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Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
17 gennaio 2010

Pronunciato il 19 Gennaio 1986
 
Giovanni 2,1-12
In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù coi suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: "Che ho da fare con te o donna? Non é ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: "Fate quello che dirà". Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portate al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto discese a Cafarnao insieme con sua madre e i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
 
 
Gesù all'inizio della vita pubblica, cominciò ad annunciare la buona novella con una specie di manifesto o di slogan, 1o ricordate: “Convertitevi perché il regno dei cieli é vicino”. Ebbene, questo messaggio, si é trasformato in un racconto, il racconto di Cana che contiene, noi diciamo, un miracolo e invece é soltanto un segno. Ma la nostra fantasia di teisti un poco infantili ha bisogno di vedere il colpo di scena di Gesù che con una parola cambia l'acqua in vino.
Ora vediamo se si tratta di un racconto che nasconde un concetto, o se si tratta di un racconto che nasce da un concetto, perché se il racconto nasce da un concetto allora, ciò che vale, é il concetto, e il racconto dobbiamo prenderlo, per cosi dire, con le pinze e lasciare cadere tutto ciò che é miracolistico, perché il miracolo, sentirete nella mia conclusione, dobbiamo farlo noi. Quindi non invitati a gioire, a trepidare o entusiasmarci per il miracolo, ma invitati a fare un miracolo, che vi dirò. Dunque, Giovanni traduce il concetto in un fatto, e nulla di più efficace per dimostrare il concetto di conversione che fa il passaggio dell'acqua al vino. Questa é l'applicazione del concetto in una immagine. Che cosa vuol dire conversione, sembra dire Giovanni, siccome gli altri hanno detto delle parole, io metterò in scena un raccontino per dimostrarvi in che cosa consiste questo concetto, “l’'acqua diventa vino”.
Teniamo fermo questo, e vi dirò cosa dirà Rousseau della educazione. Rousseau dice che noi veniamo al mondo buoni, e che poi più di migliori non possiamo diventare, anzi, sarebbe già un grande guadagno se ciascuno di noi da buono potesse diventare migliore.
Ora, la visione cristiana dell' educazione non é così. Da acqua non dobbiamo diventare un'acqua limpida, un'acqua priva di microbi. No! Dobbiamo diventare vino, vale a dire, dobbiamo diventare un salto di qualità. Ecco il grande concetto che sta sotto questo racconto. Voi ancora curiosi mi domanderete: e come si fa a compiere questo passaggio?
Adesso apriamo una parentesi per potervi dire come dobbiamo fare o per lo meno come sarà possibile, e ancora dirvi come ci siano dubbi sul concetto di miracolo così come lo concepiamo noi: un colpo di bacchetta magica.
Alcuni autori mettono dei dubbi anche sulla parola stessa di Cana. Che cosa vorrebbe dire Cana? Non sarebbe altro che una combinazione tra due sillabe, la prima delle quali sarebbe presa dal nome Cafarnao (Gesù si ritira a Cafarnao e vediamo che cosa accadrà), la seconda sarebbe Nazaret, per cui le due sillabe addossate darebbero questo nome.
Le nozze di Cana combinano la verità teologica che riguarda le due città. Gesù a Cafarnao dà in cibo se stesso: “Chi mangia la mia carne vivrà in eterno...” ecco in che cosa consiste la trasformazione cristiana. Gesù a Nazareth invece, é obbediente e lavoratore. Finalmente poi, chiude quella parentesi e diventa qualcosa d’altro, ed ecco allora la costruzione simbolica.
Perché Gesù sceglie come inizio della sua vita pubblica un banchetto di nozze, e perché Giovanni Evangelista va a ripescare nella sua memoria questo evento storicamente accaduto, perché? Vediamo di dare una risposta. Anche qui trovo alcuni Esegeti, i quali mi dicono che il miracolo di Cana sarebbe stato costruito sulla base di una o più parabole di Gesù in funzione della polemica antibattista. I seguaci di Giovanni Battista avevano creato degli ostacoli alla prima chiesa. Avevano la pretesa che Giovanni Battista fosse il Messia per la superiorità che gli proveniva dalla sua discendenza sacerdotale e dalla sua priorità di tempo, ma era contrastata dal fatto e dall'affermazione che Gesù invece, é il celeste sacerdote preesistente che distribuisce il vino come viene dimostrato visibilmente a Cana.
Allora, il racconto é semplicemente un diaframma che nasconde altre battaglie, non solo - e su questo ci fermiamo un attimo - ci sarebbe anche la polemica dell’ascetismo. I discepoli di Giovanni Battista dicevano che il loro leader non beveva vino, non mangiava certi pranzetti, ma soltanto locuste. Insomma questo partito di Giovanni Battista gettava acqua su quella che noi chiamiamo la gioia di vivere. Sono anch'io d’accordo che dobbiamo rispettare la cosiddetta gioia di vivere. Potrei citarvi san Francesco di Assisi il quale, non risulta che abbia mai messo la cenere sull'uovo, come faceva una certa santa un po’ strana, perché fosse cattivo. Questo tipo di ascetismo deve essere assolutamente rifiutato dal cristiano, perché bisogna mantenere l'equilibrio del rispetto dei fini, null'altro. Ed é qui la grandezza di Gesù.
Gesù si occupa certamente delle sofferenze umane, è sì con chi piange, ma è anche la dove si gioisce e si ride onestamente, perché vi sono delle gioie volute dal Creatore che sono strumentali a qualche nobile fine. Se nell'atto in cui io mangio la mela non sentissi un certo piacere, sarebbe un disastro. Il cristiano é colui che dopo avere bevuto un bicchiere di vino ad un banchetto, o a tavola a casa sua, dice a chi glielo da: questo vino é eccellente. Poi depone il bicchiere e guarda l'orologio. Invece il falso asceta dice: oh, niente vino perché è cattivo in sé. Il materialista dopo aver bevuto il primo bicchiere dice: perché non ne bevo due? E dopo averne bevuti due vorrebbe berne una damigiana. Poi non guarda più l'orologio, é vittima del tempo, è demolito da ciò che é strumentale, lui che é un fine nell'universo.
    Ricordate la cena di Don Rodrigo? Il dottore dice: sentenzio che questo é l'Olivares dei vini. A padre Cristoforo - che era andato a quella cena per prendere a tu per tu don Rodrigo e metterlo di fronte alla sua disonestà - offrono un bicchiere di vino, padre Cristoforo lo accetta. Poi, questi signori, dopo aver continuato con i loro discorsi, offrono al padre un secondo bicchiere di vino. No, dice padre Cristoforo: ho già fatto un disordine. Ecco l'uomo che dall'alto dei fini pilota i mezzi, sicché gusta le gioie, gusta la celebrazione della gioia ma nell'ambito del rispetto dei fini.
Allora, ripeto, l’acqua non deve diventare limpida, ma deve trasformarsi in vino.   
Il racconto comincia con un matrimonio, il problema é farlo diventare come si deve, agli occhi di Colui che lo ha inventato.
 
19 gennaio 1986


Luned́ 18 Gennaio,2010 Ore: 17:43
 
 
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