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www.ildialogo.org 20 dicembre 2009,

Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
20 dicembre 2009

Pronunciata il 22 dicembre 1985
Luca 1,39-45 Anno C
 
 
    In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco appena la voce del tuo saluto é giunta a me il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore”.
 
 
    Oggi vediamo questo mistero delle origini, dico delle nostre origini. Da dove veniamo? Nel vangelo due donne sono sulla scena, due cugine, ma già vediamo nell' ombra due bambini, due cugini. Due donne che preparano un ambiente degno ai loro figli perché questi loro figli saranno protagonisti della storia.
Ognuno di noi come vorrebbe che fosse la propria madre? D’accordo, la donna ha la vocazione alla maternità, ma resta un dubbio: vocazione come Elisabetta e come Maria, oppure vocazione all'uso del sesso come in un personaggio di cui vi parlerò oggi. Vocazione e istinto hanno i confini assai confusi per cui debbono essere definiti con la scelta volontaria. Elisabetta nella sua vecchiaia accoglie il bambino come un dono di Dio. L'elemento maschile, il padre é lontano, via gli uomini per il momento. Alla radice dei due personaggi: Giovanni Battista che é al sesto mese e Gesù che é da poco concepito, c'é una volontà divina. Per Elisabetta Dio ha posto fine alla sua vergogna, già l'ideale é la maternità, non l'uso del sesso. Per Maria c'é l'annuncio che la fecondazione sarà opera di Dio, dunque l'aspetto utilitaristico del sesso scompare.
Questa é la premessa di un discorso drammatico a cui voglio che vi prepariate con lo spirito. Prenderò le mosse dalla mitologia, poi vedremo di portare il discorso nella tragedia e parlare della Medea di Euripide. Questo dramma che aveva sconvolto il mondo greco e che poi si era trascinato anche all'interno del mondo cristiano.
     Ecco gli antefatti. Due personaggi si incontrano: uno si chiama Giasone. Giasone é un eroe greco che deve compiere l'ultima impresa per la conquista del vello d’oro. Il vello d’oro é il manto di un ariete d'oro, che ha virtù prodigiose, in ogni modo, conquistato questo vello d'oro, Giasone potrà entrare nel trono regale che lo zio gli aveva promesso. Dunque vediamo un momentino la vocazione dell'uomo: conquista dell'universo.
     L’altro è Medea, ecco la donna che si innamora di lui. Lo incontra presso il tempio di Ecade e si offre per soccorrerlo con i suoi incantesimi, se lui l'avesse sposata. Attenzione: un amore, un'amicizia, non fondata sulla verità, costituiscono una società a delinquere. E allora vedremo come l'uomo devii dalla sua vocazione originaria, e come la donna devii dalla sua. E quando i due, anziché tenersi per mano per attuare un progetto divino, attuano il loro progetto, tutto decade nella tragedia. Giasone si accorda con lei e riesce nell'impresa, ma c'é un'ultima difficoltà, mentre egli porta via il vello d'oro c'é un ultimo inseguimento delle guardie, si direbbe oggi.
    Medea aveva con se un fratellino, poverino, di nome Ansirto e per ritardare l'inseguimento, lo uccide, lo squarta, lo lascia cadere in mare a pezzi tanto che gli inseguitori presi da pietà, si fermano a recuperarlo. Cosi i due amanti, chiamiamoli con il loro nome - perché non oso chiamarli sposi - presero il largo. Giasone più riflessivo é scosso. Ma é soltanto agli inizi delle sue sventure, quando consegna il vello d'oro allo zio Peglia, questi si rifiuta di cedergli il trono. Medea allora persuade le figlie del re a tagliare a pezzi il padre, a metterlo a cuocere dentro a una pentola, facendo loro credere che in questo modo lo avrebbero fatto ringiovanire. Per dimostrare che essa aveva questa capacità fà una prova: prende un vecchio montone, lo mette dentro a una pentola e il montone esce sotto forma di agnellino. In questo modo Peglia viene soppresso.
    Ma ahimè il fatto crea clamore in tutta la Grecia. Medea allora induce Giasone a riparare a Corinto con i due figli, ché con quell'amante aveva avuto. Poi - dice la mitologia - vinto dalla bellezza di una certa Glauce, figlia del re di Corinto, si liberò. Voleva liberarsi di Medea che gli era diventata odiosa per le sue atrocità. Però inizialmente l'aveva accettata, e come amante, e come collaboratrice delle sue imprese, per poter conquistare il vello d'oro. Breve: Giasone sposa Glauce. Questi sono gli antefatti.
