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www.ildialogo.org DONO OBBLIGATORIO,di Donald Cozzens - Agenzia ADISTA

DONO OBBLIGATORIO

di Donald Cozzens - Agenzia ADISTA

I paradossi del sacerdozio celibatario dopo secoli di papi sposati: quando il “dono” del celibato diventa legge.


 

P. donald cozzens, teologo presso l’università john carroll (Cleveland, ohio). Tratto da cnn.com (15/5/2009). Titolo originale:  “celibacy should be rethought”
 
È una questione che, semplicemente, non vuole essere cancellata. Malgrado il Vaticano scoraggi persino le discussioni sul celibato obbligatorio per i preti cattolici, tale regola, vecchia di quasi mille anni, si trova sotto analisi. E continuerà ad esserlo per decenni. Ecco perché.
Nella tradizione cattolica, nonostante il sesso sia considerato peccato a meno che non si esprima nell’abbraccio coniugale tra marito e moglie, esso è fondamentalmente difeso come un bene, una parte della creazione di Dio.
La Chiesa considera il matrimonio (compreso l’atto sessuale sponsale) un sacramento – qualcosa di sacro che contribuisce alla santità degli sposi. Alla luce di questo insegnamento ufficiale, sta nascendo in molti cattolici l’opinione che il celibato obbligatorio per i preti, una disciplina della Chiesa imposta canonicamente, sia precisamente questo: una disciplina.
Essi si chiedono: “Come si è potuto permettere che una disciplina della Chiesa trionfasse su un sacramento della Chiesa?”. In effetti, la Chiesa dice che, se Dio chiama un uomo al sacerdozio, non chiama allo stesso tempo questo individuo al sacramento del matrimonio. È giusto domandare: come fa la Chiesa a saperlo?
I sondaggi indicano che molti cattolici, compresi i preti, credono che la disciplina del celibato abbia bisogno di una seria revisione. Recentemente, l’arcivescovo emerito di New York, il cardinal Edward Egan, ha osservato che la questione del celibato obbligatorio è aperta alla discussione. Non si tratta, ha sottolineato Egan, di una questione di dogma.
Per decenni, i vescovi dell’Asia, dell’Europa e delle Americhe hanno chiesto che i funzionari del Vaticano prendessero in considerazione il celibato facoltativo per i preti. La risposta dei funzionari della Chiesa è stata forte e categorica: in quanto dono prezioso di Dio, la disciplina del celibato per i preti continuerà così com’è.
Malgrado il paradosso inerente all’affermazione che il dono del celibato è un dono prezioso di Dio al sacerdozio e alla Chiesa - come si può trasformare un dono in legge? -, la Chiesa afferma che, se un uomo è chiamato al sacerdozio, Dio gli concederà il dono del celibato. Molti preti oggi si chiedono come fanno i leader della Chiesa a saperlo. Leggere la mente di Dio su tale questione – e su qualunque questione relativa alla disciplina della Chiesa – è qualcosa di rischioso.
Sempre più cattolici oggi comprendono che il celibato come legge universale per i preti ha avuto origine nel XII secolo, e che, durante il primo millennio della Chiesa, preti e vescovi – e perlomeno 39 papi – si sono sposati.
Ancora, molti cattolici ben istruiti restano sorpresi nel sapere che a Sant’Atanasio, papa tra il 399 e il 401, è succeduto suo figlio, Innocenzo I, e che, un secolo dopo, il figlio di papa S. Ormisda, San Silverio, fu anch’egli eletto papa.
Anche nel nostro mondo laico, è comune parlare del ministero della Chiesa come una chiamata, una vocazione. Non è possibile che Dio chiami un individuo al sacerdozio e al sacramento del matrimonio? Dio lo ha fatto apparentemente per più della metà della storia della Chiesa. Come facciamo a sapere che Dio non lo stia facendo oggi?
Da alcuni anni, insegno al dipartimento di Studi religiosi all’Università John Carroll, a Cleveland. Ho chiesto a decine di giovani studenti seri e sani se avevano pensato di diventare preti. Essi sembravano ben disposti. Con un’unica eccezione, che ha risposto: “Sì, io ho già pensato di farmi prete, ma voglio avere una famiglia”.
Ci sono, è chiaro, altri fattori, urgenti e imprescindibili, che manterranno viva la questione del celibato. Il clero cattolico sta invecchiando. L’età media dei preti in attività è intorno ai 60 anni e, se si considerano i preti in pensione, la media è considerevolmente più alta. Oltre a ciò, è già tanto se i seminari cattolici sono pieni a metà.
Solo la sfida rappresentata dalle équipe parrocchiali può spingere per una revisione della regola del celibato. I vescovi cattolici non hanno semplicemente abbastanza preti per rispondere alle necessità pastorali e sacramentali dei fedeli cattolici. Chiudere e agglutinare parrocchie può dare un sollievo temporaneo a preti impegnatissimi, ma la mancanza di sacerdoti continuerà a rappresentare una sfida per la vitalità delle parrocchie cattoliche e per la salute del clero cattolico nei prossimi decenni.
Ma è il fattore umano ed esistenziale della salute spirituale ed emozionale dei preti che può mantenere sul tappeto la questione del celibato. In questione non è il celibato, ma il celibato obbligatorio.
Vi sono molti preti che possiedono il dono del celibato – è la loro “verità” che lo rivela – e la loro umanità, cordialità ed efficacia pastorale sono la testimonianza evidente delle loro vite autenticamente celibatarie. Vi sono però anche altri preti che credono profondamente di essere stati chiamati al sacerdozio ma non al celibato. E, per questi uomini, il fardello del celibato obbligatorio rappresenta una minaccia al loro benessere spirituale ed emozionale. Il sacerdozio può essere la loro “verità”, ma il celibato obbligatorio li avvolge in una cappa di solitudine e conflitto.
Io non conosco p. Alberto Cutie (uno dei preti più popolari degli Stati Uniti, parroco a Miami Beach, sorpreso recentemente mentre si scambiava effusioni con una ragazza su una spiaggia, ndt). Egli sembra aver toccato le vite di molte persone e predicato il vangelo con efficacia e convinzione. Sospetto che si senta chiamato da Dio ad essere prete, ma non ad essere un prete celibatario.
Certamente egli sa che ai preti di rito cattolico orientale è permesso sposarsi e che la Chiesa accoglie nel sacerdozio ministri sposati convertitisi da altre denominazioni cristiane. Certamente egli sa che in molte parti del mondo cattolico il celibato clericale è violato apertamente, e che le autorità della Chiesa preferiscono non darne notizia.
Immagino che i funzionari della Chiesa sappiano del fardello che pongono sulle spalle di un uomo che crede di essere chiamato al ministero sacerdotale, ma non al celibato. Certamente, anche un sacerdozio uxorato avrà i suoi fardelli e, purtroppo, i suoi scandali: infedeltà e abuso, fra gli altri. Ma si deve permettere che il prete e il seminarista, individualmente, decidano di essere o meno benedetti dal dono del celibato.
Un “dono” obbligatorio, alla fine, non è realmente un dono.
 
 

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail Sito www.adista.it



Marted́ 28 Luglio,2009 Ore: 17:39
 
 
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