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Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
3 gennaio 2010

Pronunciata il 5 gennaio 1986
 
Giovanni: 1,1-18
    
     In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. Aquanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi : Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
 
Oggi affrontiamo questo tema del prologo di s. Giovanni. Cercherò anzitutto di dirvi in poche parole il significato di questo prologo, che sarebbe la giustificazione di Gesù. Tutte le religioni e tutte le verità politiche, hanno bisogno di giustificarsi. Ora, siccome Gesù è il centro del Cristianesimo e, nella visione cristiana, si pone come spartiacque tra l'Errore e la Verità, voi capite, giochiamo grosso.
Bisogna giustificarlo sul piano razionale, in questo caso bisogna giustificarlo sul piano teologico. Dunque, giustificazione e poi la supremazia. La supremazia consiste in questo: noi abbiamo la Verità. E questa è la Verità: Gesù Cristo è Dio fatto Uomo, questa è la supremazia. Supremazia, tradotta in questo termine da noi, si capisce, ormai siamo soltanto dei porta-stendardi, ma non siamo più gli attuattori del Messaggio. Ora, quando Giovanni evangelista scrisse il suo prologo, sia i pagani che i giudei (quando diciamo pagani diciamo pure il mondo greco) avevano scavato un abisso fra il mondo e Dio. Per i giudei, Dio era l'Altissimo Creatore che sta al di sopra di tutte le Nazioni e di tutti i Cieli. Ecco il concetto di supremazia. La teologia rabbinica si poneva questo problema: come può Dio chinarsi verso il mondo, e gli uomini? La risposta la conosciamo: Dio è presente nel mondo attraverso interventi esterni. E l'intervento esterno ha un nome nella psiche popolare: miracolo, il quale miracolo, si esplica in una guarigione, o in una vittoria bel1ica. Al termine di tutte le guerre c'è sempre un ringraziamento a Dio come, prima di fare una guerra, c'è sempre qualcuno che prega. I rabbini, o i teologi del mondo ebraico, trovarono nella Scrittura una frase che ricorre spesso, e la diciamo anche noi con una frequenza ossessionante: è parola di Dio, è la parola di Dio.
Quando un profeta espone il suo messaggio, comincia quasi sempre così: "la parola di Dio venne su di me". A questa espressione un filosofo ebreo, che purtroppo abbiamo dimenticato di nome Filone, sostituisce quella espressione con quest'altra parola: logos. Più tardi si tradusse in Latino con Verbum. Noi non diciamo il Logos si è fatto carne, ma se voi parlaste a dei dotti dovreste proprio dire così: il Logos si è fatto carne.
Sulla questione del verbo - verbo vuol dire esattamente parola, parola per eccellenza - bisognerebbe distinguere il verbum mentis dal verbum vocis, ma qui entriamo in un discorso filologico troppo sottile, e non è mio compito toccare qui il problema.
In s. Giovanni Logos e Verbum non sono - come probabilmente era in Filone - un attributo di Dio, ma una persona distinta perché generata da Dio, e quindi figlio di Dio. Prima di passare al contenuto, e in che cosa s. Giovanni mette all'apice dei valori di questo Logos, vi parlo di Isocrate. Vi chiedo cinque minuti di attenzione, perché questo che vi sto dicendo è di una importanza radicale circa la lettura del movimento delle civiltà, perché anche il mondo greco, cioè anche questi signori che non erano pagani come intendiamo noi, ma teisti come noi, si posero il problema del rapporto tra la religione e il pensiero, tra la religione e la ragione.
Il grande Isocrate parte dicendo che Atene ha diritto alla supremazia. Al posto di Atene mettete la Chiesa cattolica, o mettete il partito comunista che inizia le sue vicende nel 1917, già dopo settant'anni, lì abbiamo la crisi della identità, ma fu veramente una rivoluzione, o abbiamo dei dubbi circa quel 1917? E qui noi, dopo venti secoli di cristianesimo, come stanno le cose: è ancora una verità, non è una verità ... coloro che lo gestiscono, sono convinti di avere la Verità. Il fatto è che da tutte due le parti ci sono delle frecciate della ragione che colpiscono sia il 1917, sia l'anno zero, che in questo caso non è l'anno zero, ma almeno diciassette secoli di Cristianesimo, che sono sotto il bersaglio della ragione.
La felicità, per Isocrate, non deve derivare dalla protezione esterna degli dei, ma gli uomini debbono acquistarsela sotto la guida di chi è capace di farla raggiungere. Voi sentite allora qui le prec1usioni della ragione nei confronti della religione ricevuta. La ragione guarda con sospetto un Dio che interviene nel mondo prediligendo un popolo rispetto ad un’altro popolo, tutto questo viene a turbare la felicità degli uomini.
