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www.ildialogo.org 1 Novembre 2009,

Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
1 Novembre 2009

Pronunciata il 1 novembre 2000
 
Matteo 5,1-12 - Anno B
 
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
 
 
Oggi celebriamo la festa dei Santi e le problematiche che sono legate a questa festa. La venerazione dei Santi per noi cattolici è un culto di venerazione che si chiama “Dulia”; poi c’è un culto di adorazione che diamo a Dio è si chiama “Latria adorazione”. Esempio: ci si può inginocchiare solo davanti a Dio e davanti a nessun altro. Questo è insegnamento cattolico.
Poi c’è la figura della Madonna, ve lo avranno insegnato, questo culto si chiama “Iperdulia” la parola iper la conoscete, la troviamo ormai molto diffusa anche per problemi commerciali. Iperdulia, cioè a dire: alta venerazione, però è una venerazione non è una latria, ci si inginocchia solo davanti a Dio e non davanti ai Santi e non davanti alla Madonna. Questa lezioncina è data ai cattolici dai nostri fratelli protestanti i quali, per quanto riguarda i Santi non sono del parere di dare loro nemmeno la dulia (venerazione) e per loro (vi confesso che sono molto vicino a loro e vi dirò poi) perché i Santi, al più sono dei nostri fratelli che si sono comportati in modo talmente particolare per cui noi li possiamo prendere ad esempio. Voi vedete che c’è una piccola diversità fra il nostro culto di venerazione o dulia e la concezione che i nostri fratelli protestanti hanno dei Santi.
Io mi trovo più vicino a loro e vi darò una spiegazione. Ci saranno persone fra di voi che avranno letto “ Dei delitti e delle pene” di Beccaria. Ora, addirittura il Papa chiede di abolire la pena di morte, ma quando lo scrisse il povero Beccaria ci furono le condanne. Beccaria in quel libro da un consiglio ai politici che suona così: Signori, fate in modo che le leggi favoriscano meno le classi degli uomini, che gli uomini stessi. Questa espressione è un po’ francesismo e vuol dire che bisogna favorire sempre l’individuo, alle classi.
Beccaria aveva già udito il proclama di Marx, ed è vero che la questione giuridica quando toccava le classi, le pene erano diverse se era colpito un nobile, anziché un povero disgraziato, è questo che voleva dire il nostro Beccaria. Poi c’è l’ultima parte a cui mi riferisco, diceva ai politici: Volete prevenire i delitti? Perché è sempre il nodo dei politici e anche dei magistrati; allora facciamo così: Voi dovete perfezionare l’educazione - più o meno cose che diciamo ancora oggi - quella educazione che viene avvistata da Rousseau, il quale pubblica l’Emilio esattamente 2 anni prima dell’opera di Beccaria che appare nel 1764, mentre l’Emilio era apparso nel 1762. Beccaria fa un sunto di quell’opera e la sunteggia in tre punti, io prendo solo il primo perché entriamo così nel vivo del discorso della santità, dice Beccaria: Fate bene attenzione di presentare ai vostri bambini sempre gli originali e mai le copie. L’esempio lo riporto da Rousseau: chi insegna e vuole far capire a un bambino che cosa è una pianta o un gatto, dice che non dobbiamo presentaglieli pitturati, ma dobbiamo portargli, il gatto in classe, e la pianta, dovete prendere il bambino e portarlo a fargliela vedere nel giardino, e mai presentare loro le copie.
 
Questo deve essere vero, sia nei fenomeni morali, che nei fenomeni fisici. Per i fisici ho già portato gli esempi, per i morali, eccoli. Qui c’è, da parte di Rousseau, un attacco al culto cattolico dei Santi, perché i Santi sono delle copie, l’originale, il modello, è Gesù Cristo. Se andiamo a vedere nel Vangelo Gesù non dice mai ai suoi Apostoli: siate prudenti come il tale o il tal’altro, ma Gesù dice: “Dovete diventare perfetti come il Padre che sta nei cieli”. Questi sono delle copie e quello è l’originale. La perfezione va misurata la e non qui.
Considero veramente Santi coloro che si preoccupano di attuare il Vangelo, come S. Francesco, S. Benedetto e S. Stefano, e non di divulgare il cristianesimo così come è. E questo è il punto debole anche delle santificazioni che abbiamo ascoltato negli ultimi anni.
Ci si giustifica dicendo che si santifica la vita e non i pensieri, ma sono distinzioni un po’ pericolose perché quei pensieri hanno coinvolto tutta la loro esistenza. Vi citerò un caso, siccome ho visto che Tommaso Moro vuole essere dichiarato patrono dei politici, voi sapete che anche S. Francesco lo hanno dichiarato, oltre che patrono d’Italia, anche patrono dei mercanti (cosa che mi fa venire i brividi). Francesco che ha abbandonato il mestiere di suo padre, lo ha rifiutato alla radice, adesso voi volete farlo patrono dei mercanti!
Prendiamo Tommaso Moro - mi commuovo a pensarci - una persona colta come lui, uno dei più grandi cervelli dell’epoca, è trascinato in tribunale e lì si trattava di firmare il decreto di secessione da Roma per dare i poteri al re d’Inghilterra, poteri che tutt’ora la Regina ha. Tommaso Moro, in nome della coscienza, e la coscienza per lui era di rifiutare adducendo il principio: prima bisogna obbedire a Dio e poi agli uomini, non firma, per cui, se c’è da sacrificare la prima parte si sacrifica con la morte. Qui è sublime, tesserino della santità, ma c’è un punto che nel film che riproduce quello che vi sto dicendo non si fa notare. Quando i suoi giudici gli domandano: Tommaso tu eri cancelliere quando hai firmato l’abbruciamento degli eretici? Doveva rispondere: Signori, mi sono sbagliato chiedo perdono, invece dice: “Si è vero l’ho fatto, però ho fatto tutto quello che faceva tutta la Chiesa”. Pensava che quel gesto morale fosse un dogma da mettere a paragone con la Trinità, quando invece è uno degli svarioni di cui anche il Papa ha chiesto perdono. Ecco dove è nato in me una specie di reticenza nei confronti delle santità. Resto fedele quindi a quei pochi Santi che sono in linea perfetta con l’insegnamento evangelico.
Devo affrontare anche il tema delle Beatitudini e vorrei chiarire il significato della prima: “Beati i poveri in spirito” dove si è creato una letteratura devastante, fino al punto di fare accettare ad alcuni cattolici la lotta di classe, e anche don Dilani è stato poi criticato per avere accettato la lotta di classe. I punti sono, questa beatitudine, e un altro passo del Magnificat .
Chi sono i poveri in spirito? La parola poveri va tolta, è una traduzione tutta sbagliata, perché se voi dite: beati i poveri, cioè i poveri storici, voi avete creato un classismo pauroso, ed è quanto Gesù è venuto a togliere. L’unico che si mantiene fermo su questa interpretazione è il mio maestro don Primo Mazzolari il quale, su questo punto non ha mai ceduto alle sirene dei vari classismi. Beati i poveri in spirito, vado a rivedere il testo greco e trovo: ptokoi da cui deriva - pitocco - cioè “mendicante”. Allora va tradotto così: Beati i mendicanti dei valori spirituali. La parola povero sparisce e non ha più nessun riferimento evangelico.
Credo che questa traduzione: “Beati i ricercatori dei valori spirituali perché di essi è il regno dei cieli” vada premessa a tutte le altre: Beati gli afflitti ricercatori dei valori dello spirito perché saranno consolati, e così per tutte le altre.
 


Sabato 31 Ottobre,2009 Ore: 17:19
 
 
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