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Spiritualitą per insoddisfatti

la conversione per il regno (Mc.1,15)


6° Seminario Biblico con p. Alberto Maggi, Palermo 21/22-3-09
rielaborazione di Giuseppe Castellese


Piccola premessa
Con p. Alberto Maggi a un certo punto dell’itinerario con lui percorso, può aversi come la sensazione del già sentito… ma no! perché è come se le note tutte della scala cromatica venissero ripigliate in una sinfonia in crescendo, come se fossero riproposte in un vortice che ti porta al vertice sublime: senti ripetute le medesime note ma diversamente finalizzate all’acme del trillo d’acqua su per il collo di bottiglia quando, in un attimo, ti senti sintonizzato all’imprescrutabile “eterno”.
Grazie, p- Alberto, per esserti fatto strumento di così alto “servizio”; di te potremo dire come di Bernardino da Siena: ha servito il Vangelo senza compromessi per la carriera, parlando, per amore, “chiarozzo, chiarozzo”.
 
Dal dio delle religioni al Dio di Gesù
Con Gesù è la buona notizia: Dio (non più il dio delle religioni) è Padre ed è Amore.
Dio è Padre ma in quel senso vigoroso e coinvolgente che p. Alberto sa trarre da una lettura penetrante e incisiva del Vangelo. E così tutto appare semplice come se lo sapessimo da sempre!
Egli dice: in una lingua, quella ebraica, dove non esiste il termine genitori, il ruolo di padre e madre non potevano apparire diversificati. Oggi noi osserviamo che nella nascita di un bambino c’è il concorso del papà ma c’è sovrabbondante il concorso della mamma. Così non era nel mondo ebraico. Nella concezione ebraica la nascita di un bambino dipendeva tutta dal padre. La madre incubava il seme del marito, e una volta cresciutolo, lo espelleva ma senza alcunché di suo. La vita, perciò, procedeva direttamente dal padre.
In tale contesto, Gesù, coerentemente, si rifà a Dio chiamandolo Padre. Ma, ed è intuizione evangelica, c’è un di più: la vita, questa vita, non può essere imposta; può essere solo proposta. Il Padre non impone ma ci propone di accoglierlo nella nostra esistenza talché la nostra vita sia “sua stessa vita”. La nostra vita, fusa con quella divina, è vita indistruttibile cioè è vita eterna, vita che la morte non riuscirà a scalfire. E dunque Dio è padre nel senso che è colui che comunica vita.
Dio è amore è l’altra importante indicazione che troviamo nella prima lettera di Giovanni. Questa nuova concezione è rivoluzionaria: la religione sente scardinarsi il pilastro che la sostiene (il dio terribile, geloso, vendicativo, legislatore duro e arcigno) e questo Gesù che compie azioni “insensate” i sacerdoti lo vedono “temerario concorrente” del dio che sostiene la loro struttura di potere. Quindi, da subito, lo vogliono morto. Né possono capire, i sacerdoti, che “Dio amore” lo si può conoscere quando lo si comunica. E che questa comunicazione non può avvenire attraverso leggi. L’amore per manifestarsi, per comunicarsi ha bisogno non di teorie ma di azioni concrete. Guardate l’amore dei genitori per i figli: non basta che esista un principio d’amore, bisogna che quest’amore si traduca in atteggiamenti vitali che non solo germinano la vita del bambino ma che lo fanno crescere e maturare.
Ed ecco la scelta di Gesù: egli che è Dio, è la mente di Dio, è manifestazione visibile di questo Dio invisibile, sceglie la linea delle opere e non quella della teoria o della dottrina: Gesù non va a imporre una dottrina ma a “proporre”… opere: da queste si capisce chi è Dio. E dunque Dio è amore e l’amore si può comprendere solo attraverso opere che trasmettono vita.
