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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org L'ULTIMA BATTAGLIAUNA CHIESA INCONTRO E ACCANTO AI GIOVANI,

L'ULTIMA BATTAGLIAUNA CHIESA INCONTRO E ACCANTO AI GIOVANI

Incontro con DON ARMANDO MATTEO, Convento S.Domenico di Pistoia Domenica 28 febbraio 2010


 

I – INCONTRI DI KOINONIA 2009-10
Convento S.Domenico di Pistoia
“Cittadini degni del Vangelo”(Fil 1,27) - tradizione e futuro delle Chiese
 
Domenica 28 febbraio 2010
GIORNATA CON DON ARMANDO MATTEO
sul tema:
L'ultima battaglia
Una chiesa incontro e accanto ai giovani
 
ore 9.30
Celebrazione eucaristica
 
ore 11.00
Intervento di Don Armando
 
Ore 13.00 Pranzo
(Si prega di essere solleciti per la prenotazione entro il 25/2:
koinoni@tin.it; 0573-22046; 055-499453)
 
ore 15.30
In dialogo con Don Armando
 

2 - Dal libro di Armando Matteo

“In realtà, ciò che si mostra agli occhi di ogni attento os­servatore è sostanzialmente la messa in atto di una confusa strategia del cambiamento in grado di realizzare qualche risul­tato nell'immediato, ma poi incapace di durare alla lunga. Non sarà piuttosto il caso che, più di una strategia del cam­biamento, ciò di cui veramente oggi vi è bisogno sia un cam­biamento di strategia? E dove trovare il coraggio per una tale scelta se non da una rinnovata attenzione al mondo giovanile così come esso è, dai modi effettivi con cui non si relaziona più all'universo della fede, dalla sua ormai sempre più diffusa disaffezione alla pratica della preghiera e della lettura biblica? Insomma, quando nella Chiesa si parla di giovani, di quali giovani si sta parlando?”
(p.38)
“Vi è poi da considerare un'ulteriore variante dello svantaggio che i giovani debbono vivere rispetto alla possibilità stessa della fede. Infatti, accanto a un tale epocale estraniamento dell'anima occidentale al cristianesimo, che ovviamente sollecita un rinnovato impegno della teologia per una nuova inculturazione della fede, bisogna pure registrare l'emergenza di un inedito e combattivo sentimento anticattolico e, in generale, antireligioso. Oggi quello scrittore, domani quel giornalista, dopodomani quel teologo «laico», dopodomani ancora lo scienziato: e si assiste a una gara a chi la spara più grossa contro la Chiesa, tentando di metterne in tutta e bella evidenza i suoi lati fragili, le sue componenti corrotte, le bugie antiche mai confessate, gli artifici scrupolosamente inventati per mantenere il proprio potere e così via. Non si può, di sicuro, contestare ora la precarietà che inerisce a ogni espressione dell'esperienza umana e quindi anche a quella relativa alla fede cristiana. Ciò che però appare azzardato, e dunque bisognoso di una maggiore precisa illuminazione, è che tali manifestazioni anticattoliche accadano per così dire un po' alla leggera, quasi canzonatoriamente, con un tono (11 saccenteria e di superiorità che contrasta vigorosamente con la presunta scientificità con cui invece ogni operazione in tal senso viene pubblicizzata. Tali pensatori e i loro libri hanno inoltre un grande impatto mediatico e una larga diffusione, specialmente presso i più giovani, i quali, come del resto gli adulti, più che convinti, restano confusi”. (p.47)
“Il difficile rapporto tra i giovani e la fede rappresenta una sorta di ultima battaglia; ultima, non solo perché è la più recente in ordine di tempo, ma soprattutto perché, se non viene vinta, a perdere non saranno solo i giovani. È inutile nascondersi la semplice verità che, senza i giovani, la Chiesa è destinata a scomparire, almeno in Europa. È, dunque, davvero un'ultima battaglia, il cui profilo, a questo punto, ci appare ben delineato.
Essa è innanzitutto una battaglia ad intra: perché si tratta di ridefinire strutturalmente l'agire della Chiesa in un nuovo equilibrio tra l'urgenza della generazione alla fede e lo spazio/tempo dell'esercizio della fede. È finita l'epoca di un'evangelizzazione primaria sostanzialmente affidata alla famiglia e alla scuola e ha inizio quella di una comunità che si faccia sul serio carico della prima generazione incredula dell'Occidente, cui offrire una generosa ospitalità nei propri luoghi e soprattutto nel proprio cuore. È ancora l'ora di un alleggerimento dell'apparato ecclesiale ed ecclesiastico, per una più nitida testimonianza all'amore del Regno e al Regno dell'amore.
