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www.ildialogo.org La Chiesa tedesca si trova a far fronte agli scandali di pedofilia,di Michel Verrier

La Chiesa tedesca si trova a far fronte agli scandali di pedofilia

di Michel Verrier

in "La Croix" del 22 febbraio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)


I telefoni non cessano di squillare da tre settimane nello studio di Ursula Raue, avvocatessa ed ex presidente dell'associazione "Innocenza in pericolo". Delegata dai gesuiti come mediatrice nei confronti delle vittime di aggressioni sessuali nei collegi di questo ordine religioso, ha già raccolto 120 testimonianze, strazianti. I misfatti risalgono agli anni 1970 e 1980. Una dozzina di autori, tra cui due donne, vengono nominati nei racconti raccolti fino ad ora.
La valanga è stata scatenata alla fine di gennaio dalla lettera aperta di padre Klaus Mertes, rettore del collegio gesuita Canisius di Berlino, rivolta a 600 ex alunni. Citando le confidenze personali accumulate in questi ultimi anni, presentava le sue scuse alle vittime per "quelle ferite profonde che gli abusi sessuali infliggono a dei giovani la cui vita è oscurata, spezzata per decenni". E invitava tutti coloro che li avevano subìti ad uscire dal silenzio. Da allora, le testimonianze arrivate sulla scrivania di Ursula Raue parlano anche di altri collegi di gesuiti, ad Amburgo, a Bonn o a Saint-Blasien, ma anche altri istituti religiosi - orfanatrofi, collegi o case per handicappati - tenuti da francescani, maristi o altri.
Ieri, sul settimanale Der Spiegel, la ministra della giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger chiedeva "decisioni concrete della Chiesa cattolica sui provvedimenti da adottare affinché sia fatta piena luce". Proponeva anche l'istituzione di mediatori e la costituzione di "una tavola rotonda che riunisca i rappresentanti delle vittime, le istituzioni politiche e le Chiese al fine di prevedere tra l'altro le riparazioni indispensabili".
All'interno della Chiesa cattolica, la richiesta è la stessa. Il presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Aloïs Glück, sottolineava già all'indomani delle rivelazioni riguardanti il collegio Canisius che "la trasparenza doveva essere la regola, per quando dolorosa fosse". Metteva però in guardia contro qualsiasi confusione "che mettesse in discussione l'opera educatrice della Chiesa cattolica e l'impegno delle decine di migliaia di educatori".
"Si sarebbe dovuto fare molto di più per evitare questi drammi, riconosce da parte sua monsignor Werner Thissen, arcivescovo di Amburgo. Era chiaro per esempio che almeno uno dei padri del collegio Canisius fosse un pericolo dal punto di vista degli abusi su bambini. Non avrebbe mai dovuto essere trasferito e poi riimpiegato in funzioni educative." Una "leggerezza" nel modo di trattare i colpevoli deplorata anche dal vescovo di Osnabrück, monsignor Franz-Josef Bode.
Oggi, anche se i crimini sono prescritti, lo scandalo di rimbalzo colpisce tutta la Chiesa cattolica. Interpella la Conferenza episcopale tedesca, la cui Assemblea plenaria si apre questa mattina a Friburgo. Il suo presidente, monsignor Robert Zollisch, non ha voluto esprimersi prima di consultare l'insieme dei suoi pari. Ma le testimonianze che si accumulano mettono in discussione le decisioni prese dalla Conferenza episcopale nel settembre 2002 per lottare contro gli abusi sessuali. Infatti, secondo le regole, la responsabilità primaria dell'inchiesta e della verifica dei fatti compete a dei responsabili designati dalle diocesi. È loro compito poi prendere contatto con la giustizia e la polizia.
Il dramma di Canisius mostra i pericoli del sistema. "Se le autorità religiose avessero avvertito direttamente la polizia fin dal primo allarme, tante vittime sarebbero state risparmiate", sottolinea Ursula Raue.

 



Luned́ 22 Febbraio,2010 Ore: 17:43
 
 
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La questione dei preti pedofili

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