La “legge” funzionale alla casta
Il passaggio dal Dio legislatore (Dio esprimeva la sua volontà attraverso le leggi) al Dio amore è repentino: Gesù ignora la “legge di Dio”. Egli, quando si è trattato di scegliere tra il bene dell’uomo e il rispetto della legge divina, non ha esitato: ha scelto sempre il bene dell’uomo anche a discapito, così si credeva, della legge di Dio.
La legge di Dio nei vangeli viene presentata come l’arma in mano all’Istituzione religiosa che, vedi caso, sempre ne garantisce, protegge o amplia il privilegio e il prestigio. Mai, neanche una volta, le autorità religiose invocano la legge di Dio quando essa è a beneficio della gente. Possibile che questa legge sia sempre a senso unico, possibile che questa legge mai sia a favore del bene degli uomini? Mai! la legge di Dio è uno strumento in mano alle autorità religiose per esercitare il dominio. Difendere la legge di Dio è difendere l’interesse, il prestigio di casta. Perciò Gesù ha preso le distanze. Egli non è venuto a proporre una legge divina “migliore”, egli è venuto a proporre un Dio amore, e il Dio amore si può manifestare solo attraverso opere.
Vi farò pescatori di uomini
Ebbene, subito dopo proclamato questo annunzio (la buona notizia del regno), Gesù si mette alla ricerca di collaboratori. Ma dove li cerca i collaboratori? In un monastero? Presso gente pia, osservante? gente che attraverso riti e sacrifici si teneva più vicina a Dio? No! Gesù ha ignorato i monasteri.
Allora sarà andato alla ricerca di sacerdoti? Gesù ha evitato i sacerdoti: i sacerdoti sono refrattari all’azione di Dio perché Dio è vita e i sacerdoti soffocano la vita proponendo un dio morto e imbalsamato.
Allora chi avrà chiamato? Avrà chiamato i farisei? I farisei che osservando tutte le 613 regole estrapolate dalla legge di Mosè… erano i santi dell’epoca?
Gesù avrà chiamato uno scriba cioè un teologo ufficiale? No, neanche.
E allora Gesù di chi è andato in cerca? Gesù è andato in cerca di gente “normale”, di gente comune che vive del proprio lavoro, gente che fa quotidianamente una vita sana: e chiama… chi? dei pescatori.
Ma quando li chiama Gesù non dice loro: ora vi faccio diventare santi. E neanche dice: venite dietro di me e salverete l’anima vostra; venite dietro di me e diventerete perfetti. Gesù dice: “seguitemi”… venite dietro di me e vi farò… “pescatori di uomini”.
Qual è il significato importante di questa frase? questo Gesù che fa irruzione nella nostra esistenza come allora con la scelta dei discepoli… che fa? Gesù si rivolge a persone normali e chiede loro cose normali: continuate il vostro mestiere, continuate a fare i pescatori, ma cambiando l’oggetto della pesca.
Pescatori di uomini per proporre vita
Ecco la differenza: quando si pesca pesci traendoli dal loro ambito naturale, li si fa morire. Se invece si pesca un uomo dall’acqua lo si salva perché gli si da un ambito vitale. Allora Gesù non invita e non ci invita a diventare santi, perfetti, ma dice semplicemente: accoglietemi e (questa è la linea riportata dai vangeli) con me e come me occupatevi della salvezza delle persone perché… c’è gente che affoga, gente che è in una situazione di morte, gente che sta in una situazione di pericolo, gente che ha bisogno di qualcuno che li tiri fuori, che proponga loro “vita”. Gesù, quindi, inizia la sua attività coinvolgendo persone normali alle quali chiede di continuare il loro mestiere ma cambiando progetto. Pescheranno non più pesce per il proprio tornaconto ma uomini per l’interesse degli stessi. È questo un momento cruciale: stiamo assistendo alla nascita della prima comunità cristiana; le radici sono qua.
