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www.ildialogo.org IN IRLANDA, TSUNAMI SULLA GERARCHIA CATTOLICA,di Agenzia ADISTA n. 129 del 26/12/2009

PRETI PEDOFILI
IN IRLANDA, TSUNAMI SULLA GERARCHIA CATTOLICA

di Agenzia ADISTA n. 129 del 26/12/2009

35353. DUBLINO-ADISTA. Rabbia, amarezza, profonda delusione, totale sfiducia: sono i sentimenti che animano in questi giorni il popolo irlandese, dopo che la pubblicazione di un rapporto sulla responsabilità della Chiesa nella gestione dei casi di pedofilia tra il clero tra il 1975 e il 2004, il "rapporto Murphy", ha fatto luce sulle enormi responsabilità della Chiesa nell'occultamento della verità e nel tentativo di difendere la propria reputazione e di evitare lo scandalo. Ed è del 17 dicembre la notizia dell'accettazione, da parte di Benedetto XVI, delle dimissioni presentate l'1 dicembre da un vescovo irlandese, mons. Donald Brendan Murray di Limerick, già vescovo ausiliare di Dublino dal 1992 al 1986, citato nel rapporto come uno dei prelati che, pur al corrente di ciò che stava accadendo, non hanno saputo o voluto affrontare le denunce di abusi sessuali contro sacerdoti. Le dimissioni sono giunte dopo che, in un'intervista al settimanale locale Limerick Leader (2/12), aveva affermato di ritenere, in coscienza, di non aver mai coperto preti pedofili, ma la pressione esercitata da molti, che chiedevano che il prelato si assumesse le sue responsabilità, ha prevalso, specialmente dopo l'arresto del prete pedofilo Tom Naughton, condannato a tre anni di reclusione per aver abusato di un chierichetto: il rapporto Murphy aveva definito "imperdonabile" l'incapacità di Murray di dare seguito alle denunce formulate contro il prete. "So bene che la mia rinuncia non può annullare il dolore che le vittime degli abusi hanno provato e provano ogni giorno", ha detto Murray: "Chiedo umilmente scusa ancora una volta a coloro che sono stati vittime di abusi quando erano bambini", ha aggiunto, "la mia prima preoccupazione è aiutarle in ogni modo possibile perché riacquistino serenità".
Il Rapporto Murphy
Le 720 pagine del cosiddetto "Rapporto Murphy", reso pubblico il 26 novembre scorso (a sei mesi dalla pubblicazione del "Rapporto Ryan", che enumerava una lunga lista di abusi fisici e psicologici nelle scuole cattoliche irlandesi, v. Adista nn. 58, 61, 67/09) sono il risultato di un'indagine condotta da una commissione indipendente, incaricata dal governo irlandese, sullo scandalo degli abusi sessuali all'interno dell'arcidiocesi di Dublino. La Dublin Archdiocese Commission of Investigation, guidata dal giudice Yvonne Murphy dell'Alta Corte di Dublino, è stata istituita dal Ministero della Giustizia il 28 marzo 2006. Compito della Commissione era di scegliere un certo numero di denunce contro membri del clero per abuso sessuale su minori pervenute alla sola arcidiocesi di Dublino, ad altre autorità della Chiesa, allo Stato e ad autorità pubbliche tra il 1975 e il 2004; di esaminare le risposte a tali denunce, prestando attenzione ad eventuali tentativi di ostruzione o blocco delle indagini; di scegliere un numero campione di casi noti alla Chiesa e allo Stato e di esaminarne le risposte, con particolare attenzione anche al livello di comunicazione tra le varie istanze ecclesiali e statali. Oggetto del rapporto non era la verifica della veridicità o meno delle denunce, quanto la responsabilità delle autorità ecclesiastiche e statali nel gestire le denunce. Alla Commissione sono pervenute 172 denunce contro preti noti e 11 contro preti ignoti (che potrebbero essere compresi nel numero di quelli noti); il campione scelto ha riguardato 46 preti - di cui 14 deceduti - per un totale di 320 bambini coinvolti fino al 2004, e 120 dal 2004 in poi, con una proporzione tra maschi e femmine di 2,3 a 1.
Il risultato di queste indagini, in termini generali, è che "la preoccupazione principale dell'arcidiocesi di Dublino nella gestione dei casi di abuso sessuale su minori, almeno fino alla metà degli anni '90, è stata mantenere il segreto, evitare lo scandalo, proteggere la reputazione della Chiesa e preservare il suo patrimonio. Tutte le altre considerazioni, compreso il benessere dei bambini e la giustizia per le vittime erano subordinate a queste priorità. L'Arcidiocesi non ha rispettato le norme del diritto canonico e ha fatto del suo meglio per evitare qualsiasi applicazione della legge dello Stato" (parte I, 1.15). Gravemente compromessa per i silenzi e per le coperture dei preti pedofili è risultata la posizione dei quattro arcivescovi di Dublino che hanno guidato l'arcidiocesi tra il 1975 e il 2004 - mons. John Charles McQuaid, mons. Dermot Ryan, mons. Kevin McNamara, mons. Desmond Connell (l'unico dei quattro ancora in vita): nel 1987, si legge nel rapporto, "i vescovi Kevin McNamara, Dermot Ryan e John Charles McQuaid avevano informazioni su denunce contro almeno 17 preti". Compromessa anche la posizione della Gardai, la polizia di Stato irlandese, che spesso si è rifiutata di indagare su denunce riguardanti dei religiosi.

