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www.ildialogo.org "LA PEDOFILIA, UN GRAVE PECCATO CHE OFFENDE DIO". MA NON ABBASTANZA LA CHIESA,da Agenzia ADISTA n. 17 del 27/02/2010

"LA PEDOFILIA, UN GRAVE PECCATO CHE OFFENDE DIO". MA NON ABBASTANZA LA CHIESA

da Agenzia ADISTA n. 17 del 27/02/2010

35454. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Una tempesta che scuote la barca della Chiesa, ma che può essere occasione di conversione in vista di una fede più grande. Così il Segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, ha commentato, il 15 febbraio scorso, lo scandalo pedofilia che ha investito la Chiesa cattolica irlandese e che ha indotto Benedetto XVI a chiamare a raccolta l'intero episcopato del Paese.
È il terzo incontro di questo tipo negli ultimi sette mesi: da quando, prima il rapporto Ryan e poi il rapporto Murphy hanno fatto luce sull'endemica diffusione di abusi sessuali da parte del clero irlandese e sulle gravissime responsabilità della Chiesa nella gestione dello scandalo (v. Adista nn. 58, 61, 67 e 129/09). Una due giorni (15-16 febbraio) di incontri con i 24 vescovi d'Irlanda - guidati dal presidente della conferenza episcopale, card. Sean Brady, e dall'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin - cui ha partecipato, oltre a papa Ratzinger, il card. Bertone e i vertici della Segreteria di Stato (il Sostituto per gli Affari generali mons. Fernando Filoni e il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti), il nunzio apostolico in Irlanda mons. Giuseppe Leanza, e i capi di vari dicasteri vaticani: il card. Willian Levada (Dottrina della Fede), il card. Giovanni Battista Re (Vescovi), il card. Claudio Hummes (Clero), il card. Franc Rodé (Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica), il card. Zenon Grocholewski (Educazione), mons. Francesco Coccopalmerio (Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi).
Secondo un comunicato diffuso al termine dell'incontro (durante il quale, tra l'altro, i vescovi irlandesi hanno avuto l'opportunità di esaminare una bozza della Lettera Pastorale rivolta ai cattolici d'Irlanda che sarà pubblicata durante il prossimo tempo di Quaresima), Benedetto XVI ha dichiarato che "l'abuso sessuale sui bambini e sui giovani non è soltanto un crimine odioso, ma è anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine". Il papa ha chiesto quindi alla Chiesa irlandese di agire "in fretta", con "determinazione", "onestà e coraggio" per uscire da questa crisi, e "ha espresso la speranza che il presente incontro aiuti ad unire i vescovi dell'Irlanda e li renda capaci di parlare con una voce sola nell'identificare i passi concreti tesi a portare sollievo a coloro che sono stati abusati, incoraggiando un rinnovo della fede in Cristo e recuperando la credibilità morale e spirituale della Chiesa". Secondo Ratzinger infatti anche "l'indebolimento della fede" ha "contribuito in maniera determinante al fenomeno dell'abuso sessuale di minori".
Da parte sua la Chiesa irlandese si è detta pronta a collaborare con le autorità giudiziarie: "Compiremo tutti gli sforzi possibili per sanare questa ferita", ha dichiarato il primate d'Irlanda, card. Brady. "È molto importante per il futuro della Chiesa, perché i fanciulli e i giovani sono il futuro della Chiesa, e dobbiamo essere certi che siano al sicuro".
