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www.ildialogo.org “LA PRIMA GENERAZIONE INCREDULA”:E SE FOSSERO I “NUOVI GENTILI”?,di Alberto Bruno Simoni

Firenze 2 - dibattito
“LA PRIMA GENERAZIONE INCREDULA”:E SE FOSSERO I “NUOVI GENTILI”?

di Alberto Bruno Simoni

Non si può non condividere l’istanza di don Pino Ruggieri alla comunione ad ogni costo. Ma rispetto alla sua relazione organica del 6 febbraio a Firenze, le sue libere annotazioni riportate in Koinonia-forum 189 entrano più nel vivo delle situazioni reali, pur non abbandonando un certo a-priorismo dottrinale e teologico a scapito di una solidarietà  vissuta e voluta di primo grado, anche con i dissenzienti.
Questo breve spunto – in attesa di riprendere più direttamente il discorso – per dire e per ricordare che nell’ambito della assemblea fiorentina questo primo grado di comunione ecclesiale – o di chiesa comunione – è stato storicamente illustrato da Romano Penna nella sua relazione, che purtroppo non figura nel sito statusecclesiae e sembra essere uscita troppo sbrigativamente dalla attenzione generale (nel sito si può riascoltarla).
Vorrei dire a don Pino, che il quadro giusto di riferimento per concepire e attuare la comunione ecclesiale anche ai nostri giorni, rimane quello della chiesa delle origini, dove il rapporto tra legge e vangelo è stato tutt’altro che teorico e pacifico, ma ha segnato la vivacissima discussione interna tra le varie comunità cristiane nascenti e all’interno di ciascuna di esse. Per noi tutto questo rappresenta da anni l’ipotesi di “Chiesa dei Gentili” come differenza costitutiva e dialettica interna alla stessa sostanza della chiesa e criterio di discernimento delle vicende e dei passaggi storici della corsa del Vangelo nel tempo: “Non è il vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”!
Perché tutto questo non diventa pane quotidiano del pensare teologico e stile di vita, tanto che fa notizia che un Papa parli dell’”atrio dei gentili”? Alla base di ogni discorso non c’è e non ci deve essere un costante farsi tutto a tutti, giudeo con i giudei e greco con i greci? In altre parole, la comunione che la chiesa dovrebbe esprimere e significare visibilmente è prima di tutto qualcosa di previo o di “preveniente” – prima ancora delle parole: facere et docere - base e matrice di ogni annuncio del vangelo, di ogni discorso di fede, di ogni forma di istituzione, in una parola di ogni legge! Basti ripensare a 1Cor 13, dove la carità è anima e sostanza prima, senza cui niente regge ma che non si dà mai allo stato puro come forma separata. Una carità che è “fons et culmen” – fondamento e compimento, origine e fine – ma mai principio superiore cui fare appello!
Perché tutto questo? Se nell’incontro con don Armando Matteo del 28 febbraio torniamo ad interessarci della “prima generazione incredula” - e quindi del difficile rapporto tra i giovani e la fede - non è per il solo gusto di analisi socio-religiosa, né per approntare dispositivi pastorali ad hoc, ma perché “la prima generazione incredula” è forse la categoria di quei nuovi “barbari” a cui passare, quei nuovi gentili verso cui andare senza bastoni e senza bisaccia, perché il vangelo si riveli a noi stessi con il volto della nuova umanità e del mondo nascente.
Del resto, se riandiamo alla questione originaria dei gentili, non si trattava tanto di accorgimenti o stratagemmi di conquista culturale o religiosa (si ripensi al fallimento di Paolo ad Atene), quanto piuttosto di una dinamica strutturazione interna della chiesa nascente, un processo che non si sarebbe dovuto arrestare mai e che la storia di tanto in tanto ci riapre davanti, ora, appunto, anche con la presenza della prima generazione incredula.
Ma per verificare la validità di simile accostamento, possiamo affidarci a qualche passo dell’opuscolo di Armando Matteo “La prima generazione incredula” (Armando Matteo, La prima generazione incredula, Rubbettino, Soveria Mannelli 2010), che riportiamo di seguito.
Anticipo una osservazione riguardo al secondo passo, che descrive il quadro in cui mondo della fede e della Chiesa viene presentato dalla informazione corrente, e cioè in maniera superficiale, strumentale e deviante, se non altro insufficiente. E’ quanto poi fa opinione diffusa e rende difficile e distorta la comprensione di questo mondo. Per dire che a fronte di questa situazione forse non basta una denuncia apologetica o una difesa di ufficio, ma è necessario che una vera opinione pubblica venga esercitata e si instauri all’interno della chiesa, perché appaia quello che essa effettivamente è e non sia per gli altri solo quello che appare nella sua ufficialità.
ABS

Articolo tratto da:

FORUM 190 (21 febbraio 2010) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Lunedì 22 Febbraio,2010 Ore: 15:39
 
 
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