- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (246) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org BEATI GLI SFIGATI? (Luca 6, 17-26),di don Vitaliano della Sala

BEATI GLI SFIGATI? (Luca 6, 17-26)

di don Vitaliano della Sala

La mia parrocchia vasto mondo”:

la parrocchia virtuale di don Vitaliano Della Sala www.donvitaliano.it
Ci sono dei momenti nella vita in cui le cose ci appaiono di una semplicità estrema, di una chiarezza senza alcuna traccia di ambiguità. Don Milani, mostrava ai suoi ragazzi una fotografia di un torturato e del suo carnefice e chiedeva loro, a bruciapelo, “tu da che parte stai?”. I ragazzi rispondevano senza esitazione indicando il torturato. Neanche si domandavano chi fosse la vittima e per quali ragioni venisse aggredita; se era un buono perseguitato o un cattivo punito. Comprendevano che si trattava comunque di uno che stava subendo, che il potere non stava dalla parte sua, che si trattava, in quella situazione e in quel momento, del debole e della vittima. E bisogna sempre stare dalla parte di quello che “sta sotto”.
Forse è per questo che la pagina più bella del vangelo è quella odierna, nella quale Gesù elenca tutti coloro che, secondo lui, sono beati. Beati secondo Gesù, ma certamente non secondo la nostra mentalità. E allora…”beati” gli sfigati! Potremmo così sintetizzare le beatitudini evangeliche con una mentalità che appartiene a una certa umanità falsamente moderna, spacciata come al passo con i tempi, che ben si sposa con la moda e con il pensiero unico che la filosofia contemporanea del “consuma o crepa” ci impone. Mentalità che ci porta a fare di tutto per raggiungere il successo, per ottenere privilegi, per lucrare guadagni facili e accumulare fortune, anche a costo di calpestare e sfruttare gli altri.
Il cristianesimo, invece, riveste alcuni significati simbolici, legati alla diversità, all’essere fuori standard, a guardare il mondo dal lato da cui la maggioranza non guarda. Oggi, concretamente, vuol dire pacifismo, non violenza, ambientalismo, solidarietà, disobbedienza alle leggi ingiuste – anche canoniche! - lotta contro la globalizzazione dei mercati. Il cristianesimo è la religione dei perdenti, dei senza potere, degli esclusi, degli emarginati, dei senza domani.
Essere cristiano significa stare dalla parte delle donne, degli omosessuali, dei divorziati, degli immigrati, dei portatori di handicap, dei vecchi, dei cosiddetti malati di mente, dei tossicodipendenti, insomma di tutti coloro per i quali non c’è spazio in un mondo che vive solo per produrre. Essere cristiano significa concretizzare quell’opzione per i poveri che non è una scoperta recente, ma appartiene al Vangelo come elemento essenziale. E optare per i poveri significa scegliere la loro causa, i loro interessi; ed escludere necessariamente gli interessi conservatori dei ricchi, il loro stile di vita - che è un insulto ai poveri - i loro privilegi, la loro gestione parziale del potere, i loro sfruttamenti, la loro finta globalizzazione che è solo per pochi.
Riportando le quattro beatitudini e le corrispondenti maledizioni, Luca non vuole per nulla consolare gli sfigati invitandoli alla rassegnazione, ma li spinge a risorgere. I seguaci di Gesù scelgano volontariamente la povertà, non per accrescere il numero dei nullatenenti ma, attraverso la condivisione della vita con gli impoveriti, tentino di capirne con loro le cause e si adoperino per cancellare l’ingiustizia e lo squilibrio di chi ha troppo e chi nulla. Dio ha un sogno: che l’umanità si riprenda quel “paradiso“ perduto, lo realizzi concretamente con le proprie scelte di vita. Perciò occorre “convertirsi”, cambiare stile di vita, mentalità, visione del mondo e degli altri. Occorre capovolgere le nostre convinzioni, le nostre idee, i nostri modi di vivere che hanno ridotto il mondo ad assomigliare all’inferno. Le beatitudini non sono promessa di una condizione futura, non promettono un regno che verrà forse nell’aldilà, ma vogliono convincere i seguaci di Gesù a realizzare oggi l’altro mondo possibile.
Secondo don Tonino Bello, la parola greca che traduciamo in italiano con “beato”, può essere resa anche con “in piedi”: se vogliamo un mondo migliore, insieme ai poveri “mettiamoci in piedi”, e con dignità e a testa alta ritroviamo, insieme, la forza per liberarci.
don Vitaliano Della Sala
14 febbraio 2009
prete reale di una parrocchia virtuale
 
 


Domenica 14 Febbraio,2010 Ore: 15:23
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Cittą Giorno Ora
teresa Benedini Brescia 15/2/2010 10.18
Titolo:Beati...
Traduciamolo come vogliamo questo "Beati",ma sicuramente lo capiremo meglio solo quando avremo esperimentato, nei limiti umani, cosa significa la condivisione. Questa lettura (Beatitudini), ancora ieri è stata commentata come una...magra ricompensa nell'aldilà, per tutti coloro che, nell'aldiquà,sono nati..sfigati! Farsi poveri, è un dono che lo Spirito ci offre, a noi accoglierlo, perchè da ricchi si diventi Signori. Come dice fra Alberto Maggi, il ricco è colui che tiene per sè, il signore è colui che condivide ciò che possiede affinchè chi è nel bisogno, abbia il necessario.Solo seguendo questa strada si è pienamente felici ( beati), perchè, non vivendo per noi stessi, ma per gli altri nel bisogno, permettiamo a Dio di riempirci del suo amore. Ed è il suo amore che ci rende ..beati!

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info