione clero le cose diventano persino più intricate. Prendendo l’esempio dell’Uganda, dove la norma è che un candidato al presbiterato cattolico cominci la formazione alle scuole medie, ciò significa almeno 14 anni di preparazione, e almeno due diplomi universitari prima dell’ordinazione. La maggior parte dei preti anglicani, con tutto il rispetto, non hanno una così ampia formazione. E’ quindi ipotizzabile, come nel caso dell’Uganda, che essi sarebbero preti cattolici romani di seconda classe, considerando esclusivamente i criteri di educazione e formazione. Il vaticano provvederà ad una formazione per i preti anglicani prima di ordinarli al presbiterato cattolico?
 
Ricordate che esistono differenze dottrinali fondamentali tra anglicani e cattolici. Verranno dimenticate e procederemo verso ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci divide? Fortunatamente, gli anglicani tradizionalisti sono prettamente in Africa e India. Non è quindi pensabile che gli anglicani d’Uganda, ad esempio opteranno per lasciare la loro chiesa. Non hanno ragione per farlo.
 
Anche se i cattolici accettassero facilmente i preti sposati, dato che esistono già alcuni milioni di ministri laici, uomini e donne, che sono totalmente benvenuti, i preti anglo-cattolici sposati metterebbero in difficoltà alcuni laici e scontenterebbero il clero cattolico.
 
Esiste già scontento sulla resistenza nei confronti della riforma alla norma medievale del celibato. Ed ora ci si può aspettare che i preti cattolici che vogliono restare preti pur sposandosi, tollerino la presenza tra loro dei preti sposati convertiti? Senza entrare nelle sfide pratiche legate all’avere sia preti sposati che celibi, il fatto che i preti “cattolici” sposati darà l’avvio ad un movimento di preti all’interno della chiesa.
 
Esiste un vescovo anglicano australiano che era prete cattolico, ma si è convertito per sposarsi senza perdere la sua facoltà (autorità e potere) di prete.
 
Proprio di recente, all’udire la mossa vaticana, quattro preti sud-coreani convertiti all’anglicanesimo per potersi sposare (The Catholic Northwest, 26 novembre). Hanno detto che torneranno alla chiesa cattolica come “anglicani convertiti” poiché ora sono sicuri che manterranno il proprio ruolo da predicatore come preti anglo-cattolici sposati.
 
Se il vaticano porterà avanti le intenzioni di sistemare i preti anglicani sposati che arrivano nella chiesa cattolica, quali buone ragioni avanzerebbe per non permettere ai preti cattolici di sposarsi, pur restando in ministero attivo, se lo volessero? Perché sarebbe comunque vietato? Sarebbe veramente contraddittorio.
 
E’ tempo di fare domande e di questionare le risposte. Credo che sia possibile che le cose rimangano come sono, ma mi auguro che andranno diversamente!
 
L’autore è un cittadino Ugandese che vive negli Stati Uniti
 
 
 
 

Testo originale
 

Will married Catholic priests be a blessing or a blunder?
Monday, 30th November, 2009                         
 
By Henry Mulindwa
 
A sizeable number of Christians in the 77-million worldwide Anglican Communion has been disgusted and disappointed by the Communion’s acceptance of openly homosexual people to become bishops.
 
Another group from the same Anglican Communion is disheartened and disillusioned by the ordination of women to ministerial priesthood and even to the episcopacy (becoming bishops). In Rome, they speak of half a million lay Anglicans and between 20 and 30 Anglican bishops who want to join the Catholic Church (National Catholic Reporter, November 13).
 
We hear of some 4,000 traditional Anglican priests worldwide who have requested to be accepted in the Catholic Church. Pope Benedict XVI has given them green light by proposing to create structures to accommodate them. Technically, these structures are called “Personal Ordinariate”. This means that Anglicans who come to the Catholic Church may have a non-territorial diocese governed by their “ordinary” (in most cases their own bishop), with its own clergy, religious orders and laity. This kind of amendment in the laws of the Church will also pave the way for married Anglican priests to be ordained Catholic priests. Do not ask me how “Catholic” they will be!
 