I discepoli Gesù li porta nel luogo più pericoloso
E Gesù li porta nel luogo più pericoloso: quale può essere il luogo più pericoloso? luogo pericoloso è quello in cui le persone rischiano di affogare, laddove sono in una situazione di pericolo e per loro c’è soltanto la morte. Gesù dove li porta? Ha detto loro, venite vi farò salvatori di uomini e Gesù li porta dove ci sono gli uomini da trarre in salvo. Uno cerca di immaginare e si chiede: dove andrà Gesù? Dove li porterà? Li porterà in un postribolo? In un carcere? Dove li porterà a salvare uomini? L’evangelo è una sorpresa in crescendo. Vedete il vangelo noi lo leggiamo con distrazione come cosa risaputa. Ma se ci consideriamo ascoltatori per la prima volta… risulterà scoppiettante di sorprese, una sorpresa dopo l’altra.
Allora Gesù dice: venite vi farò pescatori di uomini e cioè aiutatemi a salvare gli uomini dal pericolo. E quindi? li porta nel luogo più pericoloso. E qual è questo luogo? Sorpresa! è un luogo di culto, una sinagoga. Non esiste luogo più pericoloso per l’uomo che il luogo di culto, cioè una sinagoga! E infatti in questo episodio vedremo tra poco, che il personaggio è un uomo posseduto da uno Spirito impuro: era la sinagoga che falsando l’immagine di Dio, non solo non permetteva agli uomini di entrare in comunione con Dio ma pretestuosamente glielo proibiva. Quindi Gesù il luogo più pericoloso che conosce è la sinagoga: luogo pericoloso per l’uomo ma anche per Gesù stesso. Tre volte Gesù tenterà di portare in una sinagoga il suo messaggio di amore: nel primo caso succederà un incidente, la seconda volta, lo vedremo oggi pomeriggio, cercheranno di ammazzarlo e la terza non lo perdoneranno per niente. I luoghi più pericolosi per Dio, i luoghi più pericolosi per Gesù, i luoghi più refrattari all’azione dello Spirito sono i luoghi di culto. Perché? Perché il dio che lì viene imposto dalla dottrina degli scribi, è un dio che opprime gli uomini, è un dio che ti fa sentire in colpa; è un dio che ti fa sentire il senso del peccato e gli uomini… non possono sentire la bellezza dell’amore di Dio.
E Gesù irrompe nella sinagoga
Allora Gesù fa irruzione nella sinagoga e, non osservando i riti liturgici del giorno, incomincia a predicare. Appena Gesù predica, immediatamente la gente si guarda, si dà di gomito e dice: oh, questo si che viene da Dio, non gli scribi. A quell’epoca il mandato di leggere e commentare la parola di Dio l’aveva una categoria che era di grande importanza: gli scribi. Chi erano? Erano dei saggi che dedicavano tutta la loro esistenza all’approfondimento della parola di Dio. All’età di 40 anni, età veneranda per quell’epoca, ricevevano, con l’imposizione delle mani, la trasmissione dello Spirito di Mosè e da quel momento divenivano il magistero ufficiale della religione. Quando parla uno scriba, si credeva, è Dio che parla poiché questa loro autorità veniva considerato un mandato divino. E dunque appena Gesù entra nella sinagoga e incomincia a parlare, la gente dice: questo si che ha autorità, questo si che è un mandato di Dio, non i nostri scribi.
Il messaggio di Gesù e quello degli scribi
E allora il messaggio di Gesù distrugge quello della dottrina ufficiale degli scribi. Qual era il messaggio degli scribi? Era un messaggio, come abbiamo visto nell’introduzione, funzionale alla casta dominante: imporre pesi sulle persone senza la preoccupazione di verificare se questi pesi causano infermità o sofferenza. È, comunque, un messaggio che emargina gettando nella disperazione le persone.
In sintesi la dottrina religiosa di quei tempi si articolava così: gli scribi, i farisei avevano elaborato la dottrina del puro e dell’impuro. Dio tre volte santo, santo, santo, infinitamente santo è incorniciato nell’atmosfera della purezza e della santità. E l’uomo può entrare in comunione con questo Dio soltanto se a sua volta è santo, è puro: la sintesi di ciò era nell’espressione imperativa “siate santi come io sono santo”. Perciò l’uomo, soltanto mediante riti e pratiche di purificazione può tornare in comunione con Dio. Ma poiché le persone non riuscivano ad osservare tutte le prescrizioni della legge, si dava il caso che gran parte dell’umanità si sentiva esclusa da Dio. E veniva perciò discriminata e costituiva una massa dannata, gettata nella disperazione perché marchiati con il marchio dell’impuro.
