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www.ildialogo.org L'orco con la tonaca,di Marco Marchese

L'opinione
L'orco con la tonaca

di Marco Marchese

Ringraziamo Marco Marchese, Presidente Ass. per la Mobilitazione Sociale Onlus di Palermo info www.mobilitazionesociale.it  ), per averci segnalato questa sua riflessione.

Il paese si divide come sempre accade in questi casi. Innocentisti e colpevolisti. Chi lo vuole e non crede a quello che dicono in giro, e chi invece, non lo vuole perché crede.
Torniamo a parlare di pedofilia e chiesa, e mi scuseranno i lettori se la riflessione di oggi sarà un po’ più lunga, ma credo che sia doverosa. La riflessione parte da un fatto di cronaca, una cronaca che da un po’ di tempo ha luogo in una piccola comunità del Molise dove i fedeli si sono divisi in due gruppi a causa di un prete , pro e contro. Nulla di nuovo, dato che accade sempre più spesso , se non fosse che qui non ci sono soltanto delle accuse, ma una condanna. Infatti, il prete della loro parrocchia è arrivato in paese dopo aver patteggiato una condanna a due anni e sei mesi di reclusione per aver abusato in passato ed in un ‘altra comunità, di alcuni bambini. Sono certo che un prete che patteggia un reato del genere si dichiara assolutamente colpevole, altrimenti accetterebbe il giudizio per dimostrare la propria innocenza. Dopo la condanna è stato trasferito dalla propria parrocchia in un’altra comunità dove nessuno fosse a conoscenza della sua vicenda. E, udite udite!, dov’è stato trasferito il prete? In una parrocchia di Malta, ma per fortuna oggi su internet le notizie circolano. Dopo qualche anno, però, eccolo che torna in Italia, in questa piccola comunità oggi divisa. Infatti, alcune mamme e papà, saputo del suo passato, si sono costituiti in un comitato spontaneo per chiederne il trasferimento. Gli altri si oppongono e il perché di questo essere contrari non riesco proprio ad capirlo.
A parte la grande ammirazione per le persone che hanno trovato il coraggio di tutelare preventivamente i propri figli, questa vicenda mi fa venire in mente una riflessione del libro di Massimiliano Frassi, presidente dell’Associazione Prometeo, nel suo libro “Predatori di Bambini”: quanti di noi affiderebbero tutti i loro risparmi ad un direttore di banca che è stato condannato per aver derubato i propri clienti di una precedente filiale? Io credo nessuno, e allora capisco bene perché le mamme non vogliano affidare i propri figli a chi è stato condannato per aver rubato l’innocenza di altri bambini. Ma sono anche certo che una banca licenzierebbe immediatamente il suo direttore condannato o, quanto meno, l’unica cosa che gli farebbe fare, è quello di svuotare i cestini della carta quando ormai le casse sono chiuse. La chiesa, a quanto pare, è un po’ più permissiva. Il timore adesso è che quel prete venga trasferito in un’altra parrocchia dove nulla si sa, e dove, forse, non ci saranno fedeli coraggiosi che alzeranno la voce. Allora cosa fare di quel pedofilo travestito da prete, che ormai ha scontato la sua pena? Qui non bisogna farsi tentare dall’istinto e fermarsi prima di rispondere. “E’ a posto con la giustizia”, mi ha suggerito qualcuno, non a caso era un prete.” Ha sbagliato, ha pagato e merita il perdono”. Il perdono è un fatto di coscienza, e di certo non spetta a me. A me spetta prendere atto dell’incapacità della chiesa di affrontare questi casi. Perché di alternative forse ce ne sono: potrebbe lavorare in diocesi, fare il segretario del vescovo, il cappellano delle suore, o qualsiasi altro ruolo che non lo porti a contatto con i bambini. Invece, ormai è accertato, l’unica cosa che la chiesa ha saputo fare è trasferirlo da una parrocchia all’altra. E qui sorge un’altra riflessione suggerita anche dalla stampa della settimana scorsa. Infatti, molti quotidiani hanno riportato intervista rilasciata all’Osservatore Romano, dal Cardinale Hummes, prefetto della congregazione per il clero, che proprio in merito alle vicende di pedofilia che hanno coinvolto alcuni sacerdoti, ha affermato che la chiesa vuole massima fermezza in questi casi, facendo anche ricorso alla giustizia ordinaria. Molti, a queste parole, hanno tirato un sospiro di sollievo: finalmente, era ora, meglio tardi che mai. Ma forse a questi molti è sfuggita parte delle parole del cardinale che aveva anche detto: accertati oggettivamente i fatti. E queste parole mi lasciano ancora più perplesso di quanto non fossi. Il presupposto per il ricorso alla giustizia ordinaria, almeno così mi sembra di capire, è successivo all’accertamento delle responsabilità del prete pedofilo da parte del tribunale per il clero. Cosa accadeva quindi ? Quando un sacerdote o un vescovo avevano notizia di un prete accusato di abusi sui bambini, conducevano delle indagini interne, senza denunciarlo ad un magistrato che le indagini le fa per mestiere. Se, e quando, ne fossero state accertate le responsabilità, lo condannava, a quali pene non ci è dato sapere. Oggi, stando alle parole del cardinale, solo dopo questa condanna, dovrebbero “consegnare” il reo alla giustizia ordinaria. Ma con quali strumenti vengono effettuate queste indagini? Forse con intercettazioni telefoniche? Appostamenti? Già è difficile per un magistrato, figuriamoci per un vescovo! Oggi, la certezza è che, se condannato dalla giustizia della chiesa, e se in paese si comincia a mormorare dei suoi precedenti, il prete in questione viene spostato in un’ altra parrocchia, dove, come dimostrano molti fatti, abusa di altri bambini.
Vien da chiedersi cosa accadrebbe in Italia se venisse pubblicato un rapporto “Murphy” come quello Irlandese che ha accertato oltre quarantasette casi di pedofilia compiuti da preti e coperti dai vescovi negli ultimi trenta anni. Io penso di sapere la risposta: non accadrebbe nulla. Forse nessuno avrebbe il coraggio di pubblicarlo, e se anche dovesse esistere un coraggioso, la comunità si dividerebbe ancora una volta in due: quelli che direbbero che quei preti sono vittime delle fantasie dei bambini, oppure che dietro a tutto c’è la mafia, perché sono preti scomodi, e quelli, che con un immenso coraggio, prenderebbero una posizione netta a tutela dei bambini.
Chissà, forse allora qualcuno ci dirà nuovamente: “Chiediamo scusa, da oggi tolleranza zero!”.
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Luned́ 18 Gennaio,2010 Ore: 13:41
 
 
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La questione dei preti pedofili

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