- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (251) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Accusato di molestie sessuali nei confronti di un adolescente don Marco Baresi dovrà scontare sette anni e mezzo di pena.,di Carlo Castellini

Una lettera del vescovo di Brescia mons. Luciano Monari ritorna di attualità
Accusato di molestie sessuali nei confronti di un adolescente don Marco Baresi dovrà scontare sette anni e mezzo di pena.

di Carlo Castellini

Questo il verdetto emesso dai giudici del tribunale di Brescia. Alcuni mesi fa la sentenza dopo alcune sedute a porte chiuse. La chiesa non ci sta. Non crede quasi alla sentenza e si trincera dietro un rispettoso silenzio. La lettera di Mons. Munari era stata scritta in occasione del suo arresto, il 30 novembre del 2007.


Presentazione della lettera di Mons. LUCIANO MONARI , attuale vescovo di Brescia e sua collocazione cronologica e storica.
 
In occasione degli arresti domiciliari, in attesa di accertamenti giuridici a suo vantaggio o a sua sgravante, di DON MARCO BARESI, vice rettore del seminario, sito in via Bollani, 20, in Brescia, con l’accusa di molestie sessuali ai danni di un adolescente, che frequentava l’Istituto di via Cesare Arici, 17, prima e poi anche il seminario, il vescovo titolare della diocesi di Brescia, eletto di fresco Mons. LUCIANO MONARI, giunto da poco nella cittadina lombarda, scrisse questa lettera il giorno della festa di Sant’Andrea Apostolo, indirizzata a tutti i presbiteri della diocesi di Brescia.
 
Io la ricevetti dalle mani di un giovane, certo ANTONIO, marito di CECILIA FRACASSI, amica mia e di mia moglie VINCENZA, distribuita davanti alla porta della chiesa parrocchiale di San Filippo Neri, comunità alla quale appartengo., in versione di foglio fotocopiato. Le notizie contenute mi sorpresero non poco, e rimasi anche amareggiato. L’ho letta e riletta più volte, ma alla fine mi sono sentito in dovere di rispondere, perché sentivo che c’era qualcosa che non mi convinceva: questa sottile impressione di sentirsi sempre dalla parte della Verità e questa difesa a oltranza, mentre poi la realtà in tanti altri aspetti (pedofilia, preti omosessuali, relazioni di preti con amanti tenute nascoste, e altro) emerge con grande evidenza non solo nei fatti di cronaca eclatanti.
 
Allora ho risposto in maniera personale e documentata. Poi la inviai al mio nuovo vescovo LUCIANO MONARI, che non ha ancora trovato sufficienti motivazioni per rispondere. Eppure in contrasto proprio con quello spirito di comprensione e quel desiderio di capire e di dialogare, che vorrebbe dai laici in questo difficile momento della Chiesa bresciana. Ma allora perché non rispondere se si è convinti dell’innocenza? Anch’io sono molto dispiaciuto di quanto è accaduto; anch’io cerco di capire il mio vescovo, e per certi versi lo apprezzo anche.
 
Ora la invio al mio sito www.ildialogo.org  perché ritengo che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà siano informati ed abbianmo la capacità di riflettere e siano adeguatamente informati. Anch’io posso citare la Parola di Paolo di Tarso:”Veritatem facente in charitate” (EFESINI, 4, 15). Anch’io conosco e ho altri preti amici, ma appunto per questo, questa mancanza di dialogo e di comunicazione, mi umilia e mi offende, come uomo e come cristiano.
 
CARLO CASTELLINI
 
 

 
 
LETTERA DI MONS LUCIANO MONARI
VIA TRIESTE, 13, 25121-BRESCIA-TEL. 030 . 40126
FAX-030.3722264. E-MAIL:vescovo@diocesi.brescia.it
 
 
A TUTTI I SACERDOTI DEL PRESBITERIO DI BRESCIA.
 
L’arresto di un vicerettore del Seminario, è una ferita profonda e dolorosa oer la Chiesa bresciana. Nutro profonda speranza che l’accusa si risolverà in una bolla di sapone; ho ascoltato tanti che hanno conosciuto don Marco, che sono vissuti insieme con lui per anni e il giudizio è concorde: non uno che abbia avanzato dubbi o riserve. Ma la ferita non si rimarginerà presto. Noi viviamo anche dell’immagine che gli altri hanno di noi e la notizia, sparata dai giornali, come una bomba, unita a insinuazioni, ha segnato la nostra Chiesa. Anche se in futuro l’innocenza venisse riconosciuta, l’offesa rimarrebbe, impietosa. Sporcare ciò che è pulito è facile; ripulire ciò che è stato sporcato è difficile, lungo e produce un risultato sempre imperfetto.
 