La domanda spontanea: chi allora li può salvare da questa situazione di impurità? La risposta: soltanto Dio… ma siccome essi sono impuri non possono rivolgersi a Dio. Ecco perché  quando la gente sente il messaggio nuovo di un Dio amore, di un Dio che non giudica, che non condanna, che non castiga ma un Dio che è padre, allora tutto cambia!
L’amore del padre
L’amore del padre verso i figli non dipende dal comportamento dei figli ma dall’amore dei genitori. Un genitore, se è vero genitore, non condiziona il suo amore al comportamento del figlio: ti voglio bene non perché lo meriti, ma ti voglio bene perché io ti voglio bene. Qualunque sarà la tua condotta, qualunque il tuo comportamento, sappi che qui c’è un babbo, c’è una mamma che ti vorrà sempre, sempre bene. Allora dice Gesù: se voi che siete cattivi volete così bene ai figli, quanto più il Padre…? Eppure Dio Padre era stato trasformato dalla dottrina degli scribi in un orso.
Ed ecco l’incidente
Ebbene nel momento in cui Gesù annuncia questa buona notizia e la gente dice: questo si che viene da Dio e non dai nostri scribi, succede l’incidente. C’era una persona, dice l’evangelista, lì nella sinagoga, posseduta da uno spirito impuro. Il termine spirito significa forza, energia; quando questo spirito proviene da Dio, si chiama santo (santo nel senso di santificati: siete cioè allontanati dalla sfera del male spinti verso l’amore del prossimo; quando questa forza proviene da realtà contrarie a Dio, si chiama spirito impuro.
E l’evangelista si fa polemico: nella sinagoga nel luogo dove non entra niente di impuro, il risultato della dottrina degli scribi è che l’uomo che qui rappresenta il pubblico, rappresenta la sinagoga, è impuro.
Ecco: l’accettazione acritica della dottrina religiosa, non solo non permetteva a quest’uomo la comunione con Dio, ma era proprio ciò che la impediva. Ed ecco c’è lo scontro tra Gesù e quest’uomo; Gesù lo libera e la gente sconvolta, dice: cos’è mai questo?
È un insegnamento nuovo! Il termine nuovo nella lingua greca si può esprimere in due maniere: uno, l’adoperiamo anche noi nella lingua italiana, è neo (che indica “aggiunto nel tempo”); l’altro significato è “una qualità migliore” che pertanto sostituisce tutto il resto.
Ebbene la gente appena sente il messaggio di Gesù, dice: questo si che è un insegnamento di una qualità migliore che viene da Dio. Non quello dei nostri scribi!
E Gesù comincia e continua la sua azione. Gesù, a questo punto, ha avuto bisogno di alcune persone e con queste persone va a fermare quelli che più corrono il pericolo di restare lontani da Dio. Chi? le persone che vivono nella sfera religiosa.
Nei vangeli, i peccatori, le persone lontane, i miscredenti, gli esclusi, gli emarginati percepiranno sempre immediatamente l’annuncio di Gesù e l’accoglieranno. Le persone che gli saranno più ostili, le persone refrattarie saranno le persone che si muovono all’interno dell’istituzione religiosa.
Ma perché tanta ostilità? Un’ostilità mortale? vedremo oggi pomeriggio come i farisei dopo che Gesù fa l’azione della sinagoga, decidono di ammazzarlo. Tanto culto per Dio e tanti sentimenti mortali?
Il fatto è che Gesù viene a distruggere tutto quel castello religioso creato dall’istituzione religiosa; Gesù viene a produrvi proprio un terremoto.
Allora quelli non lo sopportano e… le persone religiose saranno refrattarie a Gesù.
