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Pedofilia del clero irlandese

Due articoli da La Stampa e da Le Monde


Sia l'articolo su La Stampa che quello da Le Monde evidenziano l'inadeguatezza degli strumenti atti ad affrontare la questione, sia a livello ecclesiale che a livello penale. Su tutto domina una visione clericale che non prevede l'obbligo del deferimento ai tribunali penali competenti dei pedofili e/o molestatori di minori accertati dal processo canonico interno, e la "deferenza" delle autorità competenti irlandesi nei confronti del clero che, si afferma, avrebbe favorito l'impunità dei preti pedofili per cui il governo irlandese "chiede scusa". Oltre il contingente, rimane l'obbligo di ricordare e alle autorità competenti degli stati e all'autorità ecclesiastica che non si possono avere due giustizie una soddisfabile con un processo interno all'insaputa dell'altra.

11/12/2009 (13:18) - IL CASO
Preti pedofili in Irlanda, il Papa: "Eventi vergognosi, interverremo"
Ratzinger dopo il rapporto-scandalo: «Grave questione, sono sconvolto»
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CITTÀ DEL VATICANO
Non è mai stato indulgente nei confronti dei preti pedofili, papa Benedetto XVI. Aveva ammesso un sentimento di «vergogna» volando negli Stati Uniti, era tornato sul tema senza giri di parole nella visita in Australia e, a pochi mesi dall'ascesa al soglio pontificio, nell'ottobre del 2006, aveva denunciato «molti casi dolorosi di abusi sessuali su minori», ricevendo i vescovi irlandesi, «ancora più tragici quando a compierli è un ecclesiastico». Linguaggio diretto e severità di giudizio ribaditi oggi in una lunga nota che - approvata dal Papa in persona - ha concluso un vertice straordinario in Vaticano con i capi dei vescovi irlandesi.

Contro di loro ha puntato il dito il rapporto della commissione Murphy, 720 pagine di un'indagine commissionata dal governo che, dopo anni di reticenze e omertà sul tema, ha messo in luce il caso di 46 preti accusati di avere abusato sessualmente di minori tra il 1975 e il 2004 nella cattolicissima Irlanda. La pentola era già stata scoperchiata con il rapporto della commissione Ryan, diffuso a maggio scorso, che raccontava le sevizie e i maltrattamenti cui erano sottoposti i bambini negli istituti gestiti e controllati da ordini religiosi. Il report affidato al giudice Murphy, pubblicato di recente, mette in luce le responsabilità della gerarchia ecclesiastica, rea di aver coperto i pedofili, spostati da alcuni vescovi di parrocchia in parrocchia per tutelare il buon nome della Chiesa e, probabilmente, il suo patrimonio. Ce n'era abbastanza, per il Papa, per un incontro urgente in Vaticano. Certo, già da cardinale, Ratzinger ha sempre visto quello della pedofilia come un nodo da sciogliere tra tribunali ecclesiastici e diritto canonico.

L'istruzione dottrinale "Crimen sollecitationis" (1962), rivista dalla congregazione per la Dottrina della fede da lui presieduta con la lettera 'De delictis gravioribus' (2001), ad esempio, non prevede l'obbligatorietà della denuncia di casi di pedofilia alle autorità statali. Dettaglio che ha sollevato più di una rimostranza, nel corso degli anni, tra le associazioni di vittime. Le quali hanno puntato anche il dito contro uno stile dei seminari più attenta alle reprimende che alla formazione dei candidati psicologicamente più problematici. Ma la linea di 'tolleranza zero di Ratzinger - a differenza di un approccio meno vigoroso di Giovanni Paolo II - ha anche suscitato plausi e apprezzamenti tra le Chiese dove lo scandalo è emerso con maggior fragore. E, dopo le scuse dei vescovi irlandesi, ha parlato il capo della cattolicità. «Il Santo Padre condivide lo sdegno, la sensazione di tradimento e la vergogna provati da così tanti fedeli in Irlanda», afferma il comunicato odierno della Santa Sede, e «chiede ai cattolici in Irlanda e in tutto il mondo di unirsi a lui nel pregare per le vittime, per le loro famiglie e per tutti coloro che sono stati colpiti da questi crimini odiosi».

