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Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
12 luglio 2009

Pronunciata il 16 luglio 2000
 
Marco ( 6, 7-13 ) Anno B
 
Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: “Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro”. E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
 
 
Voi direte cosa ci sia da dire dopo la lettura di questo Vangelo. C’è purtroppo molto da dire perché qui, se voi notate, siamo all’origine della divulgazione del messaggio cristiano. Se questo è il paradigma, cosa è accaduto lungo i secoli? Come si è divulgato invece il messaggio cristiano?
La mia tesi è che purtroppo ormai siamo in una specie di palude, dove cioè il cristianesimo si è trasformato in una religione come tutte le altre religioni, quindi con tutti quei difetti che sono costitutivi della religione stessa. E la cosa più grave è che il messaggio cristiano non è più la salvezza degli uomini, e non lo è di fatto, e purtroppo non lo è di principio. Perché quello che dovevamo predicare è diventato ormai una formula e ci troviamo nella situazione che tutti deprechiamo, ma che nessuno di noi riesce a tirarsi fuori. Quando le cose vanno male, sapete come si fa, si cerca un colpevole: fino a 15 anni fa la colpa era del comunismo, adesso che il comunismo non c’è più si dice che la colpa è dell’ateismo e di tutte quelle forme parallele che mostrano una forma di ateismo.
Le cose vanno male perché noi siamo malati, Gesù non va in giro a dare colpe, ne manda i suoi discepoli a dare delle colpe, li manda a guarire questi poveri disgraziati che erano posseduti dai demoni, aggravati da malattie dovute alla caduta del peccato originale su cui noi portiamo il nostro peso successivo.
Ecco allora, li manda a cacciare i demoni, a ungere di olio gli infermi e a guarirli. Per coloro che fossero interessati a questi problemi voglio farvi notare come i testi evangelici sono delle testimonianze, non sono dei testi storici. Ecco un piccolo esempio: S. Marco, che è un evangelista discepolo di Pietro, ma che probabilmente non ha seguito Gesù, fa dire a Gesù che l’apostolo deve andare con il solo bastone, non prendere nulla per il viaggio, né pane né bisaccia ecc. S. Matteo, che si riferisce al medesimo episodio dice invece: che il discepolo non deve portare il bastone. Allora, quale sarà il vero pensiero di Gesù?
Cercherò di darvi una soluzione, ma non definitiva, nel senso che resta sospeso il fatto di sapere di preciso che cosa Gesù ha detto. Si desume il pensiero generale, si vuol dire che il discepolo di Gesù, l’apostolo, non va in giro come vanno in giro i propagandisti delle altre religioni. Come mai un evangelista dice che possono prendere il bastone e l’altro invece no? Allora, o uno dei due mente, o non si sa di preciso che cosa abbia detto veramente Gesù. La spiegazione che prescinde dal sapere con esattezza quale è l’indicazione, ma che ci fa capire il pensiero generale di Gesù, lascia sospeso il discorso. E questo è un caso piccolo, ma ce ne sono altri e più grossi coi i quali non voglio turbarvi ora la coscienza. Badate che chi vi parla crede che Gesù sia Dio, però l’accesso al Vangelo va fatto con precauzione, cioè a dire, che i Vangeli sono delle testimonianze, non sono dei testi storici.
S. Matteo dice che il discepolo va senza bastone, perché scrive il suo Vangelo per gli orientali. Ora, nella mentalità orientale, e si vede anche da tutta la raffigurazione artistica, il bastone è sempre in mano al padrone. Chi ha il bastone in mano è colui che comanda, e Gesù non vuole assolutamente questo, quindi il Vangelo è rivolto agli orientali ed è l’interpretazione di Matteo che dice che chi va in giro con il bastone ha l’aria di essere il padrone imponendo le leggi ora qua, ora là, e a tutti, come se fosse lui il capo sovrano, accuse che poi sono state fatte storicamente alla Chiesa. Questo è il motivo per cui Matteo dice: niente bastone.
Invece Marco scrive il suo Vangelo in un ambiente greco-romano, in Grecia e a Roma. Coloro che andavano col bastone erano i mendicanti; cioè coloro che appartenevano alla condizione più bassa. Il discepolo deve avere l’apparenza di un mendicante senza essere un mendicante, ed ecco la proibizione della bisaccia. Tutte queste proibizioni sono in funzione di quell’ambiente dove, il bastone o la bisaccia o il danaro, erano simbolo di qualcosa che il discepolo di Cristo era venuto a rivoluzionare e non poteva diventare il simbolo della novità evangelica. Vi ho dato una spiegazione che ritengo l’unica plausibile, resta fermo però il principio di non sapere di preciso quali sono le vere parole di Gesù. Ma il pensiero è certamente questo, e si desume da tutto il resto. 
Vi racconto un episodio accaduto all’epoca di S. Francesco e S. Domenico. Voglio citare S. Domenico perché non lo ritengo, dal punto di vista della tecnica della novità evangelica, all’altezza di S. Francesco, poiché, S. Domenico si mette al servizio dell’istituzione, mentre S. Francesco si mette al servizio del Vangelo.S. Francesco si è convertito ascoltando questo passo evangelico nella forma di Matteo.
Siamo attorno agli anni 1220 e S. Domenico stava predicando in una zona dove c’erano molti eretici, nella zona della Francia meridionale verso Tolosa. Come ora, le autorità ecclesiastiche promuovevano delle dispute, e decidevano la loro sorte. Anche il Vescovo della zona prende parte con i suoi cavalli, le carrozze, tutto il seguito e i simboli dell’episcopato. S. Domenico si rivolge al suo Vescovo e dice: Eccellenza, ho l’impressione che se vogliamo convertire gli eretici dobbiamo tenere un’altra strada, bisogna che noi andiamo a questo convegno scalzi, vestiti poveramente, senza le insegne del potere. Mentre si addentrano nella zona si presenta loro un eretico il quale, sotto false spoglie, si offre a indicargli la strada per portarli al convegno, S. Domenico accetta e questo eretico insegna loro una strada sbagliata. Il Vescovo, tutta la corte, S. Domenico e i suoi frati, scalzi, entrano in un bosco ma tra le spine delle castagne, dei pruni cominciano a sentire sgomento e il Vescovo comincia a lamentarsi. Allora S. Domenico gli dice che era l’unica strada per potere dialogare con gli eretici: noi abbiamo molte colpe e quindi dobbiamo scontarle con questa penitenza e dobbiamo essere umili e pronti a tutte le sofferenze.
Dice il cronista che quell’eretico, che li aveva deviati, a un certo punto si butta in ginocchio confessando e convertendosi. S. Domenico confermerà al Vescovo che quella era la strada per convertire gli eretici, e non quella di fare convegni e di imporre la propria autorità.
Ora dovrei fare l’applicazione all’epoca nostra per dimostrare come, di fronte a tutti gli errori, predichiamo la conversione. Ma prima di tutto dobbiamo convertirci e dare un esempio chiaro di come dovrebbe essere l’interpretazione del messaggio di Gesù Cristo. Dobbiamo cercare di capire che cosa veramente il cristiano deve fare in quei tre ordini di peccato che si espandono in tutto il mondo: sesso, danaro, potere: non si scappa. Questo purtroppo è il punto debole del cristianesimo. Siamo caduti al rango di religione e siamo in una specie di melma dove non riusciamo a venirne fuori.


Marted́ 14 Luglio,2009 Ore: 16:13
 
 
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