Le persone religiose e i luoghi religiosi saranno quelli che saranno i più ostili.
Quindi Gesù entra in questa sinagoga, libera la persona da questo spirito impuro; ma Gesù non si limita all’insegnamento, Gesù passa alla pratica. Ed egli che è Dio e immagine di Dio va incontro alla persona emarginata per eccellenza: il peccatore più lontano da Dio.
A quell’epoca si credeva che ogni malattia era conseguenza di peccato; e c’era una gerarchia nelle malattie: la lebbra era una malattia che faceva orrore, una malattia scagliata da Dio per i peccati più tremendi.
A quell’epoca il lebbroso non veniva indicato come persona malata: se sei lebbroso, si pensava, è perché sei castigato da Dio. Quindi le persone colpite dalla lebbra non solo soffrivano per la loro infermità, ma venivano emarginate, cacciate via dal villaggio, dal paese, costrette a vivere lontani, lontani dalla famiglia, lontani dalla società, e quello che era peggiore, lontani da Dio: Dio li aveva castigati e loro erano macchiati indelebilmente con questo marchio dell’impurità.
Per i lebbrosi, essendo impuri, non c’è speranza, nessuna possibilità: l’unico che li può salvare, togliere questa impurità, è Dio; ma loro fin tanto che sono impuri, non possono rivolgersi a Dio.
Anonimo per dire tutti
Il lebbroso in questo vangelo è presentato anonimo perché l’evangelista ci vuol dire che quanti vivono in una situazione del genere, si possono identificare in questa persona.
Ecco lo schemino del ragionamento: la legge di Dio dice tu, per la tua condotta, per il tuo comportamento sei impuro! per sempre? No. Dio ti può salvare. Allora vado da Dio? No. Siccome sei impuro non puoi rivolgerti a Dio. Ed è la disperazione totale. Esse sono persone disperate, senza salvezza. Ma il desiderio di vita è più forte di qualunque legge.
Scrive l’evangelista Marco che l’azione di Gesù, come onda dilagante, si è diffusa per tutta Galilea. È arrivata alle persone che vivono nelle grotte, nelle tenebre: erano appunto i lebbrosi.
Il lebbroso ci prova
Il lebbroso non è tanto sicuro di quello che fa. Però ci prova. La legge gli impone di stare lontano dalle persone: anzi quando vede una persona, deve gridare: lebbroso, lebbroso, scansati! Ebbene il desiderio di vita, (e questa è la forza, e questa è la potenza del messaggio di Gesù) il desiderio di vita, il desiderio dell’amore degli uomini e più forte di ogni legge, fosse pure la legge di Dio.
Allora il lebbroso (che tanto ormai non ha niente da perdere… è castigato e va incontro a morte sicura) sentendo questo messaggio di un Dio amore, di un Dio che non esclude… che non c’è neanche una persona che possa sentirsi esclusa dall’amore di Dio, pensa: forse questo vale anche per me? Possibile?
Disobbedendo alla legge
Il lebbroso ci prova e va incontro a Gesù disobbedendo alla legge che gli ordinava di stare lontano. Ebbene se Gesù fosse stata una pia persona (per fortuna che non lo è) avrebbe dovuto scappare via vedendo questo lebbroso avvicinarsi (similmente Eliseo, il grande profeta sa che alla sua porta c’è un ufficiale siriano malato di lebbra; ebbene Eliseo non lo vuole neanche ricevere, neanche vedere: manda il suo servo a dirgli di tuffarsi sette volte nel Giordano che sarà guarito) perché… un uomo di Dio non può avere nessun contatto con la persona impura qual è il lebbroso.