La sbiadita reazione del Vaticano
A suscitare rabbia nella gente d'Irlanda, e non solo, è anche la reazione del papa al raccapricciante contenuto del rapporto Murphy. L'11 dicembre Ratzinger ha incontrato il presidente della Conferenza episcopale irlandese, card. Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh, e l'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, insieme ai responsabili della Segreteria di Stato e ai prefetti di alcuni dicasteri della Curia, oltre al nunzio apostolico in Irlanda, mons. Giuseppe Leanza. Nel comunicato che è stato diffuso dopo l'incontro si sprecano termini come "turbato", "rammaricato", "rincrescimento" "vergogna", "indignazione", "tradimento", "crimini atroci" - riferite all'operato di "alcuni membri del clero" - ; viene promessa una lettera pastorale ai fedeli dell'Irlanda, ma non vi è nessun cenno all'atteggiamento di omertà e dunque di connivenza delle alte sfere della Chiesa locale rispetto agli abusi.

Questo silenzio sulle responsabilità della Chiesa ha suscitato aspre reazioni in Irlanda: "Roma non ha risposto alle ripetute lettere della commissione che ha prodotto il rapporto - si legge sul quotidiano inglese The Independent (8/12) - e quando esso è stato pubblicato non ha fornito risposte dettagliate ma solo generiche espressioni di dolore". E ciò non è stato sufficiente per il ministro degli Esteri irlandese Micheál Martin, che ha espresso "profondo disappunto" per la risposta di Roma: "Il papa non ha ancora risposto alle orribili rivelazioni del rapporto Murphy", ha detto, convocando il nunzio Leanza per esprimergli "l'esigenza di una risposta sostanziosa".

Rabbia e sfiducia
In Irlanda il mondo cattolico, anche quello più impegnato, è fuori di sé. "È il nostro tsunami", ha affermato una parrocchiana di St. Joseph of Glasthule, alla periferia di Dublino, secondo quanto riporta il quotidiano cattolico francese La Croix (8/12). Già il rapporto Ryan era stato sconvolgente, ma "il fatto che i nostri vescovi abbiano chiuso gli occhi per tanto tempo su questi crimini è ancora più scioccante", spiega. "Queste rivelazioni hanno infranto la mia fiducia nell'istituzione". "Se vogliono dimostrare di prendere la situazione sul serio, che diano le dimissioni!", chiede un altro. "Il nostro parroco è ammirevole - fa eco un altro ancora - ma non farò mai servire mio figlio in sacrestia. E il catechismo si fa a casa".
E si chiede una profonda riforma della Chiesa, pena l'abbandono di molti cattolici: a due settimane dalla pubblicazione del rapporto Murphy, più di 5.000 fedeli si sono iscritti sul sito internet Count me out ("Cancellatemi dai registri") per esprimere il loro allontanamento formale dalla Chiesa. Così come molti sono coloro che, in questi giorni, stanno chiedendo l'esclusione della Chiesa cattolica dal settore dell'educazione: ancora oggi, essa gestisce il 92% delle scuole primarie e il 70% di quelle secondarie. Ma sta perdendo credibilità anche sul piano politico: dopo lo scandalo, afferma l'ex ministro della Giustizia Alan Dukes, "come possono venirci a fare la morale lamentandosi della mancanza di onestà nella vita politica? La Chiesa ha perduto ogni credibilità a livello pubblico".
Anche dall'interno della stessa Chiesa istituzionale sorgono voci critiche: "Il modello di una Chiesa onnipotente, ereditata dal XIX secolo, sta per affondare", afferma l'attuale vicario episcopale di Dublino p. Ciaran O'Carroll; "Emerge un nuovo modello, nel quale cerchiamo di dare sempre più responsabilità ai laici. Il Vaticano II non aveva visto la luce in Irlanda". (ludovica eugenio)
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da Adista Notizie n. 129 del 26/12/2009



Marted́ 22 Dicembre,2009 Ore: 15:22
 
 
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