Viene da chiedere: perché? Ha un senso tutto questo? Paolo scrive ai Romani che Dio “fa servire ogni cosa al bene di coloro che lo amano”(Rm, 8,28). Che cosa può allora significare per noi, Chiesa bresciana, questa esperienza di sofferenza? Che cosa ci sta dicendo e chiedendo il Signore? Provo a rispondere con la consapevolezza che ciascuno è chiamato a riflettere davanti a Dio e a dare una risposta personale, creativa,, che lo faccia uscire più maturo da questa prova.
 La prima cosa che mi sembra di cogliere è un invito fortissimo all’umiltà, alla consapevolezza chiara, del poco che siamo. Sant’Agostino scrive che non c’è nessun peccato che noi stessi non potremmo fare, se messa in determinate condizioni. Il bene che c’è in noi, la resistenza al male che riusciamo a mettere in opera, viene dal Signore, è sua grazia. Di questa possiamo gioire con stupore e riconoscenza, ma non possiamo vantarci. Scrive San Paolo ai Corinzi:”Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (1 Cor 4, 7). Questa umiltà ci aiuta a essere meno risentiti di fronte alle acccuse o alle insinuazioni: non le meritiamo, ma non le meritiamo per dono di grazia, non per virtù personale.
Il secondo atteggiamento è quello della consapevolezza serena del bene che è in noi. Possono venirci lanciate le accuse più gravi; ma noi sappiamo quello che il Signore ha operato e opera nella nostra vita; sappiamo le motivazioni delle nostre scelte e dei nostri comportamenti; sappiamo l’amore il disinteresse con cui cerchiamo di agire. Possiamo procedere con fiducia serena sotto lo sguardo di Dio, sotto il suo giudizio. L’errore più grave, la tentazione più sottile, sarebbe quella di rispondere alle accuse col disimpegno, dicendo:”Se questo è guadagno, vale meglio limitarci a compiere lo stretto dovere e nient’altro. Saremo più sicuri e meno vulnerabili”. Ed è vero; ma saremmo anche meno cristiani e meno preti. Dietro a questo atteggiamento c’è l’orgoglio sottile di chi, per risentimento, dice degli altri:”Non mi meritano; si arrangino e vedranno quanto valgo”. E’ vero che un prete, proprio per la sua attività coi ragazzi e per i ragazzi, è vulnerabile; lo si può accusare facilmente, anche perché un’accusa simile è accettata facilmente dal sentire comune. Ma non possiamo rinunciare a operare, perché non possiamo rinunciare ad amare. L’amore è, per natura sua, attivo; non si ritira, ma prende sempre posizione a favore della vita, del bene, della gioia degli altri. Se ci ritiriamo dall’impegno nell’oratorio per l’educazione dei piccoli, per la loro crescita umana e cristiana, se riduciamo il nostro servizio all’adempimento burocratico delle prestazioni religiose, tradiamo la nostra vocazione. Di fronte agli inevitabili timori l’aiuto decisivo è quello che ci viene dalla contemplazione dl Signore. Di lui si dice che “quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a Colui che giudica con giustizia”(1 PT, 2, 23). Se Gesù si fosse lasciato spaventare dalla pericolosità della sua missione, se avesse cercato la sicurezza ad ogni costo, come avrebbe potuto mostrare l’amore di Dio per noi?
Dobbiamo allora rimanere inerti? Accettare passivamente di essere oggetto di sospetti umilianti? Anche qui la risposta è:no. No, per un atteggiamento sano di difesa di noi stessi. Ma no anche per amore verso gli altri. Non possiamo permettere che il diffondersi di un sospetto malizioso rovini le cose belle che ci sono nel mondo, che renda ambigui i rapporti più sani, le espressioni più pure di affetto e di attenzione agli altri. Non possiamo pèrmettere che la paura di interpretazioni maliziose e maligne cancelli quello che è fonte di calore umano e di gioia.
In alcuni interventi di questi giorni appare la gioia maligna di poter cogliere in fallo chi si presenta come portatore di un messaggio esigente sulla sessualità. Quasi a dire:”Vedete la Chiesa? Si presenta come paladina della verità, condanna tutti i vizi, esige una impossibile rinuncia alle esigenze della sessualità; poi cade anch’essa nei vizi che condanna”. Siamo radicalmente fuori da questo tipo di critica. Predichiamo che la sessualità va unita con l’amore e il senso di responsabilità; e lo predichiamo non per un ossequio formale ad una legge antiquata o a una cultura settaria, ma per stima dell’uomo e della sua dignità, perché solo una sessualità ricca di amore e matura nella responsabilità è degna di lui.
Un’ultima osservazione. Si accusa un prete, e si accusano nello stesso tempo tutti i preti. Il fatto è tutt’altro che gradevole perché ci sentiamo tutti insieme messi sul banco degli imputati senza che nessuno si sia preoccupato di guardarci in faccia e di misurarsi con noi. Ma forse questa situazione è la conferma di una realtà effettiva sulla quale abbiamo insistito spesso e cioè che tutti i pereti di una diocesi costituiscono un unico presbiterio solidale attorno al Vescovo. Naturalmente le responsabilità, sia morali che giuridiche, sono strettamente personali; ma i pesi (come le gioie) si portano insieme. Né io Vescovo, posso tirarmi indietro dicendo: io non c’entro; né può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. Questo esige da noi un senso vivo di responsabilità: sappiamo che i nostri comportamenti, buoni o cattivi, ricadono sulle spalle degli altri. Abbiamo il dovere di crescere verso la maturità perché il peso delle nostre immaturità è sopportato da tutti; dobbiamo tendere verso la santità, perché il peso della nostra mediocrità finisce per intristire tutti.
A tutti però, chiediamo proprio per questo di essere leali. Se ci considerano una cosa sola nel presbiterio, considerino anche tutto il bene che c’è in mezzo a noi. Se tengono questo atteggiamento con sincerità – stando anch’essi, come noi, sotto lo sguardo di Dio – siamo covninti che avranno del presbiterio bresciano un’immagine bella. Non perfetta, purtroppo, per la nostra debolezza; ma certamente cristiana e umanamente ricca, per grazia di Dio. Questa è la nostra convinzione che esprimiamo con umiltà ma anche con fiducia. Ai laici credenti chiediamo di esserci vicini in questo momento difficile così come sentiamo di essere vicini a loro nelle loro quotidiane tribolazioni e fatiche.
 