È, in secondo luogo, una battaglia ad extra: perché urge trovare una risposta corale ed effettiva alla sfida educativa posta innanzi a noi da un universo giovanile aggredito dal micidiale nichilismo e sempre più tentato di sentirsi semplice vuoto-a-perdere. È quindi il tempo di una cura autentica dei giovani che passa attraverso la messa in discussione di un complessivo assetto culturale, sociale ed economico della società attuale, non senza disturbo e fastidio, dovendo scavalcare ogni distinguo politicamente corretto a favore di una profezia urticante e robusta.
Sotto questo profilo, una tale battaglia presenterebbe pure un aspetto inedito per la storia della Chiesa. Qualora quest'ultima volesse ingaggiarla con la dovuta serietà e il necessario coraggio, non sarebbe più una battaglia di retroguardia o di difesa; avrebbe piuttosto un valore appunto prolettico per l'intera società europea.
Gli ultimi quattrocento anni, in verità, ci consegnano il racconto di una Chiesa che entra nell'agone delle battaglie culturali più importanti sempre in seconda battuta e sulle difensive. È stato così con l'avvento della modernità, incarnato dalla protesta di Lutero, dalla filosofia cartesiana e ancora di più dall'emancipazione della scienza dalla custodia della teologia, con l'amara vicenda legata a Galilei. È stato così con il giansenismo, l'illuminismo, il romanticismo: un andirivieni tra condanne e piccole aperture. È stato ancora così con il modernismo, mentre il mondo cambiava radicalmente, sotto le spinte di Darwin, Marx, Nietzsche, Freud, Einstein, Picasso e di molti altri. La stessa opposizione al regime fascista e a quello nazista fu solo raramente all'altezza del reale pericolo che tali atavici movimenti rappresentarono per il destino dell'umanità. E da ultimo come non ricordare la lunga, estenuante battaglia contro il comunismo, che assorbì ogni energia fisica e mentale, mentre lo spirito occidentale veniva sedotto e in parte corrotto da nuovi stili di vita e di pensiero che con l'avvento del '68 si sono imposti su larga scala? E non bastò neppure l'entusiasmante esperienza del Concilio Vaticano II per riallineare i binari della fede e quelli della cultura.
Ed eccoci, di nuovo, alle soglie dell'ultima battaglia. In essa la comunità dei credenti potrebbe scendere per prima in uno spazio di impegno - quello per ridare cittadinanza a un mondo giovanile, privato di molte prerogative, tra cui anche quella della possibilità di sintonizzarsi alla buona novella di Gesù - che appare deserto e disertato. Messi di fronte alle loro responsabilità, gli adulti battono in ritirata, le famiglie e il mondo dell'istruzione appaiono privi di ogni energia; dell'economia e della cultura è cosa decente non dire parola.
La Chiesa potrebbe dunque fare la prima mossa, testimoniando un interesse genuino, fatto di risorse, di spazi, di tempi da destinare a questa prima generazione senza Dio e senza futuro, senza fede e senza testimoni schietti del feroce e insidioso garbuglio del vivere, ma per il quale vale la pena scommettere ogni goccia di sangue che scorre nelle vene.
Di per sé, essa avrebbe le carte in regola per compiere il primo passo, attingendo al suo tesoro di sapienza, di umanità e di profezia.
Il recente appello del Papa e dei Vescovi per la questione educativa apre una breccia significativa su un autentico sentiero interrotto. Che ai credenti non manchi il coraggio di una battaglia profetica e di una profezia battagliera.
Proprio, dall'antico tesoro della tradizione cristiana, prendiamo, infine, l'ultima parola di questo piccolo saggio. È un brano di san Benedetto, uno dei fondatori dello spirito della Chiesa e della società che sono in Europa. Nella sua Regola, spiegando all'abate di un monastero come affrontare qualche problema decisivo, scrive: «Ogni volta che in monastero bisogna trattare qualche questione importante, l'abate convochi tutta la comunità ed esponga personalmente l'affare in oggetto. Poi, dopo aver ascoltato il parere dei monaci, ci rifletta per proprio conto e faccia quel che gli sembra più opportuno. Ma abbiamo detto di consultare tutta la comunità, perché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore»”. (pp. 83-85)

Articolo tratto da:

FORUM 190 (21 febbraio 2010) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Luned́ 22 Febbraio,2010 Ore: 15:59
 
 
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