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www.ildialogo.org "Il Vangelo ci libera, e non la Legge",Da Agenzia Adista

Firenze / 2
"Il Vangelo ci libera, e non la Legge"

Dopo l'iniziativa fiorentina del 16 maggio 2009


Da Agenzia Adista

"Il Vangelo che abbiamo ricevuto", promossa da un ampio gruppo di cattolici e gruppi di base (v. Adista nn. 30, 54, 59 e 60/09), il prossimo 6 febbraio, sempre a Firenze, è in programma un nuovo incontro: "Il Vangelo ci libera, e non la Legge".

"Lasciata alle nostre spalle la necessità di dar voce ancora una volta al disagio di tanti nella Chiesa di oggi, abbiamo pensato a un argomento forte, capace di portare a una maggiore autenticità della nostra esperienza cristiana", si legge nella lettera-invito a "Firenze 2", già pubblicata su Adista-Segni Nuovi (n. 116/09).

Nel frattempo sono arrivate reazioni e proposte. La prima che pubblichiamo è quella del gruppo di cattolici di base, che lo scorso anno promossero la Lettera alla Chiesa fiorentina (v. Adista nn. 39 e 65/09), i quali replicano all'assunto del mettere da parte il "disagio di tanti nella Chiesa di oggi". La seconda, di don Paolo Giannoni - del gruppo promotore di Firenze 2 -, che risponde loro.

I lavori di "Firenze 2" possono essere seguiti sul sito www.statusecclesiae.net. L'incontro, aperto a tutti, si svolge il 6 febbraio, nella parrocchia di Santo Stefano in Pane (via delle Panche, 36), dalle ore 9.
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"Il disagio non è alle nostre spalle"
di I Promotori della Lettera alla Chiesa Fiorentina
"Lasciata alle nostre spalle la necessità di dar voce ancora una volta al disagio di tanti nella Chiesa di oggi (..)", così troviamo scritto nella lettera-invito e questo assunto non ci trova in sintonia. Noi crediamo infatti che ancora forti siano i motivi di sofferenza e disagio nell'appartenere a questa Chiesa, pur continuandola ad amare. Per questo crediamo che l'impostazione del 6 febbraio non risponda appieno alle attese suscitate con il 16 maggio a Firenze. Chi ha convocato tante persone a Firenze in quella data (e fra queste ci mettiamo anche noi che siamo radicati in questo territorio) porta una grande responsabilità: non solo "ricondurre" ma anche "farsi condurre". Un convegno come quello proposto, pur su un tema bello e profondo, non ci pare sia quello che l'assemblea e soprattutto l'ascolto profondo degli intervenuti ha sollecitato: non avevamo parlato di metodo sinodale? Sentiamo forte il rischio della dispersione di tanti contributi generosamente offerti, anche se non "in positivo", nel pomeriggio del 16 maggio.

Ci pare infatti che il 16 maggio chiedesse attivazione di reti, partecipazioni dal basso, connessioni di esperienze, non convegni di dottrina teologica calati un po' dall'alto. Senza equivoci, il programma proposto ci pare molto bello e sarà di sicuro oggetto di partecipazione da parte nostra individualmente come singoli credenti, ma non lo sentiamo nella strada tracciata il 16 maggio e fra le nostre finalità. Pensiamo infatti che anche la stessa impostazione della giornata, pur su un tema così attuale e con momenti di preghiera, risenta della volontà di prescindere dalla contingenza che quei temi portano quando invece noi crediamo che la contingenza del tempo presente necessiti in certi momenti storici la forza dello svelamento, della traduzione di quei principi, di quelle linee nella nostra vita ecclesiale, senza silenzi che non sarebbero compresi.

In conclusione, sentendo la proposta-invito per il 6 febbraio 2010 non in continuità dal nostro punto di vista con il 16 maggio 2009, non possiamo aderirvi come esperienza della Lettera e quindi fornire anche gli aspetti organizzativi che avevano caratterizzato anche il nostro apporto "di servizio" a maggio scorso.

Saremo comunque vicini all'iniziativa nello spirito di fratelli in cammino, consapevoli che sono tante le strade della Chiesa.

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Dalla protesta alla proposta
di Don Paolo Giannoni
Credo di capire le ragioni della vostra posizione.

Siete comunque liberi di prendere la soluzione che volete.