    Adesso vi racconterò la trama della tragedia che Euripide ha costruito nell'anno 431 a.C. su questi fatti della mitologia. La grande tragedia aveva un messaggio da dare a tutta la Grecia e probabilmente a tutti gli uomini. Vediamo se noi possiamo entrare come giudici all'interno di questa tragedia. Signore donne ascoltate bene e fate un esame e una meditazione, su ciò che può germogliare dentro al vostro cuore di donne. E voi uomini ascoltate tremando.
    Medea, o dea della passione d'amore, Giasone, un uomo e una donna che attuano con mano sinistra e per vie oblique la loro vocazione specifica. Medea dunque, questa donna bella, avvenente e intelligente, per amore di Giasone, abbandona il padre, la patria, dà a lui la giovinezza, la gioia dei figli, il trionfo delle sue imprese commettendo persino dei delitti. Ma lui Giasone, ingrato l'ha abbandonata ed é passata ad altre nozze con Glauce figlia di Creonte re di Corinto. Anzi pretende di fare accettare le sue nuove nozze, come un tentativo di buona soluzione per lei e per isuoi figli. Questi casi non sono rari, stanno diventando di norma. Ecco perché vi prego di riflettere mentre sto raccontando. I motivi dell’abbandono, grida Medea, o sono falsi o sono spregevoli, ma Medea non spera più nel ravvedimento di Giasone, non le resta che un solo pensiero, la vendetta che ella medita e prepara. Fingerà rassegnazione e confezionerà con le sue arti magiche una veste da offrire a Glauce, la nuova sposina, e a suo padre, che al solo toccarla darà morte. Poi, come sapete, arriverà fino ad uccidere i figli. Giasone allora - così si chiude la tragedia - invoca su di lei la vendetta di Zeus. Il dramma è che, ogni donna si ritrova in Medea, e ogni uomo si ritrova in Giasone. Con chi stiamo?
    Come cristiano mi rifiuto di rispondere a questa domanda. Non si applica a questo caso la morale cristiana, perché viaggia su di un'altra dimensione. Ciò che conta é che anche il pensiero umano, rappresentato in questo caso dalla civiltà greca, ponga la contraddizione. Euripide si rifiuta di risolvere questa contraddizione, perché non sa risolverla alla radice. Occorre quindi rifare il discorso fin dall'inizio. Giasone invoca la vendetta di Zeus, ma il cristiano risponde: ma quando Giasone sposava Medea e quando Medea sposava Giasone, dove era Zeus?
     Qui comincia il discorso cristiano. Comincia alle origini e non in un punto. In quel punto non si può scendere a giudicare, in quel punto é impossibile dare ragione o torto all'una o all'altra parte.
    Zeus dove era? Ammesso che Zeus voglia dire Dio. Dunque é sulla concezione di Dio che noi dobbiamo rivedere tutta la posizione dell'uomo. All'inizio dell’incontro dunque Zeus non c'era perché? Perché c'era soltanto Eros sulla scena e allora, se il piede é sbagliato dall'inizio, bisogna riportare l'attenzione a quelle origini.
    Torniamo al passo evangelico. Nella santità del matrimonio noi troviamo l'ambiente originario del rinnovamento sociale. San Luca porta i riflettori sulla zona tabù. Da dove veniamo? Da dove vengo, mamma? Da dove vengono i bambini? L'educazione sessuale non può prescindere da un discorso trasparente e rigoroso. I bambini nascono in un tronco d'albero, mi dicevano quando io ero bambino altrove i bambini vengono portati dalla cicogna
Ma cristiani, aprite il testo sacro vi aiuterà a compiere l'educazione sessuale. San Luca é preciso ed era un medico e risponde: i bambini nascono dal ventre della mamma. In che modo? Non ci si può fermare: con il concorso del padre. E questo concorso come deve avvenire per renderne accettabile il come? Deve avvenire, ecco la risposta, nella santità del matrimonio e non nei furori dell'eros! É questa lezione che noi abbiamo vergogna di dare ai nostri bambini, esattamente perché noi siamo nella vergogna circa questo punto. Ma essere cristiani vuol dire di raccontare ai bambini come stanno le cose.
   Termino e all'uomo dico: attenzione, perché la vocazione alla conquista dell’universo non avvenga nella strumentalizzazione della donna. Alla donna dico: attenzione, perché la vocazione alla maternità non si trasformi nel cieco esercizio del sesso, dove il ventre, parte della persona, vale più del bambino, cui é affidata la continuità e il rinnovamento di tutta la storia.


Domenica 20 Dicembre,2009 Ore: 19:17
 
 
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