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www.ildialogo.org Sull'articolo di Galeazzi su sanatoria per i preti concubini,di Ernesto Miragoli

Sull'articolo di Galeazzi su sanatoria per i preti concubini

di Ernesto Miragoli

 Caro Galeazzi,
ho letto il suo articolo di informazione su quanto in Vaticano si sta dibattendo in merito alla sanatoria dei preti cattolici di rito romano che continuano ad esercitare il ministero pur convivendo con una donna.
Da prete sposato che da anni si batte per la facoltatività del celibato, vorrei fare qualche osservazione.
Anzitutto mi compiaccio che la Congregazione presieduta da Hummes abbia sentito il parere di Giovanni Franzoni, ex abate di San Paolo fuori le mura che non solo è punto di riferimento per le comunità di base, ma anche prete sposato. Mi compiaccio perchè mi sembra un passo avanti. Ho sempre cercato di sollecitare i pastori ad una collaborazione con noi preti che abbiamo lasciato il ministero non tanto per reintegrarci, ma per capire le ragioni dell'anodinità della legge celibataria e per trovare strade per una teologia del sacerdozio ed una pastorale che siano diverse e maggiormente rispondenti ai segni dei tempi. E' questo un segno di apertura che mi fa ben sperare per il futuro, ben sapendo che i tempi per un tavolo di confronto non saranno brevissimi.
In secondo luogo dirò che la distinzione fra beni della parrocchia e beni personali del prete che ha figli, mi conferma nell'opinione che da tempo vado sostenendo: si teme che i beni materiali non siano più possesso dell'ente chiesa, ma passino ad altra mano. E' per questo (o solo per questo) che si continua a presentare il celibato sacerdotale come "fulgida gemma", ammantandolo di ragioni spirituali e teologiche profonde ed escatologiche? E' ben misero questo primo approccio, sapendo che proprio il fondatore della missione sacerdotale "non aveva una pietra ove posare il capo"!
In terzo luogo mi colpisce la consuetudine introdotta da qualche anno di cooptare all'esercizio del ministero sacerdotale, preti anglicani o pastori protestanti che si convertono al cattolicesimo e possono continuare ad esercitare il ministero con la propria famiglia.  Sono disorientato: ma come? Un prete celibe che scopre d'essere innamorato di una donna, deve mollare tutto e rifarsi una vita e un pastore protestante che scopre il cattolicesimo è cooptato sic et simpliciter con moglie e figli a carico? E qual'è il motivo? La conversione del protestante (per cui tutto è tollerato) o la carenza del clero cattolico (per cui una forza in più non è mai da buttare)?
Non solo: leggo che taluni di questi preti vengono da una chiesa che sta discutendo se ordinare sacerdoti (o sacerdotesse) anche le donne. La cosa mi sconcerta perchè mi chiedo se davvero nel terzo millennio continuiamo a pensare al sacerdozio cattolico come ad un appannaggio rigorosamente maschile senza considerare minimamente che il dono dell'annunciare la Parola e dello spezzare del Pane sia rivolto alla "persona" che, come tale, è maschio o femmina.
Molto distintamente.

Ernesto Miragoli
www.webalice.it/miragoli
 


Giovedì 13 Agosto,2009 Ore: 23:42
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
chino piraccini Cesena(FC) 15/8/2009 15.22
Titolo:pieno accordo con Ernesto
caro Ernesto, mi trovi pienamente d'accordo con quanto scrivi sulle modalità di riconoscimento dei preti sposati, per i quali si usano due pesi e due misure, noncuranti della "violenza" dei segni dei tempi. Aggiugerei a quanto tu osservavi il fatto che in tante parti della chiesa cattolica, si cerca di sopperire alla mancanza di preti, con infornate di diaconi sposati, come "mezzi preti", tuttofare, pur di non cedere sul celibato e continuare a farne una questione di principio,che fa emergere ragioni cristologiche, ecclesiali ed escatologiche....fino a quando???? Un saluto cordiale a te e a tutta la tu famiglia. Chino

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