+ LUCIANO MONARI VESCOVO
 
BRESCIA, 30 NOVEMBRE 2007, FESTA DI SANT’ANDREA APOSTOLO.              
 
 

 La risposta di Carlo Castellini
 
Caro Mons. Luciano,
mio fratello maggiore in Cristo, l’offesa recata ad un minorenne, è una ferita profonda, sia per la persona in questione, sia per i suoi famigliari, come anche per la comunità cristiana e la società civile che ci osserva.
Anch’io attendo con ragionevole speranza e fiducia che il corso della giustizia faccia presto chiarezza e restituisca il proprio onore a chi è innocente, davanti a Dio e davanti agli uomini.
E’ risaputo: non sempre chi accusa è dalla parte della ragione, fino a che i giudici non abbiano appurato la verità. Mi sembra però che il tono della Tua lettera, sia un po’ troppo giocato sulla difesa d’ufficio. Anche al sottoscritto è capitato qualcosa di analogo, non di questa gravità; per cui comprendo molto bene le preoccupazioni di avere la faccia pulita, di avere l’onore non macchiato e quanto consegue; anche se dopo non è più la stessa cosa, perché il fango come dici bene tu, è già stato gettato in faccia e la gente rimane solo con quella prima impressione, e la cicatrice dl dubbio e della disistima rimane.
Tante persone poi, individualmente e personalmente interpellate, sono pronte a dichiarare qualsiasi cosa; di fronte poi all’autorità indagante di un’indagine preliminare, tutti cercano di aggiustare il tiro o di attenuare certe cose, perché convinti dagli avvocati o da altri motivi di opportunismo psicologico o tempismo dell’ambiguità. Pure questo ho sperimentato.
Però permetti, mons. Luciano, che vi sono stati anche altri casi a Brescia,, non proprio in questo settore così delicato, su cui sarà bene tornare in altri tempi, come quello dell’informazione, in cui persone oneste, rette e capaci, e quindi non facili al compromesso, sono state silurate ed emarginate, con il silenzio complice di rappresentanti diocesani e cattolici laici, che ragionano come preti, e quindi di ambigua personalità.
E’ stato il caso del dott. Giordano Mariani, costretto a lasciare la rivista “MADRE”, o del dott. ALESSANDRO PIERGENTILI, obbligato dopo diciotto anni, ad abbandonare IL GIORNALE DI BRESCIA, cattolicissimo e democristiano; oppure l’ultimo in ordine di tempo, l’abbandono forzato del settimanale diocesano “LA VOCE DEL POPOLO” di VALERIA BOLDINI : emarginata e messa nelle condizioni di abbandonare il settimanale, con la complicità e l’indifferenza dei rappresentanti mons. FRANCESCO BESCHI, Mons. GIACOMO CANOBBIO, e mons. GIULIO SANGUINETI.
Eppure VALERIA BOLDINI aveva avviato con i lettori un certo modo di informare più colto e più sincero…..Viene allora da chiedersi come mai il dialogo con questi monsignori e presbiteri è così difficile? Se non impossibile? Perché una giornalista come VALERIA BOLDINI è stata costretta ad andarsene sbattendo la porta, letteralmente schifata dall’ambiente maschilista dei preti che dirigono tutto? Perché non valorizzare l’interessata? Ma su questo torneremo in un secondo momento.
Ho apprezzato molto il Tuo richiamo all’umiltà, perché credo che questa possa portare alla coscienza del proprio peccato, ed alla riconoscenza del proprio limite, ed alla necessità dell’ascolto reciproco e dialogo tra persone. E’ vero che un prete, proprio per la sua attività a continuo contatto con i ragazzi è vulnerabile; ma anche il rapporto con le ragazze, i cui rapporti in seminario vengono negati; proprio nel momento in cui nel seminario le pulsioni sessuali si scatenano; io giovani seminaristi adolescenti le orientano e le sublimano nel gioco, nella preghiera, nello studio, ma anche nelle buone amicizie solo maschili, però.
