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www.ildialogo.org Siamo un popolo di superstiziosi!,di Giuseppe P. Fazio

Siamo un popolo di superstiziosi!

di Giuseppe P. Fazio

Il termine superstizione deriva dal latino (superstitio-onis) ed indica una tendenza, derivata dal timore e dall’ignoranza ad attribuire carattere soprannaturale od occulto a particolari avvenimenti. Nella sua accezione più ampia indica tutte le credenze e le pratiche che l’esperienza scientifica dichiara irrazionali e inutili ma che nondimeno continuano a sopravvivere più o meno a lungo, eventualmente confinate negli strati meno colti della popolazione o in zone culturalmente ed economicamente ritardate. In senso più ristretto indica le credenze e le pratiche irrazionali che, in qualche modo, si rivelano dannose per chi le pratica o per le altre persone.

Gran parte delle credenze e pratiche superstiziose attuali riguarda, solitamente, la previsione del futuro, o si rifà alle dottrine magiche, alle credenze, agli effetti negativi o positivi di determinati atti o situazioni in se banali, al malocchio o alle stregonerie. E quindi, largo spazio ad imbroglioni e truffatori d’ogni sorta, che, speculando senza pietà sulla dabbenaggine ereditaria di molti, si arricchiscono sempre di più. Le riviste traboccano di pubblicità, la televisione di trasmissioni con maghi, cartomanti e guaritori che, ogni giorno, portano false speranze nelle case di quanti, non riuscendo ad affrontare la naturale incertezza della vita, si affidano, aggrappandosi con tutta la forza a vane illusioni.

Purtroppo, quello che prima era dominio incontrastato di persone più in la con gli anni, oggi, affascina, per non dire irretisce anche i più giovani che inebetiti da tali convinzioni danno da vivere, loro malgrado, a quanti senza alcuno scrupolo approfittano della loro condizione, speculando ed infierendo sulle miserie umane.

Un popolo di superstiziosi quindi o un esercito di illusi alla ricerca di un modo più semplice di vivere, lontano dalle responsabilità del quotidiano dove l’affidarsi all’oroscopo diventa un mezzo per sgravarsi dall’incombenza del decidere?



21 luglio 2009
 
 
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