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www.ildialogo.org L’ACQUA NON SI TOCCA!,di Massimo Zaccaria

L’ACQUA NON SI TOCCA!

di Massimo Zaccaria

L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita. L’acqua è un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: non può essere proprietà di nessuno, bensì condiviso da tutti.
Sulla terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Ogni giorno, circa trentaquattromila persone, in prevalenza donne e bambine, non ha accesso all’acqua potabile.
E’ cronaca drammatica di questi giorni: pressioni ai diversi livelli finalizzati (fino ad arrivare a mettere la fiducia sul decreto legge) ad affermare la privatizzazione della gestione della risorsa idrica continuano e si moltiplicano.
Il problema è capire se il servizio idrico possa essere oggetto della più estrema speculazione finanziaria. La verità è che il governo vuole dare in mano alle società per azioni, nazionali e multinazionali, la gestione e quindi lo sfruttamento economico della risorsa acqua.
Una lunga questione che sistematicamente ritorna prepotentemente sul tavolo della politica dai primi anni novanta in poi, da quando il governo Amato si avventurò sulla strada delle privatizzazioni.
Il governo di Berlusconi forza violentemente la mano apponendo la fiducia e garantendosi la trasformazione del decreto legge. I comuni proprietari in tutto o in parte del capitale delle società di gestione dovranno vendere le loro azioni in borsa sacrificando gran parte dell’investimento.
I soldi ricavati finiranno di nuovo in speculazioni finanziarie. Questo è l’intento della spregiudicata finanza internazionale: mettere le mani sull’acqua e nello stesso tempo sui comuni e sulla loro libertà.
La prima tappa è stata l’approvazione dell’articolo 23 bis del decreto Tremonti, lo scorso anno; poi nei giorni scorsi l’articolo 15 del disegno di legge 135 ha completato l’opera, e nell’ultimissime ore con l’approvazione definitiva, passata con il voto di fiducia. La norma in sostanza affida la gestione dei “servizi pubblici locali di rilevanza economica” al mercato, pur mantenendo la proprietà pubblica delle reti. Uno schema già tristemente sperimentato in altri settori e servizi: si privatizzano i ricavi della vendita delle acque e si pubblicizzano i costi, le gestione delle reti, la manutenzione, gli ammodernamenti… Infatti non ci sembra che con la privatizzazione il servizio offerte dalle ferrovie sia migliorato (i costi si, quelli in modo esponenziale); nelle telecomunicazioni la situazione non si presenta tanto diversa; nella telefonia assistiamo al balletto delle promozioni e tariffe che virtualmente si fanno concorrenza, ecc…
Il problema nasce dal fatto che per il governo l’acqua ha una “rilevanza economica”.
Questa considerazione, che implica di conseguenza l’applicazione delle regole della concorrenza e del libero mercato, è diventata necessariamente la battaglia vitale di numerosi comitati per l’acqua pubblica sorti in tutt’Italia. E’ una resistenza silenziosa attuata i tantissime città, dove alcuni consigli comunali hanno inserito negli statuti la dichiarazione che l’acqua non può avere quella “rilevanza economica”, che vorrebbe il governo. Una risposta che è nata proprio in quelle città dove l’impatto dei gestori pubblico-privati –come Acqualatina o Acea- ha fatto capire cosa significa la gestione speculativa dell’acqua.
Nelle due province dove la privatizzazione arrivò prima, Arezzo e Latina, hanno già sperimentato direttamente l’impatto della gestione privata: tariffa che aumentano anche del 300% e una qualità dell’acqua che diventa insostenibile.
Un movimento che pochi giorni fa è stato abbracciato anche dal presidente Vendola che con una delibera di giunta ha stabilito che l’acquedotto pugliese dovrà la lasciare la forma di società per azioni diventando una azienda di diritto pubblico e dovrà essere preparata una legge regionale dove l’acqua verrà dichiarata un bene comune senza rilevanza economica.
Il comune di Sant’Angelo a Scala sin dalla fine del 2006 si è schierato accanto al comitato provinciale per l’acqua pubblica con vari atti ufficiali. Per iniziativa del gruppo sant’Angelo a Scala Libera è stato approvato con delibera di consiglio n. 59 del 30-11-2006 “l’appello per l’acqua pubblica nel Sannio e nell’Irpinia” e successivamente con delibera di consiglio nr. 6 del 29-1-2007 si è sancito tra le altre enunciazioni che “…il servizio idrico integrato è un servizio pubblico privo di rilevanza economica, sottratto alle leggi del mercato e della concorrenza e finalizzato ad obiettivi di carattere sociale e ambientale; ….il servizio idrico integrato deve essere gestito esclusivamente attraverso enti di diritto pubblico…”. In contemporanea sono state raccolte le firme per la legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica che giace ancora nelle scrivanie del parlamento italiano.
Non è in gioco solo la gestione delle risorse idriche, ma la stessa democrazia locale.
Secondo diversi giuristi, infatti, la decisione della rilevanza economica di servizio locale spetta costituzionalmente solo ed esclusivamente ai consigli comunali.
Lo scorso marzo la stessa Corte dei Conte della regione Lombardia, interpellata da alcuni comuni, ha riaffermato la validità di questo principio, rimandando alle autonomie la scelta sulle modalità di gestione del servizio idrico.
La mobilitazione generale è “necessaria ed urgente”, non più differibile. E’ in gioco il nostro futuro.
Tutti sono chiamati ad attivarsi: è necessaria una risposta determinata della società civile.
Non siamo complici dell’ennesima rapina.  
 
Sant’Angelo a scala, 18 novembre ’09                                   
Massimo Zaccaria
Consigliere comunale Sant’angelo a Scala libera


Mercoledì 18 Novembre,2009 Ore: 19:10
 
 
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O Ruofolo - Periodico della Comunita' di fede di Sant'Angelo a Scala (Av)

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