Io no sto accusando DON MARCO BARESI di nessuna colpa, ma dopo la difesa d’ufficio, per altro scontata a prevedibile, bisogna avere l’umiltà di sedersi a tavolino, dialogare, ascoltarsi, ed ascoltare anche altri, su certa formazione ricevuta, e trarne le dovute conseguenze anche per il futuro. Non si tratta di ritirarsi dagli oratori o dall’educazione dei piccoli; ma è da rivedere oggi tutto il sistema educativo, il cui peso grava troppo sulle spalle di un solo curato, solo perché non si vuole mettere in discussione l’oratorio e il potere della chiesa su di esso; è una cosa ridicola. Ogni figura di prete può e deve essere supportata da una figura di laico, maschile o femminile.
Anch’io penso che il tutto si risolverà in una bolla di sapone. Ma vi sono altri casi, non di pedofilia, che sono stati tenuti debitamente nascosti; sarebbe utile rivedere ed ascoltare, tutti quei sacerdoti che hanno abbandonato il loro servizio sacerdotale, ed hanno abbracciato il matrimonio, ed ora hanno moglie e figli; vi sono alcuni atteggiamenti e comportamenti, che non derivano all’uomo, ed al cristiano in specie, solo dalla contemplazione della Parola del Signore; vi sono alcune riflessioni che possono essere di comune utilità.
Certo, sono d’accordo don Te, a volte si trova un sottile piacere nel criticare la Chiesa, con una certa superficialità; ma questo dipende anche dal fatto che la Chiesa, su certi fatti e problemi, tende a nascondere, a soffocare, a non chiarire; forte com’è ed arroccata nel suo populismo mediatico, che la porta a far quadrato con sé stessa, e con i suoi presbiteri,, nella celebrazione di messe e liturgie, funzionali alla raccolta attorno al capo; comprensibile si, ma questo non convince più di tanto.
La solidarietà dei presbiteri con il proprio vescovo, non deve somigliare troppo ad uno squillo di tromba che chiama a raccolta le truppe dell’esercito clericale; voglio credere che DON MARCO BARESI, uscirà pulito da tutta questa vicenda; e che l’adolescente accusatore o disturbatore, o chi sta dietro di lui, sia aiutato a far chiarezza, ed anche lui sia messo nelle condizioni di difendere la sua dignità.
E’ molto probabile, che detto adolescente, non avrà a disposizione microfoni, giornali, tv locali, società potenti come LA COMPAGNIA DELLE OPERE, che Tu hai onorato con tanto di rosso in corpo (che stonatura! Come hai fatto a dire “EVANGELIUM NON ERUBESCO”?| Come si fa a vedere in tivù il card. GIOVANNI BATTISTA RE, braccetto con FAZIO e poi credere alla Chiesa del Vangelo? Dove sta la BUONA NOTIZIA?)
Un’ultima osservazione: avrei gradito che la Tua lettera fosse indirizzata anche alla comunità cristiana, perché i presbiteri per questa sono stati ordinati; perché la nostra comunità non viene adeguatamente informata, e richiesta del proprio parere su BENI, CASE, PERSONE, EDIFICI, PROPRIETA’, VENDITA DI SEMINARI, SCELTA DEL PARROCO, SCELTA DEL VESCOVO? Tu sei proprio sicuro che questo sia contro la collegialità e la democrazia dentro la Chiesa?
Caro mons. LUCIANO, vi sono altri laici, che hanno tante cose da dire, pensieri da esprimere, storie da raccontare, formazione da criticare, nostalgie da far riemergere; ma anche una grande voglia di poter riabbracciare una chiesa più umana e più solidale, meno ricca, meno paludata, ma che al momento opportuno è vicina a chi è nel bisogno.
 
Un abbraccio, credo nella Tua sincerità.
Alla prossima
Tuo fratello in Cristo 
CARLO CASTELLINI
 


Martedì 07 Luglio,2009 Ore: 15:31
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La questione dei preti pedofili

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info