The Pope also proposed that these Anglicans would keep their own liturgical rites or at least most of them. Liberal disciples of Vatican II applauded this move, believing that the Church can be universal without being uniform. Others burst into shouts of joy: “Our prayers have been heard, the Church is becoming one. Welcome back home, our separated brothers and sisters,” so they believe. However, all is not well. The move seems to be like handling the tiger by the tail. For some Anglicans, the Vatican’s suggestions are tantamount to poaching on the Anglican Communion, fishing in its waters, weakening it further and jeopardising the ecumenical movement.
 
If all these priests leave, what will happen to the churches they have been leading? If a priest converts with most of his community, do they continue to use the church buildings? They are the community that built them, yes, but they are Anglicans no more now! If Anglicans keep their own liturgical rites, will mainstream Catholics be free to receive sacraments from these rites and vice versa? If yes, how about those sacraments and beliefs Anglicans do not recognise or do not believe in the same way Catholics do, like the Eucharist or Mary, the saints and the icons? If no, then what will be the sense in calling these converts Catholic?
 
Anglicans have, for over 500 years, rejected that the pope is the top leader of the Church founded by Jesus and the heir to Saint Peter. Will they begin to recognise the pope once they become Anglican-Catholics? Moreover, what will be Catholic about them if they keep their own separate traditional Anglican rites? Liberal Anglicans are shrilled, on the other hand, to see these “catholicizing” traditionalists go.
 
“They have been keeping us from progress with their centralistic medieval ideas”, so they are likely to be saying. However, Catholic liberals, especially women, are not excited. They are scared by the possible influx of a million traditionalists. “They are going to take us back, mining and poisoning the land we have covered so far. Conservative Catholicism has been loosening and losing ground. That is their concern. Other Catholics wonder what kind of Catholics these would be since they may not have gone through the usual Rite for Christian Initiation of Adults to prepare them to become Catholics. As one woman put it to me, “We are going to have Protestant- Catholics who know nothing of our traditions. They will either divide our Church or convert all of us to their side.”
 
At St. Theresa’s parish, Kansas, in Missouri, there is already a former Episcopalian priest who converted to Catholicism and was ordained Catholic priest in 2002. Now married Fr. Ernie Davis leads mass with a group of other converts he came to the Church with. The parish has included another mass on its schedule and this mass is in the Episcopalian rite.
Parishioners are watching, some with joy yet others with suspicion and discomfort (National Catholic Reporter, November 27). When it comes to the clergy question, things become even more intricate. Taking the example of Uganda, where the norm is that a candidate to Catholic ministerial priesthood begins his training in Senior One, which means at least 14 years of training, and at least two university degrees before ordination. Most Anglican priests, with all due respect, never get this kind of training. It is therefore most likely that Anglican-Catholic priests, in case of Uganda, would never be more than second class priests in the Roman Catholic Church, considering the criterion of education and training alone. Will the Vatican give some training to these Anglican priests before ordaining them to Catholic priesthood?
 
Remember there are fundamental doctrinal differences between Anglicans and Catholics. Will they be forgotten and we go with what unites us other than what divides us? Fortunately, traditional Anglicans are mainly in Africa and India. So it is not likely that Anglicans in Uganda, for example will opt to leave their church. They have no reason to.
 
Whereas Catholics would easily accept married priests, since there are already millions of lay ministers, men and women, who are totally accepted, the married Anglican-Catholic priests would definitely make some laity uncomfortable but largely irritate the Catholic clergy.
 
There is already discontent over resistance to reform the medieval celibacy requirement. And now you expect those Catholic priests who would love to remain priests but also be married, to tolerate married converts living alongside them? Without going into the administrative challenges of having both married and celibate priests, the fact of married “Catholic” priests will trigger off a movement of priests within the church.
 
There is an Australian Anglican bishop who was a Catholic priest but converted in order to get married without losing his faculties (authority and power) as a priest.
 
Just recently, on hearing the Vatican’s move, four priests in South Korea converted to Anglicanism in order to get married (The Catholic Northwest, November 26). They said they will come back to the Catholic Church as “Anglican converts” since they are now sure that they will keep their preaching job as married Anglican-Catholic priests.
 
If the Vatican implements the proposals to accommodate married Anglican priests coming into the Catholic Church, what good reasons will it advance to not let Catholic priests who want to get married and remain active priests? What will this be prohibiting anyway? It will be very contradictory.
 
This is the time to ask questions and questioning the answers. I think it is possible that things will be the same but more likely they will be different!
 
The writer is a Ugandan living in the US
 


Luned́ 14 Dicembre,2009 Ore: 15:22
 
 
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