Voi adesso con la mente andate a controllare se il Logos di cui parla Giovanni è in ordine con questa concezione. Certo, Giovanni scavalca tutta la Scrittura, e pone finalmente il Logos con la L maiuscola, in linea però con il Logos di Isocrate, il quale Logos criticava la religione ricevuta. Atene ha diritto a questa guida per i successi ottenuti e poi per i servizi resi. Gli Ebrei avranno il merito di avere salvato il monoteismo, ma sul piano etico abbiamo fatto dei progressi? Probabilmente no, e questo è il discorso ancora aperto.
La forma arcaica dell'ordine che Atene ha costruito sulla razionalità, é fondato sul presupposto dell'intervento di forze trascendenti nella città umana. Forze sovrumane stanno a fondamento della supremazia aristocratica, dunque, alla radice della grandezza e della supremazia di Atene c'è una radice divina, e questo è vero anche per il mondo ebraico, e sappiamo in quale modo. Ora, la comunità ellenica non ha valore in quanto fatto genetico, ma solo in quanto fatto di cultura: greci non si è per stirpe, ma per formazione intellettuale, non perché Dio ha scelto quel popolo, ma perché per il tramite della educazione del Logos, del pensiero, siamo arrivati a capire che la eguaglianza non può avere queste radici genetiche. Queste radici, che affondano a loro volta nella etnia, sono pericolose quando appunto fosse un Dio ad avere selezionato gli uomini. Sicché, chi sono i Greci? Quelli che hanno in comune con noi lo sviluppo dello spirito, anziché la stessa natura.
C'è una fase infantile, ma quando gli uomini sono incapaci di governarsi da soli e raggiungono la maturità del Logos, allora, grazie alla educazione (Paidea), ecco che diventano capaci di ragionare, di ricercare il Vero e il Giusto con le sole loro forze. Isocrate non ha nulla da dire circa l’esistenza degli dei, ma la loro presenza qui, no, la loro presenza qui è oramai il Logos degli uomini, è oramai la ragione, non sono più gli dei che debbono dare l'imbeccata.
Isocrate privilegia la ragione sulla religione, mentre Socrate, per esempio, dirà che noi abbiamo bisogno di uno che venga a insegnarci anche come dobbiamo pregare. E parla appunto di un Logos che gli uomini aspettano, e attendono, perché da soli non sono capaci altro che dire delle sciocchezze. E tutte le preghiere degli uomini sono semplicemente delle sciocchezze, perché non tengono conto del Tutto, ognuno vorrebbe portare Dio in casa propria, e non tenendo conto del Tutto, ecco che si massacra la giustizia.
Quindi, secondo Socrate, dobbiamo toglierci dal1a testa l'idea di un Dio fabbricatore di miracoli e con Socrate mi ci metto anch'io, e credo che anche Gesù Cristo sia su questa linea. L'unica violazione del sistema è la Incarnazione, che è un impatto morbido: Dio nasce da donna, il Verbo si fece carne. Non c'è lo sbarco del Dio degli eserciti in questo mondo, c’è la presenza di una novità che dovrà fermentare all'interno della mente di coloro che credono.
Giovanni dice che c'è bisogno del Logos, vale a dire c’è bisogno di un pensiero divino che finalmente venga a insegnarci come dobbiamo comportarci. Egli comincia con lo scavalcare tutta la Scrittura. In principio, dice la Scrittura Sacra, Dio ha creato il Cielo e la Terra... No, dice s. Giovanni: “In principio era il Verbo”. Come dire: la Scrittura narra l'inizio delle cose e del tempo, s. Giovanni intende invece narrare l'inizio dell'opera della Salvezza, che risale al1'inizio del1e cose, poiché il piano divino, essendo unitario, è stato pensato fin dal1'inizio dal Padre, e affidato per l'attuazione al Figlio, vale a dire al Logos, Cristo.
Giovanni pone il Logos a fronte della Legge data per mezzo di Mosé, mentre invece il Logos è la Grazia e la Verità per mezzo appunto di se stesso. Quindi, “nessuno ha mai visto Dio”: non so se abbiate mai ragionato su questa frase, ma è spaventosa. In tutte le Scritture non si fa altro che dire che Mosé ha visto Dio, che Abramo ha visto Dio. Qui Giovanni dichiara: signori, siamo fuori strada, ed è quello che vi sto dicendo qui io. Dobbiamo toglierci dalla testa un Dio che fa dei miracoli. Soltanto quel giorno diventeremo delle persone nuove, cioè diventeremo dei Cristiani. Nessuno ha mai visto Dio, dice Giovanni, lo ha visto soltanto Colui che viene dal seno del Padre.
Dal momento in cui Dio si fa carne, dal momento in cui il Logos è in mezzo a noi, non ci dovrebbe essere più il discorso delle interpretazioni. Purtroppo il Logos è stato respinto anche da noi, ce lo rimproverano i non credenti, ci rimproverano di non aver attuato nulla di ciò che il Logos ci ha insegnato. Ma noi siamo i soliti filoni, noi abbiamo formato una tradizione contro cui è sorta di nuovo la ragione e di nuovo il logos con la l minuscola che se la prende con la civiltà costruita sul Logos con la L maiuscola
I credenti, io per primo, non hanno mostrato la Verità, né hanno risolto le contraddizioni tipiche della natura umana.


Marted́ 05 Gennaio,2010 Ore: 18:43
 
 
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