Parole che però non hanno convinto le associazioni irlandesi che si occupano di assistenza alle vittime di abusi. "Accogliamo con favore il fatto che il Santo Padre abbia riconosciuto che la pedofilia nella Chiesa è un crimine odioso che va affrontato con risolutezza", è stato il commento di John Kelly, fondatore del gruppo di aiuto alle vittime Irish Soca (Survivors Of Child Abuse). "Siamo tuttavia estremamente delusi dal fatto che il papa non abbia esercitato una forte leadership nei confronti della crisi e dal fatto che Sua Santità non è sembrato in grado di prendere la necessaria ferma azione contro coloro che nella gerarchia della Chiesa irlandese hanno protetto i pedofili". "La decisione di Sua Santità di chiedere ai vescovi irlandesi di affrontare questa crisi mostra una mancanza di visione, soprattutto perché sono gli stessi vescovi irlandesi il problema". Rappresentanti dell'Irish Soca e di altre tre organizzazioni irlandesi che si occupano di assistenza alle vittime (Alliance Support Group, Right to Peace e Right of Place), avevano consegnato l'8 febbraio scorso a una delegazione di vescovi irlandesi, una lettera destinata a Benedetto XVI, in cui si chiede un risarcimento di 1 miliardo di euro e si auspica un incontro con il papa durante la sua visita in Inghilterra prevista per settembre.
Si è detto sconcertato Michael O'Brien di Right to Peace: "È incredibile - ha commentato al National Catholic Reporter (17/2) - ciò che abbiamo sentito dal papa". "Questi è la persona a capo della Chiesa cattolica nel mondo e non è ha neppure avuto il buon senso di dire che era dispiaciuto per quanto abbiamo vissuto". "Non ha fatto altro che aggiungere sale alle ferite, e questo è molto doloroso: ci aspettavamo qualcosa e invece non abbiamo ottenuto nulla".
Altrettanto delusa la presidente del gruppo One in Four, Maeve Lewis, secondo quanto riporta l'Irish Times (16/2): "Siamo dispiaciuti che il papa non abbia offerto alcuna spiegazione per la mancata collaborazione con la commissione Murphy da parte del Vaticano e del nunzio apostolico". "Il Vaticano non ha ammesso alcuna responsabilità nel non avere impedito gli abusi e ha fatto riferimento solo alla Chiesa irlandese, fornendo vaghe dichiarazioni di intento per il futuro". Lewis è critica anche in merito alle parole del papa: "È profondamente offensivo nei confronti delle vittime il suggerire che gli abusi siano stati causati da mancanza di fede, piuttosto che dal fatto che i responsabili sono stati trasferiti di parrocchia in parrocchia e che le autorità ecclesiastiche hanno guardato altrove mentre altri bambini venivano abusati".
Dello stesso avviso Christine Buckley, del Aislinn support centre che si dice "profondamente sconvolta e delusa" dalla visita dei vescovi irlandesi in Vaticano, che ha definito una "farsa". "Pensavo veramente che il papa avrebbe detto: 'Cominciamo con l'Irlanda, ci andrò, incontrerò le vittime degli abusi istituzionali e clericali. Ergerò un monumento. Darò il via alla prima conferenza mondiale sul tema'. Invece se ne è lavato le mani; pensa che sia tutto sistemato e che una lettera pastorale ci aiuterà nel nostro dolore. Non è così".
Le fa eco Barbara Plaine, presidente del Survivors Network of those Abuse by Priests, un gruppo di sostegno alle vittime che ha sede negli Stati Uniti, che ha criticato i risultati raggiunti all'incontro, sottolineando in particolare lo "strazio" derivante dal fatto che in questa sede non siano neppure state discusse le dimissioni dei vescovi coinvolti nello scandalo.

Una sola testa è caduta finora. Il 17 dicembre scorso infatti Benedetto XVI ha accettato le dimissioni del vescovo di Limerick Donal Murray, mentre poco prima di Natale hanno rassegnato le dimissioni - ancora non accettate dal papa - Jim Moriarty (vescovo di Kildare and Leighlin), presente all'incontro in Vaticano, Raymond Field e Eamonn Walsh (vescovi ausiliari di Dublino). Altri due i vescovi indicati come responsabili dal rapporto Murphy: mons. Martin Drennan, vescovo di Galway e Kilmacduagh, presente all'incontro in Vaticano, e mons. Dermot ÒMahony, già in pensione per raggiunti limiti di età. (ingrid colanicchia)
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da:Adista Notizie n. 17 del 27/02/2010

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 23 Febbraio,2010 Ore: 10:25
 
 
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