Non solo. Ratzinger «intende rivolgere una Lettera Pastorale ai fedeli d'Irlanda, nella quale indicherà con chiarezza le iniziative che devono essere prese in risposta alla situazione». Intanto, la Santa Sede «prende molto seriamente le questioni centrali sollevate dal Rapporto, incluse quelle relative al governo di capi della Chiesa locale con la responsabilità fondamentale della cura pastorale di bambini». Il Vaticano e i vescovi irlandesi non lo confermano, ma in tempi brevi dovrebbe saltare qualche testa. All'incontro odierno hanno partecipato il cardinale Sean Brady, presidente della Conferenza episcopale irlandese, e l'arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin. Per la Curia romana erano presenti i vertici della Segreteria di Stato - il segretario di Stato Bertone e i suoi due vice, Mamberti e Filoni - e i capi dei dicasteri della Dottrina della fede (Levada), dei Vescovi (Re), del clero (Hummes) e dei religiosi (Rodé).
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su La Stampa
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200912articoli/50287girata.asp#
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Il Vaticano di fronte agli abusi sessuali nella Chiesa irlandese
di Stéphanie Le Bars
in "Le Monde" del 12 dicembre 2009 (traduzione: www.finesettimana.org )
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Lo choc che da una quindicina di giorni scuote la Chiesa cattolica irlandese si diffonde in Vaticano.
Dopo la pubblicazione, il 26 novembre, di un rapporto che denunciava degli abusi sessuali perpetrati nel corso di trent'anni da decine di preti della diocesi di Dublino, due alti rappresentanti della Chiesa irlandese, il cardinale Sean Brady e l'arcivescovo di Dublino monsignor Diarmuid Martin, vengono ricevuti venerdì 11 dicembre da papa Benedetto XVI. Discuteranno della "dolorosa situazione" della Chiesa irlandese, messa in luce dall'inchiesta del ministero della giustizia irlandese per le 320 denunce di violenza sessuale su minorenni. Questo incontro, al termine del quale potrebbero essere annunciate le dimissioni di numerosi prelati irlandesi implicati nello scandalo, dovrebbe prendere in considerazione diversi punti sollevati dal rapporto.
I responsabili cattolici dovrebbero in particolare spiegare il silenzio complice della gerarchia ecclesiastica. È anche attesa una risposta del papa alle critiche espresse dai ministeri della giustizia e degli affari esteri irlandesi per l'assenza di reazioni del Vaticano, diverse volte sollecitato nel corso dell'inchiesta.
Il rapporto Murphy, dal nome del giudice che ha condotto l'inchiesta, presenta una requisitoria pesante contro l'atteggiamento della Chiesa di fronte ai molteplici casi accertati di abusi sessuali commessi dai preti tra il 1970 e l'inizio degli anni 2000. Queste rivelazioni, definite uno "tsunami" da certi responsabili religiosi, hanno anche scioccato il paese, ancora caratterizzato dall'influenza morale e sociale della Chiesa cattolica. La pratica religiosa, benché in costante diminuzione a partire dagli anni 70, vi è ancora abbastanza elevata: il 46% degli irlandesi va a messa una volta la settimana e il 65% una volta al mese; la stragrande maggioranza delle scuole è ancora gestita dalla Chiesa.
Il rapporto presenta una preoccupazione "ossessiva" del segreto da parte della Chiesa, attenta "ad evitare lo scandalo" e "a proteggere la sua reputazione e i suoi beni". In particolare chiama in causa una decina di vescovi che hanno coperto il modo di agire dei preti.Monsignor Martin, che incarna la volontà di cambiare le sue pratiche, ha, fin dalla pubblicazione del rapporto, espresso la sua "vergogna", le sue "scuse" e il suo "rammarico". Riuniti mercoledì a Dublino, i vescovi irlandesi hanno "chiesto perdono" e si sono detti "profondamente scioccati dall'ampiezza e dalla perversione degli abusi, e coperti di vergogna di fronte all'ampiezza delle dissimulazioni". "Riconosciamo che è il segno di un cultura che era diffusa in seno alla Chiesa." Per le vittime, le "scuse" non bastano; le loro associazioni chiedono delle sanzioni e le dimissioni dei vescovi incriminati, e delle inchieste a livello nazionale. Un'inchiesta è in corso nella diocesi di Cloyne.
Elencando 46 casi di preti colpevoli di abusi sessuali (certi in corso di giudizio, ma quattro religiosi occupano ancora il loro posto, secondo gli inquirenti), il rapporto Murphy mette in luce un "sistema" nel quale le denunce delle famiglie non sono state prese seriamente in considerazione da parte dell'istituzione. I referenti citano il caso di un prete che ha riconosciuto di aver abusato di 100 bambini, di un altro che aveva commesso delle violenze sessuali "ogni quindici giorni per 25 anni" nella sua parrocchia o di un altro che aveva abusato di un chierichetto di 9 anni dopo la messa, prima di regalargli "una T-shirt e un libro di preghiere"
Severo sul comportamento della gerarchia, il rapporto racconta anche il caso di un prete per il quale dopo una prima denuncia, uno psichiatra aveva raccomandato che non fosse rimandato in una parrocchia. Il vescovo non ne ha tenuto conto e il prete ha violentato un ragazzo della sua nuova parrocchia. Un altro vescovo ha riammesso un prete condannato l'anno prima per abusi sessuali. Spesso, i preti accusati sono stati spostati in parrocchie vicine senza che fosse dichiarata la loro situazione. Il rapporto riferisce anche della possibilità che esistesse nella diocesi di Dublino un "giro di pedofili", parlando del caso di due preti che avevano abusato degli stessi bambini.
Gli autori del rapporto sono assolutamente convinti che molti responsabili religiosi fossero a conoscenza dell'ampiezza dei fatti da una ventina d'anni. Nel 1987, dicono, la diocesi ha sottoscritto una assicurazione, il che attesta il fatto che prendesse in considerazione il costo finanziario delle denunce e dei processi potenziali. Trovandosi nella stessa situazione, molte diocesi americane sono oggi in fallimento a causa dei risarcimenti pagati alle vittime di abusi sessuali. Ma non è solo la Chiesa in causa, neanche la polizia e la giustizia irlandesi hanno agito in maniera ottimale. Una certa deferenza nei confronti della Chiesa cattolica ha impedito ai servizi dello Stati di "assumersi le loro responsabilità", deplora il rapporto. Il governo si è scusato.
Questo dramma, che va al di là del caso irlandese, mette in luce ancora una volta uno degli aspetti peggiori della Chiesa cattolica. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti nel 2008, era sembrato che Benedetto XVI volesse togliere la legge prevalente del silenzio su questo argomento, incontrando delle vittime di preti pedofili. Quindi, anche su questo c'è molta attesa per l'incontro di oggi.
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da: http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa200912/091211lebars.pdf



Sabato 12 Dicembre,2009 Ore: 18:26
 
 
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La questione dei preti pedofili

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