Tuttavia credo di poter legare la vostra posizione all'attuale questione delle Piagge e di don Santoro e al disagio che tutti stiamo vivendo nella nostra chiesa particolare. So che qualcuno di voi ha partecipato alla messa-assemblea del primo novembre e che è rimasto impressionato (altri hanno fatto una diversa valutazione. Ognuno si muove secondo la sua visuale). Ora vorrei dire questo:

1. Il vescovo Betori in tutta la questione si è comportato correttamente e dico questo perché conosco bene quanto è avvenuto, mentre spesso non se ne è a conoscenza e l'informazione sulla stampa - fatta da giornalisti che sanno poco - ha sviato le cose, con tutta una serie di derive anche politiche.

2. Proprio per poter continuare quanto è stato fatto alle Piagge occorreva una attenzione che non c'è stata. (.) Molti preti hanno compiuto gesti diversi ma simili a quello fatto da Santoro, senza farne una bandiera. E non per "prudenza", ma per rispetto degli interessati, per la delicatezza delle situazioni, nella coscienza che ci sono altri fratelli e sorelle nella Chiesa che vengono colpiti dallo scandalo opposto.

3. Personalmente è una vita che sono in minoranza e vivo la cosa con amabile ironia. Quindi anche nella iniziativa che abbiamo preso, io resto dinanzi a questa possibilità. E tuttavia dico essere mia convinzione che:

a) La situazione attuale chiede non di continuare la contestazione (forse lo dico perché sono 51 anni che sono prete e guardo la trafila del passato e mi pare che gli psicodrammi siano un falò che lascia cenere, mentre occorrono stelle piccole ma costanti). Chiede invece di affrontare la realtà con la proposta (difficile) di una positiva proposta,perché fino a che si resta nel contenzioso si rimane nella cornice di ciò a cui ci si oppone (e si resta asfissiati e limitati). Secondo la nostra visuale dopo l'approccio del 16 maggio, c'è bisogno di centrare e proporre quello che si è creduto un nodo vitale, il rapporto tra Vangelo e legge.

b) Può sembrare che questo sia un metodo elitario. Forse è una deformazione professionale dopo 44 anni di insegnamento, ma credo nella necessità di una concentrazione spirituale e di una documentazione seria e di una riflessione attenta per dare sostanza alla presenza nella Chiesa. Lo si vede dalla storia particolare di un profeta come Mazzolari. Lo si scorge nella storia della Chiesa di Firenze. Come ho cercato di mettere in evidenza nella introduzione alla nuova edizione de Il mistero cristiano nell'anno liturgico di Divo Barsotti (mi permetto di rinviarti a quella lettura) i mirabili anni 1950-1970 della Chiesa fiorentina nascono dal travaglio attento e da una silenziosa documentazione accumulata negli anni 1920-1940, animati dalla presenza di uomini spirituali e sapienziali che in un fecondo silenzio hanno lavorato nel profondo. Lo so che oggi i tempi sono diversi, ma se il quadro cambia di calibro, la serietà resta necessaria e forse ora più che allora per il deficit che essa patisce sia per l'accelerazione dei tempi, sia per la tentazione delle immediatezze.

c) Certo è che costruire nella fede, nella speranza e nella carità senza la base delle potenze che costituiscono il cardine sul quale gira la porta della vita, a mio parere è pretendere di costruire il secondo piano di una casa senza il primo. Anche questo dipende forse da una mia esperienza (e mi riferisco alla lettura dei quattro libretti di J. Pieper su prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), ma sono convinto che la fortezza non si improvvisa ed ha molto vantaggio da una attenta intus legentia rerum (così è definita la prudenza come lettura dentro la realtà per poterne scorgere la verità, quanto più è possibile). A meno che non si cada nel soprannaturalismo che è pretendere di avere per grazia senza la fatica della carne quella grazia che si fa storia solo nella carne e in essa opera la salvezza.

d) Posta questa direzione poi si potrà e si dovrà passare a un incontro di più giorni nei quali insieme alla dotazione che continui la ricchezza delle motivazioni attraverso la fatica dei concetti, sarà possibile fare un lavoro di piccoli seminari che lavorino nella puntualità e nella operatività.

e) Frattanto la rete può funzionare, specie attraverso il sito che è già aperto e praticabile. Qui si chiede di partecipare attivamente. Questo scambio con la vostra lettera ne è già una forma.

Con fraternità e con la voglia-desiderio-volontà di camminare insieme donandoci la prima carità che è l'attenzione e la seconda che è la franchezza (con l'ironia di sapere che la sincerità non è sinonimo di verità).

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da Adista Segni Nuovi n.3 del 16 gennaio 2010
 

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 12 Gennaio,2010 Ore: 10:52
 
 
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