E invece Gesù quando vede questo lebbroso che trasgredendo la legge divina gli si avvicina, non lo rimprovera, non lo scaccia ma lo accoglie. Il lebbroso, succube dell’educazione religiosa, non sa ancora quale sarà la reazione di Gesù: allora si inginocchia in segno di sottomissione e non gli chiede di essere guarito perché si credeva che la guarigione dalla lebbra la poteva effettuare soltanto Dio. Ma chiede di essere purificato, chiede che gli venga tolto quel marchio che gli impedisce di rivolgersi al Signore. Signore se tu vuoi…(non è sicuro!) se tu vuoi puoi purificarmi. Ebbene, la sentenza di Gesù è: lo voglio!
La volontà di Dio è che l’uomo sia felice anche qui in questa esistenza terrena. Gesù non è una pia persona, quelle pie persone che ai sofferenti dicono… offri le tue sofferenze al Signore, offri il tuo dolore per la salvezza delle anime. Gesù dice: lo voglio! Gesù poteva dirgli, soffri tanto? Ah! Continua a soffrire, unisci le tue sofferenze alle mie e vedrai quante anime salveremo! Gesù dice lo voglio! La volontà di Dio è che l’uomo sia felice qui in questa esistenza terrena! Gesù non dice, soffri qui che sarai felice nell’aldilà. No, Gesù dice: lo voglio!
Stese il braccio! e lo toccò
Ma subito dopo c’è un’azione che “spaventa”: scrive l’evangelista: stese il braccio! Stendere il braccio è un’espressione tecnica adoperata nell’antico testamento per indicare l’azione tremenda di Dio con Mosè contro i nemici. Dio stende il braccio e i nemici vengono annientati. Mosè stende il braccio e le acque si richiudono affogando cavalli e cavalieri egiziani. Quindi l’espressione stendere il braccio è un’espressione tecnica che indica un’azione punitiva di Dio contro i peccatori: ebbene Gesù stende il braccio e lo fulminò? Gesù stende il braccio e lo incenerì? Quell’uomo non solo è peccatore di chi sa quali peccati! Ha, ora, persino trasgredito la legge avvicinando Gesù … allora Gesù lo punisce? Gesù stende il braccio, e scrive l’evangelista (qualcosa di clamoroso!) e lo toccò. L’ha toccato? Gesù che tocca un lebbroso? Ma siamo matti? La legge di Dio proibisce a una persona sana di toccare il lebbroso, perché? Se io sono sano e tocco una persona che è infetta la sua infezione si trasmette a me. Perché Gesù lo tocca? Non c’era bisogno… per purificarlo. Gesù non ha guarito il figlio di quel funzionario regale stando lontano? Non ha detto al padre, vai scendi, vai a Cafarnao e tuo figlio è guarito?
Lo tocca perché la legge lo proibiva
Quante volte Gesù ha curato, guarito e purificato soltanto con la potenza della sua parola d’amore. Perché Gesù in questo caso e solo in questo caso, prende e lo tocca? Lo tocca perché la legge lo proibiva, quella legge contrabbandata come volontà di Dio che Gesù clamorosamente e definitivamente “supera”: Gesù, per dimostrare che era una legge contrabbandata come volontà di Dio ma che in realtà falsificava il suo amore, prende e lo tocca e… cosa succede? La lebbra si attacca a Gesù? No; l’uomo immediatamente fu purificato e con la purificazione dell’uomo va via pure la lebbra e, conseguentemente, crolla quel castello costruito dall’istituzione religiosa per inculcare nelle persone la paura e il terrore di Dio.
Quelli erano riusciti a inculcare, tanto bene con il terrore, l’immagine del loro Dio di potere e Gesù in un attimo lo distrugge!
Il lebbroso fu purificato. Ma poi Gesù dice: e adesso vai, vai dai sacerdoti e porta come prova contro di loro quel che ti ho fatto. Essi per purificarti vogliono che paghi due pezzi (era l’offerta del lebbroso per la purificazione) cioè vogliono che tu devi pagare l’amore di Dio. Io ti ho amato gratuitamente!
E così inizia l’onda d’amore di Gesù coinvolgente le persone in questo processo di purificazione e di liberazione che oggi, se lo vogliamo, continua in mezzo a noi.


Sabato 07 Novembre,2009 Ore: 18:45
 
 
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